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 2014  novembre 10 Lunedì calendario

I sette gol della Juventus e la risposta della Roma, Napoli bello e vincente, Inter grigia e sfortunata. Il ritorno a sorpresa di Balotelli in azzurro. Il terrore Ebola per la Coppa d’Africa. I fratelli Marquez vincono ancora così come la coppia Rosberg & Hamilton. L’emozione di Felipe Massa sul podio

Il meglio dalle pagine sportive dei giornali di oggi.
 
La prova di forza della Juve, la risposta della Roma
Gianni Mura su Rep: «Sette gol sono tanti. Il Parma è poca cosa ma la Juve scoppia di salute. Alle sue spalle la Roma non fatica nel 3-0 al Torino e il Napoli chiude una settimana quasi perfetta vincendo a Firenze e conquistando il terzo posto. La sosta per gli impegni della Nazionale dà una classifica rispettosa dei pronostici estivi: dietro Juve e Roma il Napoli, che ieri aveva l’impegno più difficile. La Fiorentina ha regalato tutto il primo tempo, o forse è più giusto dire che il Napoli se l’è preso. La netta vittoria sulla Roma ha dato carica e consapevolezza alla squadra di Benitez, che per la prima volta in campionato ha confermato la formazione».
 
Mario Sconcerti sul Cds: «Non cambia molto, la novità semmai è il Napoli al terzo posto, il ritorno in testa delle tre squadre di un anno fa. Cambia però la voce della Juve, il tono si fa duro, quasi prepotente. Llorente è tornato, Tevez fa di nuovo differenza e in più è arrivato Morata (…) Non è fortunata l’Inter che si fa raggiungere alla fine. È stata grigia e ordinata, non una sorpresa, però meglio delle ultime volte. Ha una modestia di base che la riporta sempre a terra appena la fantasia dei giovani (Icardi, Kovacic) la porterebbe lontano. È una crisi che sta prendendo la mano a se stessa, va oltre i suoi meriti effettivi. Premia però il grigiore di tutto il progetto».
 
Gigi Garanzini sulla Sta: «Meno ridondante, ma non meno autorevole la risposta serale della Roma. Non era facile ripartire da due sconfitte nette, anzi nettissime, come quelle di Napoli e Monaco. La squadra di Garcia ci è riuscita, in meno di mezz’ora, chiamando al gol non due specialisti ma due incursori di buona volontà come Torosidis e Keita. Che è poi la principale delle differenze tra la Juve e la Roma. Da una parte una squadra, la Juve, fondata sulle vocazioni dei singoli, senza per questo frustrarne le libere interpretazioni. Dall’altra il contrario: le libere interpretazioni dei singoli messe al servizio di un’idea di gioco pensata per esaltarle, e insieme per circoscriverne i limiti».
 
Quelle maglie di calcio dai colori improbabili
«Accendi la tv e vedi che giocano i blu contro i verdi. Pensi di aver sbagliato campionato e invece capisci dalla telecronaca che si tratta di Juventus contro Parma. Già, ma chi sono i blu e chi sono i verdi? Finalmente ti spiegano che il Parma gioca in verde pisello per motivi di beneficenza e la Juventus ovviamente è quella con la maglia blu, perché lo sponsor tecnico impone questa maglia un determinato numero volte. Cambi canale e trovi la Lazio vestita da Livorno e il Cesena con la maglia del Palermo. Motivo: ti spiegano che devono vendere le maglie. Ma allora perché non ne mettono una diversa ogni domenica e non cancellano i colori sociali definitivamente. I padroni del calcio che si riempiono la bocca nell’inseguire la Nba e gli sport professionistici americani vadano a vedere se i Lakers, gli Spurs o i New York Yankees si trasformano in Arlecchini ad ogni partita...» [Elp, Grn].
 
