La Stampa, 10 novembre 2014
Palloncini, musica e lacrime. Così Berlino ha festeggiato i 25 anni dal crollo del muro. Angela Merkel: «Possiamo cambiare le cose in meglio, ne abbiamo la forza»
Forse ottomila palloncini luminosi, incustoditi, tenuti per tre giorni all’aperto in una capitale pesa d’assalto da due milioni di turisti, sono stati un azzardo. Tanto che già sabato, lungo la linea di quindici chilometri di «frontiera della luce» che ricostruiva il percorso della «striscia della morte», ne erano stati bucati, danneggiati e rubati un bel po’. E al momento di liberarli in aria, circa alle sette e mezzo di ieri sera, neanche la coreografia ha funzionato sempre, qualche palloncino è partito troppo presto, qualcun’altro troppo tardi, qualcuno è rimasto attaccato al filo, con i «Ballonpaten», i «padrini dei palloncini» imprecanti. Ma è indubbio che il 25° anniversario del crollo del muro ha regalato molti momenti emozionanti.
Con i suoi lunghi capelli scuri, tintissimi, e l’immancabile cappello nero, Udo Lindenberg non poteva mancare, ad esempio. Icona rock degli Anni Settanta, è sempre stato un mito anche dietro il muro, almeno da quando aveva dedicato una canzone a un suo amore dell’adolescenza, «La ragazza di Berlino Est». E quando ha attaccato con le prime note, sul gigantesco palco davanti alla Porta di Brandeburgo, qualcuno tra il pubblico ha cominciato ad asciugarsi le lacrime.
Ma la cultura e la storia tedesca del dopoguerra, sono piene di storie di «cieli divisi», di amori spezzati dal muro, come avrebbe detto forse la più grande scrittrice della Ddr, Christa Wolf. E sul ieri palco c’era chi suscita reazioni più contrastanti come il leggendario cantautore dissidente Wolf Biermann, che fu espatriato dal regime negli Anni 70 e non perde occasione di insultare la Linke per l’indubbia, persistente ambiguità sulla Ddr. Ieri ha cantato una canzone che molti prigionieri nelle orrende carceri della Ddr ascoltavano per farsi coraggio e che invitava a non chiudersi, a non amareggiarsi, in tempi grami. La stessa cantata tre giorni fa al Bundestag.
Ovvio che in una giornata così importante non potesse mancare l’omaggio della cancelliera, che è avvenuto invece in mattinata, lungo il vecchio muro, dove Angela Merkel ha portato delle rose e ha ricordato «lo Stato ingiusto» che «portò milioni di persone ai limiti della sopportazione e oltre», «ossessionato dall’ideologia». La cancelliera, cresciuta nella Germania Est, ha parlato di «fantasia meravigliosa» che si liberò dopo il 9 novembre dell’89. Ma nel giorno dell’anniversario della fine del regime comunista, Merkel ha voluto anche rivolgere un pensiero al presente: «Possiamo cambiare le cose in meglio, ne abbiamo la forza, è questa la lezione della caduta del muro». In questi giorni, ha aggiunto, «è una lezione rivolta all’Ucraina, alla Siria, all’Iraq e a molte altre aree del mondo».