il Giornale, 10 novembre 2014
Luisa, figlia della Regina Vittoria, principessa ribelle che sfidò i vittoriani. Disinibita, femminista, scultrice. La sua vita raccontata in una biografia realizzata dalla scrittrice britannica Hawksley
Età vittoriana. Un’espressione che è quasi sinonimo di conformismo. Soprattutto se si parla di donne. Però esistono le eccezioni, quelle che dissero di no alle convenzioni, quando farlo era ancora vera rivolta e spesso aveva un prezzo. Come ad esempio una certa forma di damnatio memoriae, durata sino ai giorni nostri. È il caso della principessa Luisa (1848-1939) che della Regina Vittoria fu la sesta, non amatissima, figlia.
Luisa Carolina Alberta di Sassonia-Coburgo-Gotha, questo il suo nome completo, ebbe un esistenza dirompente. In gioventù era bella, e ben poco disposta a farsi rinchiudere a palazzo, o a farsi ingabbiare dai ruoli di corte. Tanto che i pettegolezzi la volevano prima amante del suo maestro di scultura, Joseph Edgar Bohem, e poi addirittura del marito di sua sorella minore Beatrice. Si arrivò persino a parlare di un figlio illegittimo.
Quello che è certo è che Luisa non volle un matrimonio reale imposto dall’alto e che, rompendo una tradizione vecchia di secoli, sposò un nobile inglese e non volle imparentarsi con le grandi case regnanti d’Europa. Scelse John Campbell, marchese di Lorne, e la regina Vittoria dovette fare buon viso a cattivo gioco (la cosa le provocò qualche ripercussione diplomatica con la Germania). E comunque l’unione ebbe anche i suoi momenti di tempesta. Non bastasse, Luisa era anche un’abile scultrice in un’epoca in cui era rarissimo che una donna si dedicasse all’arte e ancor di più a una specialità così «muscolare». E ogni volta che poteva, frequentava signore piuttosto non convenzionali come la scrittrice George Eliot o Josephine Butler – femminista ante litteram attiva nella protezione delle prostitute – oppure trascorreva il tempo in compagnia di pittori preraffaelliti, non proprio graditi ai moralizzatori. Come riusciva a ritagliarsi tanta libertà? Il popolo la amava moltissimo e lei spesso sostituiva la madre in pubblico. Ma poi quel successo è caduto nell’oblio: ancora oggi vedere negli archivi molte delle carte relative a Luisa pare essere una vera impresa. Ci ha provato la scrittrice britannica Lucinda Hawksley e il risultato è il suo Pricipessa Luisa. La figlia ribelle della regina Vittoria (Odoya, pagg. 370, euro 22). Il testo cerca di sfatare molte ipocrisie, e rivela un personaggio davvero fuori dagli schemi.