La Stampa, 11 novembre 2014
Moody’s promuove l’azione del governo Renzi, ma taglia le stime sulla ripresa dell’Italia: nel 2015, sostiene l’agenzia di rating, il Pil si attesterà tra -0,5% e +0,5%
Le riforme del governo avranno un impatto positivo: per vedere gli effetti, però, bisognerà aspettare. Moody’s promuove l’azione dell’esecutivo, ma taglia le stime sulla ripresa dell’Italia: nel 2015, sostiene l’agenzia di rating, il Pil si attesterà all’interno di una forchetta tra -0,5% e +0,5%. Margini parecchio ampi, ma comunque allarmanti: il Paese potrebbe trovarsi di fronte a un altro anno di crescita zero. La situazione dovrebbe migliorare, seppur di poco, nel 2016, con un Pil previsto all’interno di un intervallo tra lo 0 e l’1,5%. Ma non è solo Roma a frenare. «Nel corso del 2014 l’Eurozona ha conosciuto una drastica battuta d’arresto, e non ci aspettiamo un rimbalzo significativo», spiegano gli analisti. Traduzione: il Pil dovrebbe crescere dello 0,9% nel 2015 e dell’1,3% l’anno successivo.
Disoccupazione al top
Di sicuro l’Italia resta osservata speciale: i consumi rimarranno bassi, e i progressi del mercato del lavoro sono parecchio lenti.
Nessuna scossa in vista anche per l’industria: a settembre, certifica l’Istat, la produzione è scesa del 2,9% rispetto ad un anno fa, facendo segnare un passo indietro (-09%) nei confronti di agosto. Si tratta del minimo storico dal 1990, l’anno in cui sono iniziate le rilevazioni e, secondo gli analisti, lascia prevedere una nuova flessione del Pil nel terzo trimestre.
I dubbi degli analisti
Si balla sui decimali, ma tutti, nei centri studi delle banche, sono d’accordo: l’indicatore resterà sotto zero, anzi, potrebbe contrarsi fino a tre, quattro decimi. «In prospettiva – ragiona Paolo Mameli, economista di Intesa SanPaolo – si fatica a individuare un motore di ripresa. La domanda domestica resta fiacca e i segnali di tenuta dei settori più legati all’export appaiono più tenui di quanto non fosse qualche mese fa». Qualche sollievo potrebbe venire dal cambio debole e dagli sgravi fiscali inseriti nella Legge di Stabilita. Secondo il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, «il calo della produzione industriale dimostra che c’è un disperato bisogno di una cura choc per l’economia italiana».
L’ottimismo di Squinzi
Più ottimista il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che prospetta un ottobre positivo per l’industria: «Non si possono esprimere dei giudizi e individuare dei trend se non su una serie di mesi», dice. «L’instabilità che ha caratterizzato la politica italiana dell’ultimo decennio non ha sicuramente favorito un piano di rilancio – spiega -. Ora siamo in una fase nuova che dovrebbe rispondere meglio alle necessità, sempre più impellenti, del Paese».
Giù i prestiti
Qualche timidissimo spiraglio arriva dalla Banca d’Italia, anche se – nel mese delle aste della Bce – gli osservatori si aspettavano di più. A settembre, è la fotografia di Palazzo Koch, i prestiti sono diminuiti del 2,3% sullo stesso mese del 2013, leggermente meno rispetto al -2,5% di agosto. Il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze, senza correzione per le cartolarizzazioni ma tenendo conto delle discontinuità statistiche, è risultato pari al 19,7%, in lieve rallentamento rispetto al 20% segnato ad agosto. Gli italiani, nonostante tutto, si dimostrano capaci di risparmiare: il tasso di crescita dei depositi del settore privato è stato pari al 3,6%.