il Fatto Quotidiano, 10 novembre 2014
A Roma sta per aprire all’Eur una zona a luci rosse riservata alla prostituzione e al sesso libero. L’idea del sindaco Marino. Un esperimento che presto sarà tentato da altre città
In diecimila hanno invaso quartieri eleganti e zone periferiche, donne di ogni razza e colore, bionde come il grano e nere come la cioccolata. Rumene, ucraine, brasiliane, nordafricane. Un piccolo esercito variopinto che si aggira liberamente per la città ancheggiando su tacchi 12, che si esibisce in minigonne apicali e adesca clienti anche in vicinanza di scuole o sotto il portone di abitazioni borghesi. Il quartiere più colpito è l’Eur, troppo vicino a vie consolari come la Pontina e l’Ardeatina dove i traffici dell’amore mercenario si intensificano a ridosso di cespugli e pinete provocando ingorghi stradali. Proprio da qui nel 2015 partirà la controffensiva. Tre isole a luci rosse sorgeranno a ridosso del quartiere, ma lontano dalle abitazioni. La prima su viale Oceano Pacifico, la seconda sulla Pontina all’altezza di Spinaceto, la terza sulla Laurentina al ventesimo chilometro.
Roma come Amsterdam, anche nella città del Papa si sperimenterà lo zoning, aree dove la prostituzione su strada potrà essere esercitata sotto il discreto controllo della polizia e dei servizi sociali del Comune. A lanciare l’idea era stato a maggio Ignazio Marino ma sembrava quasi una boutade, una delle tante provocazioni del sindaco dem quasi mai in sintonia con lo spirito autarchico dei romani. “Sono favorevole a zone dove la prostituzione è consentita e zone dove non lo è”, aveva dichiarato provocando subbuglio tra i benpensanti. Ma lui non era indietreggiato : “Il fenomeno ha raggiunto livelli di guardia, bisogna intervenire”. Recintare il “male”, renderlo invisibile senza sradicarlo, nel rispetto del comune senso del pudore e delle convenzioni borghesi. Detto fatto, in pochi mesi il progetto è stato abbracciato dal presidente della IX circoscrizione Andrea Santoro che in questi giorni manifesta entusiasmo: “Lo zoning è già stato sperimentato in altre città italiane; vanno conciliati il diritto alla sicurezza dei cittadini con le garanzie di tutela sociale e sanitarie per chi esercita questa attività. All’Eur ci sono 18 strade in cui la prostituzione viene esercitata alla luce del sole, noi vogliamo ridurre il fenomeno a due, tre aree a ridosso dei centri abitati”.
Il mini-sindaco promette di esportare l’esperimento anche in zone vicine al centro storico, ma l’Eur è in subbuglio, e un comitato di zona ha indetto un corteo di protesta per timore che l’intero quartiere diventi a “luci rosse” se altrove la prostituzione sarà proibita. Santoro assicura: «Ci saranno maxi multe per chi viene sorpreso ad adescare in aree diverse».
Davvero lo “zoning” può contrastare il racket spietato delle bande dell’est che si contendono il territorio a suon di pestaggi e revolverate? Prima ancora del Comune di Roma il problema se l’era posto la Buoncostume, che oggi si chiama sezione investigativa sulla criminalità straniera e la prostituzione, fenomeni ormai intrecciati. “Ci sono ville, giardini, stabili eleganti, dai garage vedi uscire una Ferrari poi giri l’angolo e ti ritrovi in un suk. L’unico omicidio maturato nell’ambiente della prostituzione, da quando dirigo l’ufficio, è avvenuto in viale Europa”, sospira il dirigente Andrea Scarpello. Un pestaggio finito male, ai danni di un immigrato ubriacone che infastidiva una ragazza rumena. Nient’altro? “No, a Roma c’è posto per tutti, ognuno sceglie il suo angolo e se non crea problemi viene lasciato in pace”.
Complici le ombre della sera, quando gli uffici si svuotano e le grandi strade che circondano il “laghetto” diventano deserte l’Eur, acronimo di Esposizione universale di Roma, con le sue sculture marmoree e i palazzi classicheggianti, costruiti a ridosso di aree verdi sembra fatto apposta per facilitare incontri proibiti. Mussolini lo costruì per celebrare il ventennale, poi scoppiò la seconda guerra mondiale e non se ne fece niente. Il quartiere del Fascio, simbolo di modernità e omaggio all’antica Roma,.è ormai assimilato a una zona di degrado. Anche se la violenza non è poi troppa. Qualche rissa e pestaggio, ma omicidi non ce ne sono più stati. Forse è merito dei controlli di polizia, che si sono intensificati con l’arrivo a capo della squadra mobile di Renato Cortese, il poliziotto che arrestò Provenzano. Ma in tempi di femminicidio stupisce che,alla mattanza di mogli, madri, fidanzate e amanti faccia da riscontro il calo di prostitute ammazzate. Non era il mestiere più pericoloso del mondo?
