Corriere economia, 10 novembre 2014
Ilva. Benjamin Steinbruch, il socio segreto di Arvedi. Da playboy a re dell’acciaio
Giovanni Arvedi è un imprenditore sbrigativo, di poche parole, arroccato nella sua Cremona e totalmente assorbito dalla passione per l’acciaio. Nei mesi scorsi lasciava intendere di avere in tasca una possibilità per l’Ilva di Taranto: l’alleanza con un gruppo estero interessato all’entrata sul mercato europeo. Ma non aggiungeva altro. E, ancora oggi, preferisce tenere coperte le carte migliori da giocare.
Contatto
A partire dal nome dell’imprenditore pronto ad accettare la sfida e a contrastare le mosse di ArcelorMittal, che ha scelto come alleato italiano il gruppo Marcegaglia. L’alleato di Arvedi è uno degli uomini più ricchi del Brasile: Benjamin Steinbruch, presidente e proprietario della Companhia siderurgica national (Csn), colosso dell’acciaio, diversificato nel cemento, nell’energia e nella logistica.
Dicono di lui che ama le missioni impossibili e che punta all’obiettivo con determinazione assoluta, stemperando tenacia e una buona dose di aggressività nelle capacità di persuasore e artefice delle alleanze giuste nel momento giusto. Un paio di anni fa Steinbruch, 61 anni, quartier generale a San Paolo, ha dichiarato che per la Csn era arrivato il momento di spingere l’acceleratore sulla crescita internazionale. Senza riuscire però, a passare dalle parole ai fatti nonostante diversi tentativi, soprattutto negli Stati Uniti.
Con Arvedi il punto di contatto è la partecipazione del 20% nella Metalfer do Brasil, avviata nel luglio 2012 per la produzione di tubi saldati, soprattutto per l’industria dell’auto. La sfida per l’Ilva di Taranto è di quelle che piacciono a Steinbruch. Il padre, Mendel, ha rafforzato l’azienda tessile di famiglia, la Vicunha téxtil, tra i maggiori produttori al mondo di tessuti denim e gabardine.
La storia
La vita del figlio Benjamine, invece, è divisa in due. Fino a 40 anni era ben conosciuto alle cronache rosa come playboy e per la Ferrari. Poi sono arrivati l’addio alla bella vita e la dedizione al business, alla moglie e ai numerosi eredi. Attività d’impresa che sono andate ben oltre alla Vicunha, di cui ha continuato ad occuparsi il fratello Ricardo.
L’occasione è stata, nel 1993, la privatizzazione dell’acciaio e la nascita della Csn, cresciuta fino a diventare uno dei principali gruppi industriali del Brasile, con un giro d’affari che nel 2013 ha raggiunto i 7,3 miliardi di dollari, quasi 226 milioni di utili e 19 mila occupati. Benjamin Steinbruch, che ha mantenuto solide radici ebraiche, la guida impegnandosi personalmente nella gestione e marcando stretto la squadra dei collaboratori. Lo caratterizzano l’attenzione spasmodica ai costi e grandi capacità nell’accumulazione di capitali, con una fortuna familiare stimata in almeno 11 miliardi di dollari. Ma anche il tasso elevato di litigiosità a tutto campo, con partner, dipendenti, governi. Senza aree di rispetto anche se, in occasione delle ultime elezioni, in dirittura finale ha appoggiato la rielezione del presidente uscente, Dilma Rousseff, pur avendo avuto in precedenza posizioni equidistanti tra i candidati.
Le liti
Scontri duri, quelli di cui è protagonista Steinbruch, che finiscono spesso n tribunale. L’elenco degli avversari è lungo, compreso Techint, controllata dalla famiglia Rocca, che tramite cinque società aveva comprato azioni di Usiminas, acciaieria rivale della Csn, entrando nella gestione aziendale. La tesi di Steinbruch, portata avanti nonostante il parere contrario della Cvm, la Consob brasiliana, è che avevano l’obbligo di lanciare un’Opa, richiesta dal patron di Csn in quanto azionista importante della stessa Usiminas. Ma l’elenco delle vertenze giudiziarie è lungo e gli è valso la fama di attaccabrighe. Nel mirino sono finiti Bndes (la Banca per lo sviluppo del Brasile, a capitale pubblico), il gruppo Votorantim (conglomerata attiva soprattutto nella siderurgia), Previ (il fondo pensione per i dipendenti del Banco do Brasil), Kawasaki, gli Agnelli (ricca famiglia brasiliana che non ha nulla a che vedere con la dinastia torinese), i tedeschi di ThyssenKrupp, le giapponesi Nippon Steel e Sumitomo, il sindaco di Volta Redonda (dove opera Csn), il governatore di Rio de Janeiro.
La seconda, grande operazione seguita da Steinbruch è stata la privatizzazione delle miniere di Vale do Rio Doce, nel 1997, da cui è uscito riuscendo però a mantenere il diritto di utilizzare la materia prima con cui alimentare i suoi impianti siderurgici. E proprio le miniere rappresentano un asse portante delle attività di Csn, che continua a seguire personalmente, con rare distrazioni e con la passione per i cavalli (e le cavalcate) che ha sostituito quella giovanile per il basket.