Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2014
Altro gas tra Cina e Russia. Accordi che portano l’interscambio commerciale a 88,8 miliardi con un probabile superamento nel 2015 dei 100 miliardi e dei 200 entro il 2020. Putin: «L’alleanza del futuro sta nel settlement yuan-rublo per affrancarsi dalla schiavitù del dollaro»
Russia e Cina unite dal gas e dalle valute. Perché Xi Jinping, «l’amico cinese», come ama chiamarlo Vladimir Putin, è stato chiaro con «l’alleato russo»: qualsiasi cosa debba succedere, «Russia e Cina devono resistere alle pressioni di Washington e rimanere unite, nell’interesse del mondo intero».
Del resto nel libro che raccoglie gli scritti di Xi Jinping “The Governance of China” diffuso in questi giorni in tutte le lingue all’Apec China 2014, le foto che ritraggono Xi e Putin abbondano.
L’incontro di domenica scorsa tra i due leader è stato molto proficuo: la Cina, dopo la pipeline del gas siberiano a Est ne incassa un’altra, a Ovest, che passerà dalla Siberia al tormentato e sterminato Xinjiang.
In sintesi la Cina si prepara ad ottenere, una volta a regime, più gas russo di quanto non ne arrivi in tutta l’Europa. Lo ha detto a chiare lettere Alexey Miller, il gran capo di Gazprom, artefice e regista di questa ulteriore mossa sino-russa.
A maggio scorso in occasione della riunione a Shanghai dei Paesi aderenti alla Cica, l’alleanza sulla sicurezza dei Paesi Euroasiatici, Gazprom e China National Petroleum Corporation hanno siglato un contratto per l’acquisto di gas naturale sulla direttrice a Est della durata trentennale per 38 milioni di metri cubi all’anno, costo del contratto 400 miliardi di dollari (di cui, pare, la Cina non avrebbe ancora versato l’anticipo, ma il contratto andrà onorato quanto prima, ovviamente).
Il 1° settembre è stata messa la prima pietra della pipeline destinata a fornire la Cina e passi in avanti sono stati fatti anche nel progetto Yamal LNG di cui China national petroleum Corporation ha acquistato il 20%, la prima fase partirà nel 2017.
Nel weekend Putin e Xi hanno firmato un memorandum tra Gazprom e China National Offshore Oil Corporation per fornire il gas lungo una nuova rotta, quella dell’Ovest, destinata a partire entro il 2019.
Si tratta di uno dei 17 accordi siglati, ma di certo è il più pesante, in termini generali si tratta di altri 30 miliardi di metri cubi per altri trent’anni. Una mossa tale da influenzare pesantemente il futuro andamento dei prezzi del gas.
Sempre ieri, a proposito di alleanze, intervenendo al Ceo Summit dell’Apec China 2014, rispondendo alle domande del pubblico Vladimir Putin si è spinto oltre, fino a dichiarare che «l’alleanza del futuro» sta nel settlement yuan-rublo. Oltre che all’energia, dove già il meccanismo sta funzionando, secondo i russi lo schema potrebbe essere esteso anche ad altri ambiti, perfino più sensibili come la vendita di armi. Lo stesso commercio del gas potrebbe affrancarsi dalla schiavitù del dollaro, «non ci vedo nulla di male» ha detto Putin. Aggiungendo: «Avrete visto in questi giorni i giornali, il rublo attraversa un momento difficile, la nostra banca centrale è intervenuta, non abbiamo intenzione di bloccare i flussi di valuta dall’estero, i nostri fondamentali sono buoni, le riserve sono a posto, per questo credo che i tempi siano quelli giusti per un cambio rublo-yuan, più settlement ci sono al mondo meglio è per tutti».
L’interscambio commerciale sottostante tra Cina e Russia, ha ricordato Putin, «è pari a 88,8 miliardi di dollari (+1,6%) e continuerà a crescere del 7% nei primi nove mesi, le dinamiche attuali ci portano a immaginare un superamento nel 2015 dei 100 miliardi e dei 200 entro il 2020».
Non è un mistero che il currency swap appena firmato tra Cina e Canada da 200 miliardi dollari, e per il quale a breve si dovrà individuare la clearing bank, il primo di questo tipo realizzato in Nord America, potrebbe essere ben presto replicato nella ben più vicina Russia.