La vera violenza si è spostata dal rapporto con i clienti a quello con le organizzazioni. A preoccupare di più la Buoncostume sono la tratta, la riduzione in schiavitù, l’immigrazione clandestina. Il problema riguarda soprattutto le donne straniere e di colore che provengono dal Niger, spesso vendute dalla famiglia a loro insaputa. Raggiungono la Libia, salgono in nave, l’ultima tappa è l’indirizzo di una maman che le spiega quanto l’organizzazione ha speso per farla arrivare in Italia e quanto dovrà restituire per tornare in libertà. Le nigeriane sono alte e magre, hanno muscoli scolpiti nel marmo, il loro posto di lavoro è una sedia a ridosso di un boschetto lungo la Pontina o l’Ardeatina. Non c’è pericolo che fuggano, a legarle agli sfruttatori sono i riti woodoo cui vengono iniziate. Il loro kit è un beauty-case zeppo di preservativi che al ritorno qualcuno conta per controllare quanto hanno guadagnato. In genere poco, meno di qualche anno fa.
La crisi economica influisce sul mercato del sesso, ma non lo ha ridotto. Anzi la mancanza di lavoro spinge le donne a prostituirsi e, imboccata questa strada, non si torna indietro. A risentirne sono i prezzi, in strada le prestazioni sono a costo stracciato. Non più di venti o trenta euro per un rapporto completo, anche dieci per un rapporto orale. Difficile per cifre del genere incontrare l’entusiasmo di una Bocca di rosa. Ma a certe spese non rinuncia neppure un cassintegrato. Il venerdì sera, giorno di paga per i muratori, li trovi in fila di fronte a certi bar. I clienti sono quelli di sempre, giovani e vecchi, uomini soli e ammogliati. C’è il giovane immigrato che soffre di solitudine, l’impiegato di mezza età reduce da una separazione dolorosa, il marito in cerca di evasione a basso costo.
Le italiane ricevono ormai solo in appartamento, gestiscono gli incontri attraverso il web, mettono annunci su siti come “Bacheca incontri”, tristemente noti dopo il caso delle baby squillo dei Parioli. Basta scorrere gli annunci per capire che c’è una sorta di reticolo urbano, che attraversa da nord a sud i quartieri residenziali dove è più facile rifugiarsi nell’anonimato. Alle loro spalle c’è quasi sempre uno sfruttatore che interviene in caso di rivalità, procaccia clienti e passa all’incasso. Ma gli affari non vanno meglio, in media dai 50 agli 80 euro a incontro e bisogna caricarci le spese dell’affitto. Ad alzare la media sono le escort, belle come attrici e fotomodelle, come quelle che frequentavano le “cene eleganti” di Arcore. Guadagnano quanto vogliono, dai 500 euro in su, mille per una notte, cinquemila per un week end. Ma questo mercato, come si sa, è ristretto.
La maggior parte delle prostitute straniere sono rumene, per loro raggiungere l’Italia non è un problema, fanno parte della comunità europea. Ad attenderle c’è sempre una rete di sfruttatori le cui regole sono tra le più dure e spietate.. Non a caso al progetto zoning all’Eur è stato dato il nome di Michela, la ragazza rumena sopravvissuta alla violenza dei suoi aguzzini che, nel 2012, dopo aver cercato di bruciarla viva l’hanno abbandonata su un prato. Incontriamo Dana, si prostituisce sull’Ardeatina, è bionda e filiforme, dimostra meno dei 22 anni che dichiara. “Qui sono a casa mia. Polizia? Ogni tanto ti portano al commissariato, ma è solo un film...prostituirsi non è reato”. Sa tutto, cosa fare e non fare. Ti sfruttano?” Non si può stare sole”. L’amore? “C’è chi paga bene, dice....vengo solo con te. Basta non crederci, un’amica ha incontrato uno che la voleva sposare...dopo tre mesi l’ho rivista in strada. Quello le ha detto: tanto lo facevi anche prima, no? “. Poi alza le spalle: “Quando non ho più voglia me ne vado”. Buona fortuna, Dana.