il Fatto Quotidiano, 10 novembre 2014
Bordelli all inclusive. A Berlino bastano 99 euro per far l’amore «fin quando ce la fai», guardare lapdance e bere una birretta. E chi non volesse fare sesso può godersi uno spettacolino ad hoc con gli amici. Per salvaguardare un business che vale 14 miliardi di euro, le case chiuse offrono il pacchetto completo
A partire da 99 euro bevi e “scopi” fino a quando ce la fai. È la nuova frontiera dei bordelli tedeschi, che affrontano e superano la crisi che si fa sentire anche in Germania. I clienti sono stranieri, ma soprattutto tedeschi. Una decina di anni fa, un’indagine aveva rivelato che il 30% aveva fatto sesso a pagamento almeno una volta nella vita.
In Germania ci sono anche siti che pretendono di offrire valutazioni sui diversi bordelli ma più che altro sono portali pubblicitari camuffati. Perché di giudizi non se ne leggono. È un business, spiace chiamarlo così, che cambia e che vale attorno ai 14 miliardi di euro.
Che è legato, sempre meno, ai quartieri a luci rosse, il più famoso dei quali è St. Pauli, ad Amburgo. Ma ce n’è uno anche nella capitale finanziaria Francoforte e addirittura una viuzza “dedicata” ad Acquisgrana, quasi uno sfregio alla cittadina dove sorge la cattedrale che per 600 anni ha ospitato l’incoronazione dei regnanti del Sacro Romano Impero.
A Berlino un vero e proprio quartiere a luci rosse non esiste, ma la prostituzione – che in Germania è legale – è un’attività fiorente. Da una parte ci sono bordelli a tariffa flat o all inclusive e dall’altra ci sono molte straniere, soprattutto dall’Europa dell’Est, Romania e Bulgaria in particolare, che assicurano il...corpo d’opera. Il fenomeno è squisitamente femminile: le donne che si vendono rappresentano il 90% del mercato del sesso a pagamento. Poi ci sono i maschi (7%) ed i transessuali (3%). La cifra delle persone coinvolte, da 400 a 700 mila, oscilla a seconda degli anni e di chi fornisce i dati.
Lo Stato incassa, certo. E anche le amministrazioni locali hanno provato ad intascare le loro “provvigioni”. Colonia è stata la prima città ad istituire una tassa sul sesso che nel 2006 aveva reso 1,16 milioni. Il gettito del 2011 era già sceso a 750.000 euro. A Berlino, due famosi bordelli che offrono un servizio “tutto compreso”, sono il Caligula ed il King George, il primo a lanciare questo modello di business. Il primo spiega che non c’è alcun obbligo di fare sesso: nei 99 euro è compresa anche la scelta di limitarsi a seguire la lapdance o uno spettacolo sessuale con gli amici. Il sito di Caligula è preciso: “La tariffa flat garantisce il pieno controllo dei costi, indipendentemente da quanto e quante volte si fa sesso con le prostitute nel bordello, indipendentemente da quanti drinks ci si concede durante le pause”.
Al King George lavorano poco meno di una trentina di ragazze vestite – un eufemismo – con il minimo indispensabile da togliere e mettere ma che lascia intravedere il massimo. Tutte viaggiano con zeppe ai piedi e fumano. Sui pacchetti – racconta Conor Creighton che ha pubblicato un interessante racconto sulla sua nottata da reporter nel bordello – quasi solo scritte in cirillico. L’ambiente è scarsamente illuminato (“un libro non riusciresti a leggerlo”, garantisce Conor), ma i letti ed i bagni pulitissimi. I clienti sono personaggi anonimi che sembrano usciti da un romanzo di Georges Simenon: “I nostri clienti sono taxisti e disoccupati, gente che non arriva a molto più di 1.500 euro al mese”, sintetizza Erben, il gestore, che conosce bene il suo “giro” di gente con ventri abbondanti e pantaloni da lavoro. In Italia, con quella cifra si potrebbe vivere bene. In Germania ci si consola con il bordello “tutto incluso”.