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 2014  novembre 11 Martedì calendario

Con le auto o con il coltello. Il caso del diciottenne israeliano che infila la lama per ben 20 volte nel corpo di un soldato a Tel Aviv e quello dell’estremista trentenne che infilza una passante di 26 anni dopo averla investita con la macchina. Tutto sotto la benedizione di Hamas, Jihad e Fatah. E poi la Car Intifada che spinge i palestinesi a travolgere gli ebrei

Due palestinesi scelgono i coltelli da cucina per portare il terrore fra gli israeliani. Nur a-Din Hashiya ha 18 anni, viene dal campo profughi di Askar vicino Nablus, e alle 12 di ieri passeggia alla stazione Haganà del treno di Tel Aviv. Si avvicina a un soldato, di 20 anni, estrae un coltello rudimentale e lo colpisce per venti volte. Quando il militare si accascia in una pozza di sangue, gli prende il fucile e fugge. Un passante di 50 anni tenta di fermarlo ma viene anch’esso ferito. Nur a-Din Hashiya si rifugia in un vicino edificio e nello scontro che segue con la polizia viene ucciso. Il controspionaggio Shin Bet non fa fatica a ricostruirne il profilo: il killer ha postato foto in cui innalza la bandiera di Hamas e il cartello «amiamo la morte più di quanto i nostri nemici amano la vita». Il soldato, ricoverato d’urgenza, muore a causa dei gravi danni subiti. 
Passano poche ore e arriva il secondo attacco. Questa volta alla fermata del bus di Alon Shvut a Gush Etzion, oltre la linea verde a Sud di Gerusalemme, ovvero a pochi metri dove il 12 giugno scorso due palestinesi di Hamas rapirono i tre ragazzi ebrei poi uccisi. In questo caso il killer è Maher Hamdi A-Shalmon, 30 anni, viene da Hebron, appartiene alla Jihad islamica e ha alle spalle cinque anni di detenzione per terrorismo: alla guida di un’auto, travolge una donna di 26 anni, scende, torna indietro con il coltello e infierisce più volte sul corpo caduto. Poi aggredisce un altro passante ma un agente lo ferisce, viene arrestato e ora è ricoverato sotto sorveglianza della polizia, intenzionata a sapere se vi sono complici o mandanti. 
Le tv israeliane parlano di «Ondata di terrore» spiegando che «sebbene non sia ancora un’Intifada gli attacchi si succedono rapidamente» con «il consenso non solo di Hamas e Jihad ma anche di Fatah». Nelle ultime settimane ne sono avvenuti cinque: tre con auto e ora due con coltelli. A compierli sono dei singoli, più o meno legati a altri armati, e per le forze di sicurezza è una sfida temibile perché agiscono da «lupi solitari» sfuggendo alla prevenzione. A rendere incandescente la situazione è la sovrapposizione con due rivolte: nei quartieri arabi di Gerusalemme, da Wadi Joz a Silwan, dove i «shaabab» lanciano pietre contro i «sacrilegi sulla Spianata delle Moschee», e a Kfar Kanna, il villaggio arabo della Galilea dove migliaia manifestano contro l’uccisione di un 20enne da parte della polizia. 
Hamas plaude da Gaza agli autori dei «gesti eroici» e lo scontento contagia la Galilea araba, arrivando al Monte Carmelo dove compaiono le scritte «Daesh Falistin» ovvero «Isis Palestina». Il premier Benjamin Netanyahu ammonisce gli arabi-israeliani: «Chi nuoce a Israele può trasferirsi a Gaza o nei Territori palestinesi». E per la sicurezza vara un piano di emergenza. La rabbia è palpabile a Tel Aviv dove la gente grida «Morte agli arabi», mentre alla Knesset il premier deve vedersela con l’ala destra della coalizione, guidata da Naftali Bennet, che lo accusa di inerzia: «Non sai proteggere i cittadini».

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«Investi un bimbo di 2 mesi, investi i coloni, trasforma la strada in una trappola, per Al Aqsa, investili, investili»: sono le strofe di «Car Intifada» la canzone che il tandem pop palestinese Anas Garadat e Abu Khayad ha postato su Facebook riscuotendo un successo che riassume e descrive le caratteristiche dei recenti attacchi anti-israeliani compiuti con trattori, auto e pulmini a Gerusalemme. Se la loro pagina Facebook «MoslimMan.Rok» da venerdì a oggi ha registrato oltre 350.000 visualizzazioni, oltre 25.000 «mi piace» ed è stata condivisa almeno 17.000 volte è perché quando recita «Benedetto Akari Ibrahim» - l’autore dell’attacco con il pulmino di mercoledì scorso che ha fatto un morto e 14 feriti - e ripete «Facciamolo per Al-Aqsa» declina la rivolta anti-israeliana in un gesto personale, facendone un vettore della cultura popolare palestinese. 

Se la prima e seconda Intifada furono eventi collettivi, guidati da partiti politici e comitati popolari, la «Car Intifada» si materializza in gesti di singoli che i social network esaltano e rilanciano grazie alla proliferazione di vignette che arrivano su media e siti arabi e palestinesi. È il caso del disegno in cui si vede la scritta araba «Dais» (investire) attraversare una strada di Gerusalemme ad alta velocità evocando la similitudine con la parola «Daish», acronimo arabo di Isis. Il gioco di parole si ritrova in una vignetta che mostra un contachilometri che segna 240 km/h con al centro la scritta «Daes 2014» ovvero «Investi 2014». Vi sono poi le immagini di pulmini simili a quello guidato da Akari equiparati ai missili M-75, che Hamas lanciava contro Israele nel conflitto estivo di Gaza, oppure le vignette con disegni neri su sfondo giallo - come la bandiera di Hezbollah - in cui si vedono auto in corsa colpire dei pedoni, accompagnati dalla didascalia «puoi colpire l’obiettivo con la tua macchina». 
Ovvero, per eliminare il nemico non serve il fucile, basta un banale gesto quotidiano. È questo il senso anche della vignetta, pubblicata dal palestinese «Al-Hayat Al-Jadida», che mostra un uomo con il volto coperto lanciare sassi con la fionda stando aggrappato alla Moschea della Roccia di Gerusalemme. La sezione di Silwan del partito Al Fatah - il cui leader nazionale è Abu Mazen - loda l’«attacco automobilistico» di Abd Al-Rahman Al-Shaloudi, nel quale sono morte una bambina di 3 mesi e una donna di 22 anni. Se anche Sultan Abu Al-Einein, consigliere di Abu Mazen, plaude alle scelta di «investire i coloni nella Gerusalemme occupata», equiparando Al-Shaloudi agli altri «eroi di Gerusalemme» Mutaz Hijazi e Ibrahim Akari, l’immagine più efficace che riassume la «Car Intifada» è un «cartoon» di Hamas nel quale si vedono, fianco a fianco, il pedale dell’acceleratore di una vettura e il caricatore di un kalashnikov pieno di pallottole. Come riassume Fathi Hammad, esponente di Hamas, «schiaccia l’acceleratore e attacca».