Corriere della Sera, 10 novembre 2014
Katleen Turner ha vinto la battaglia contro la bottiglia e ha sconfitto un’artrite reumatoide. A 60 anni l’attrice americana si sente «la donna che visse due volte»
«A volte penso di essere la donna che visse due volte. Almeno così mi definiscono in molti». Arrivata a 60 anni, Kathleen Turner continua a dividersi tra cinema e teatro e se sul grande schermo è una madre perplessa dalle prodezze degli strampalati protagonisti di Scemo e più scemo 2, accanto a Jinm Carrey, a teatro diventa Madre coraggio nel testo di Bertolt Brecht, che aveva già portato al successo, in una versione musicale diretta da Molly Smith.
Ride e riflette sulla definizione di donna che visse due volte: «Sui media mi descrivono così per sintetizzare i diversi “passaggi” della mia carriera, ma anche della mia vita. Credo, tuttavia, che la vita sia una sola: ricca di sorprese e pronta ai cambiamenti. Non potevo certo restare per tutta la vita la ragazza sexy dei primi film, ma il cinema riesce sempre a rinnovarmi».
Donna spiritosa, figlia di diplomatici, dall’educazione cosmopolita, Kathleen Turner vanta un curriculum professionale quanto mai variegato. L’attrice è stata protagonista di alcuni film che hanno segnato gli anni Ottanta, come Brivido caldo di Lawrence Kasdan, L’onore dei Prizzi di John Huston o Peggy Sue si è sposata di Francis Coppola. Lei, comunque, non ha dubbi: «Il mio preferito resta Turista per caso, di Kasdan, in cui recitavo accanto a un giovanissimo William Hurt e a Geena Davis. Siamo tutti turisti per caso della vita, l’importante è sapersi dare degli obiettivi, conservare la giusta ironia, anche nei momenti più complicati. Certo, ormai gli anni Ottanta sono lontanissimi, ma Hollywood così come la tv e il teatro continuano a offrire ruoli importanti alle donne. Vedo una nuova generazione di attrici che sta crescendo e si sta affermando». Non esita a fare un nome quando le si chiede chi preferisce. «Emma Stone, la trovo brava, bella con misura e senza esibizionismi. Sono curiosa e mi aspetto molto dalla sua prova a teatro in Cabaret, nel ruolo di Sally Bowles».
Kathleen Turner ha scritto anche un libro di memorie, «ma non perché sia così vecchia. Sono nata nel 1954 e non faccio mistero della mia età. Ogni anno vissuto è stato una conquista continua, resto ottimista, così ho trovato piacere nel riordinare i materiali che testimoniano la mia carriera e la mia vita. Ma mi aspetto ancora molto dal futuro. Ho sempre rifiutato di vivere a Los Angeles; vengo dal Missouri, amo New York, ho bisogno di sentire attorno a me una città vera, capace di trasmettermi energia. Amo l’Italia, dove trascorro spesso lunghi periodi, sono liberal da sempre, pronta a sostenere ogni battaglia democratica e, parlando “al femminile”, non ho mai seguito una dieta in vita mia, neppure quando a Broadway dovevo interpretare La gatta sul tetto che scotta». Decisa, ironica, con un piglio da autentica mattatrice. «Un desiderio d’attrice? Quando ero in giuria a Cannes ho premiato Tarantino per Pulp Fiction. Lo confesso, mi piacerebbe recitare per quel ragazzaccio così talentuoso».
Da sex symbol in Brivido caldo a moglie decisa e vendicativa in La guerra dei Roses. Nella vita reale Kathleen ha avuto due mariti, un figlio e ha sempre tenuto per sé il suo privato.
«Quel film con Michael Douglas, su una coppia scoppiata, mi ha insegnato una cosa: che è bene tenere sempre un fascio di rose fresche sul tavolo, senza pensare che possono appassire. Ho dovuto affrontare periodi duri per una brutta forma di artrite reumatoide e ho vinto la battaglia contro una nemica di nome bottiglia. La mia massima è: la vita è un dono». Caparbia e ottimista, non ha esitato a rilanciarsi anche a teatro. «Eppure all’inizio erano in molti a dirmi che sbagliavo».
«A quanti ricordano di me solo la donna sexy e fatale, dico che anche quella donna ha sempre continuato a cercare la propria verità, senza conformismi e ipocrisie».