la Repubblica, 11 novembre 2014
Le lauree più pazze d’Italia: così le nostre università cercano di attrarre studenti. Yoga, droni e videogiochi, oltre ai corsi tradizionali gli atenei puntano su nuovi percorsi di formazione. Tra marketing e professioni del futuro
I titoli strani nelle facoltà dell’università italiana ci sono ancora. E fantasiosi, non ortodossi, appaiono subito gli argomenti sviluppati sotto i titoli appena si entra dentro il nuovo corso di laurea: “Scienze e tecnologie del fitness” all’Università di Camerino, “Sviluppo rurale tropicale” a Firenze, “Discipline dello spettacolo dal vivo” alla più antica università del mondo, l’Alma Mater di Bologna: “Forma operatori di alto livello sul fronte della creazione, gestione, critica e formazione teatrale”.
Se ci si allunga in avanti, verso l’alta specializzazione, si avvistano master di “Yoga dell’antica tradizione asiatica” alla Ca’ Foscari di Venezia, «sempre attenta ad anticipare e interpretare tendenze come queste», e borse di studio sui “Droni” a Ingegneria di Roma-Tre. Se ci si allarga agli atenei privati, bisognosi di spingere sull’acceleratore del marketing, si scopre che la Link Campus University presieduta dall’ex ministro dc Vincenzo Scotti e allocata sulla Nomentana a Roma si è inventata un corso di laurea triennale in videogiochi in collaborazione con la Vigamus Academy: lezioni frontali da parte di insegnanti come il giapponese Suda51, un mito nella creazione di intrattenimenti elettronici. L’ateneo, che regalerà il nuovo “videogioco degli antichi romani” alla prossima Fiera di Roma, non arrossisce nel chiedere a tutti i “videogame addicted” «di trasformare la propria passione in lavoro in un mercato da 73 miliardi di dollari». Il numero chiuso dell’anno accademico in corso, 35 posti, è andato esaurito in un mese: chi è entrato andrà a studiare per otto giorni sul Mar Mediterraneo, crociera full immersion dall’ 1 al 9 marzo.
Nelle università pubbliche italiane i corsi eccentrici sono stati spianati prima dall’intervento di Letizia Moratti e poi dai tagli lineari della Gelmini: nelle lunghe stagioni della spending review sono saltate le varie modulazioni delle “Scienze per la pace”, le “Scienze del fiore e del verde” (Pavia), la “Cosmetologia” (L’Aquila), le “Scienze della mediazione linguistica per traduttori e dialoghisti cinetelevisivi” (Torino). Retaggi del passato tra i 4.311 corsi di laurea odierni (nel 2006 erano solo 3.036) si trovano ancora all’Università di Bari dove triennalini prendono crediti su “L’igiene e il benessere del cane e del gatto”: il corso è stato soppresso per mancanza di docenti ma gli esami si danno ancora.
Molte delle università più strutturate per catturare matricole stressate dalla crisi puntano, piuttosto che sull’abbaglio della materia trendy, sulla ricerca di prospettive future, lavori oggi non avvistati. L’Università di Pisa (Lettere) offre un corso di laurea magistrale in Informatica umanistica, apparente contraddizione in termini. «È il tentativo di risolvere il conflitto del sapere contemporaneo per eccellenza», spiegano i coordinatori. Sotto l’algoritmo ci deve essere sempre un pensiero. Alla Statale di Milano viene presentato il corso di laurea in Informatica musicale, 150 posti, 180 crediti. Si può diventare maghi delle suonerie dei cellulari. All’estero non si ascoltano critiche ai corsi di laurea su David Beckham (Università di Stafforshire), Teoria e tecnica dello sciroppo d’acero (Alfred University), Antropologia della magia (Moorpark College). Da noi l’Università di Milano-Bicocca nella sede di Monza presenta la lezione “Cucina e Alimentazione pop” con lo chef Davide Oldani, master di secondo livello. Alla Cattolica il master si fa in “Scrittura e produzione per il cinema e le fiction”. Al Politecnico di Milano “Progettazione del giardino e del paesaggio” dà lavoro in sei mesi. Lo Iulm, sempre a Milano, ha battezzato un master in Food design per futuri progettisti di polpettoni e bignè.