La Stampa, 11 novembre 2014
In campo 132 stranieri sul 220 calciatori. Un en plein d’oltreconfine che preoccupa il Ct della Nazionale. Conte: «Ho parlato nei giorni scorsi con Lippi e mi ha fatto presente che, quando lui era selezionatore azzurro, in A c’era il 64% di italiani. Oggi quella percentuale si è dimezzata»
«Sono dati preoccupanti», sostiene Antonio Conte parlando dei troppi stranieri in campo in serie A. Non è più una novità, in effetti, ma i numeri continuano a crescere. «Ho parlato nei giorni scorsi con Lippi – rivela il ct azzurro – e mi ha fatto presente che, quando lui era selezionatore azzurro, in A c’era il 64% di italiani. Oggi quella percentuale si è dimezzata». Non è proprio così, ma quasi. Perché l’ultima giornata di campionato ha battuto un altro record di esterofilia: 132 titolari stranieri su 220 (superati i 126 di un mese e mezzo fa), ovvero il 60%. Quasi il doppio rispetto al 31,3% che si registrò esattamente 10 anni fa, nell’11° turno del 2004/2005, primo torneo dell’era di Lippi ct, coronato nel 2006 dal trionfo di Berlino.
Tra sabato e domenica, ben 14 squadre su 20 hanno schierato formazioni con italiani in minoranza dal 1’: dagli 11 stranieri dell’Udinese ai 6 di Genoa, Juventus, Sampdoria e Torino. Con i debutti stagionali di Mexes, Mariga, Laxalt e Strootman il totale è salito a 262 su 463 giocatori. Siamo al 56,58%, altro primato. «È il caso di riflettere sulle difficoltà che stiamo avendo nelle coppe e su quelle del lavoro del ct – osserva Conte -. Bisogna trovare un modo per aumentare il numero di italiani in campo: sarebbe importante anche per me...».
E invece, il nostro è sempre più un campionato straniero. Con squadre che hanno ormai perso la loro identità nazionale. Per un bel po’, era stata soltanto l’Inter a «osare» un en plein d’oltreconfine: ben 63 volte, tra il 2005/2006 al 2011/2012. Poi, negli ultimi due campionati, a esagerare si sono messe anche Fiorentina, Napoli e Udinese; quasi imitate da Catania, Lazio, Roma e Verona, arrivate a 10 titolari forestieri su 11.
Purtroppo per Conte, che per tre anni ha vinto lo scudetto allenando una Juve ancora a forte connotazione italiana, sono proprio le big a peggiorare la situazione. Tra milanesi, romane, Juve e Napoli, i titolari stranieri dell’ultimo turno sono stati 48 su 66 per un micidiale 72,72%. Più o meno la stessa percentuale (72,4%) fotografa i gol venuti dall’estero e finiti sui dieci tabellini dello scorso weekend: 21 su 29. E, completando il discorso sui cannonieri, tra i primi sette della serie A di nostrano resiste soltanto l’eterno Totò Di Natale che, avendo da poco compiuto 37 anni, è però comprensibilmente finito fuori dal giro azzurro.
Tempi sempre più duri, dunque, per chi fa il ct. Di Biagio, per la sua Under 21, sta anche peggio di Conte. Con una media di 4 titolari italiani su 10, con partite come Inter-Napoli dello scorso 19 ottobre in cui Ranocchia da una parte e Insigne dall’altra erano gli unici rappresentanti del Paese 4 volte campione del mondo, casa di quel che fino a non molti anni fa era il campionato più bello. Ha smesso di esserlo anche perché fa fatica a riconoscersi, a trovare un nuovo modello di sviluppo. Come, al tempo della crisi, potrebbe ad esempio essere credere di più nel «made in Italy».