Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 10 Lunedì calendario

Dalla coppia Kahlo-Rivera fino a quella Claude-Abramovic-Ulay, passando per Rodin-Claudel. In “C’eravamo tanto amati” le storie delle unioni più creative del ’900

Lo sapevate che Daphne Maugham quando vide per la prima volta un quadro del futuro marito, Felice Casorati, lo trovò deprimente e lo colorò con le sue manine di giovinetta? E lo sapevate che la deliziosa e anticonformista coppia Gilbert e George si formò quando l’inglesissimo Gilbert, di ottima famiglia, lasciò moglie e figlio per il tedeschissimo e sostanzialmente villico George, con il quale ebbe a lungo solo un amore platonico? Sono alcune delle cose che si apprendono dalle storie raccontate in C’eravamo tanto amati. Le coppie dell’arte nel Novecento, un libro di Elena Del Drago uscito per Electa, che racconta alcuni sodalizi artistici famosi del Novecento. 
FRIDA
Uno dei più noti è quello tra Frida Kahlo e Diego Rivera, una storia che sembra un romanzo: Frida che si permetteva avventure con altri e altre, ma poi faceva il bagnetto al pachidermico Diego in una vasca dove il comunista autore di murales amava giocare con paperelle di plastica; e la comune passione per la rivoluzione, unita però in Frida a una passione da bimba per i travestimenti, i gioielli finti e veri, gli orpelli, gli scialli e qualsiasi chincaglieria si potesse immaginare e che spesso disegnava e fabbricava lei stessa.
Tra artisti le storie felicemente coniugali alla Gilbert e George, in arte scandalosi e nella vita maschietti abitudinari sia nel vestire serioso e sempre uguale, sia nell’andare per decenni sempre nello stesso ristorante indiano sotto casa, sono piuttosto rare. Più tipica in quel mondo è la storia tra il grande scultore Auguste Rodin e la grande scultrice Camille Claudel, più giovane di 24 anni: tra sesso selvaggio, sopportazione di Camille per tutte le allieve che Rodin si portava a letto, dolore di Rodin quando lei si allontanava, e alla fine la classica scelta imposta da Camille a Rodin: o lasci la tua Rose, che ti dà sicurezza e ti metti con me, oppure addio! Risultato? Rodin, rimpiangendo per sempre Camille, preferì però i calzini rammendati, la cena pronta in perfetto orario e le camicie fresche di bucato. Camille finì in manicomio, interrompendo una carriera che era sbalorditiva e promettente, non meno di quella del suo amante-maestro. 
Anche Kandinskij, che era molto noioso e alquanto tetro, fece innamorare di sé la sua allieva Gabrielle Munter, che strappandolo alla moglie, divenne la sua seconda compagna e l’amore di una vita: quasi, di una vita, visto che i due si lasciarono tra rimproveri e litigi, e lei si tenne anche un bel po’ di opere del marito come risarcimento. Cattiva? Ma no, è grazie a lei che ci restano molte opere di Kandinskij: perché quelle che il Maestro tenne con sé furono distrutte dai nazisti come esempi di arte degenerata. 
E tra gli artisti non c’è una storia simile all’altra: Mario Mafai e Antonietta Raphael erano in competizione a chi fosse il più bravo a dipingere; Sonia Stern-Delauney, che sposò Robert Delauney, tesseva stoffe che raffiguravano i quadri del marito: solo che lei vendeva le stoffe, lui non vendeva i quadri; Max Ernst, che sposò o meglio fu sposato dalla ricca e raffinata Peggy Guggenheim, rimpianse per decenni la scriteriata ma geniale Leonora Carrington. E la storia di Christo e della moglie, che farebbe invidia all’inventore del matrimonio. La coppia passava il tempo a impacchettare nel cellophan i monumenti e impacchettò anche Roma. Christo, alla morte di Jean Claude Denat de Villebon, aristocratica moglie e manager, decise di non fare mai più arte. 
RIVALITÀ
Le mogli o le compagne degli artisti già un secolo fa non erano più Muse ispiratrici e basta, ma fonti di rivalità, di scambio culturale, di stimolo tecnico: e nel caso della straordinaria Marina Abramovic non più solo alla pari, ma con il compagno artista in secondo piano, quasi a segnare un’epoca nuova del costume e della storia. Una via che non sarebbe male fosse oggi seguita anche i non artisti: essere coppie, ma rimanendo dei singoli, uniti ma nella diversità. Amarsi ma non scomparire nell’altro o nell’altra. Questa sì che sarebbe un’arte da praticare…