Il ritorno di Balotelli in Nazionale
Domenica a San Siro la Nazionale ha l’appuntamento più temuto verso Euro 2016: con la Croazia. Sprovvisto di Pirlo e Bonucci e preoccupato dai club nelle coppe, Antonio Conte ha deciso il clamoroso ritorno: Mario Balotelli. Enrico Currò su Rep: «Come Prandelli, concede all’eterno talento incompiuto l’ennesima occasione, a meno di 5 mesi dal Mondiale, anche se l’esule in Premier finora non ha certo brillato. Per la stampa inglese è il bersaglio preferito. Le ultime: l’inchiesta sul passaggio al Liverpool e la classica foto notturna in discoteca. La questione disciplina è prioritaria per Conte: oggi a Coverciano lo ribadirà al ribelle. Ma la necessità di fantasia e tecnica è forte. Rispunta così un altro reduce del Brasile, Cerci. Ci sarebbe stato anche Insigne, senza il grave infortunio di ieri, che ha cancellato le residue perplessità su Balotelli. Torna da protagonista El Shaarawy, che nella lista dei 26 figura come esterno. Ha convinto Conte dal vivo, sabato sera».
 
«Il ritorno di Balotelli più che una soluzione mi sembra un’emergenza. Non ci sono più attaccanti italiani: Immobile è fuori condizione ed è pure criticato in Germania, Osvaldo è infortunato e approfitterà della sosta azzurra per recuperare, Destro gioca poco e comunque non basta. In giro restano solo attaccanti spagnoli o argentini (Higuain, Icardi, Callejon, Tevez, Dybala) con qualche macchia slava (Djordjevic e Ljajic). Gli italiani sono solo vecchi ragazzi sopra i 35 come Toni e Pellissier» [Mario Sconcerti, Cds].
 
Coppa d’Africa, il Marocco vuole un rinvio per l’Ebola
La Confederazione africana (Caf), la nostra Uefa, ha respinto la richiesta avanzata dal Marocco, il Paese organizzatore della Coppa d’Africa, di posticipare l’inizio dell’edizione del 2015 a causa dei mille problemi dovuti alla diffusione dell’ebola, un virus che finora ha causato la morte di quasi 5.000 persone. Impensabile che il Marocco accetti di ospitare la competizione alle condizioni attuali. “Bisogna evitare assembramenti cui partecipino persone di paesi colpiti dal virus”, ecco la ragione principale. Facile immaginare, insomma, che nell’Africa del pallone l’incendio della polemica sia divampato in poche ore. D’altronde la manifestazione si dovrebbe tenere dal 17 gennaio all’8 febbraio prossimi: e, dunque, i tempi tecnici indispensabili per rivoluzionare l’intelaiatura della rassegna sono ridotti all’estremo. Domani la Caf prenderà probabilmente una decisione definitiva [Benedetto Saccà, Mes].
 
Vince ancora Marquez, Rossi secondo alla grande
Marc Marquez ha conquistato a Valencia la tredicesima vittoria su 18 gare, nella stagione del suo secondo titolo. Ma Valentino Rossi, sotto una pioggia maligna, ha corso con un talento e un coraggio mai visti, chiudendo subito dietro al marziano anche nella classifica finale. Massimiliano Calandri su Rep: «A 35 anni suonati il Dottore ha dato una bella lezione al compagno di squadra Lorenzo e tutti gli altri piloti, dimostrando di essere la sola, vera alternativa al cannibale di Cervera. Il bilancio finale è di due vittorie, 13 podi, una pole: chi lo avrebbe mai detto, nell’aprile scorso? Addirittura nella seconda parte del campionato ha fatto più punti di Marc (154 contro 137). “Se non ci fosse stato lui, il mondiale lo avrei vinto io. Sicuro. E chissà quanti altri gran premi”. Nello sguardo del pesarese c’è una strana luce. «Da domani ricominciamo a lavorare duro. Il prossimo anno possiamo fare molto meglio». No, Valentino non può essere un semplice terrestre».
 
E Alex Marquez vince in Moto3
Ieri Alex Marquez si è aggiudicato il titolo di campione del mondo nella Moto3 nella stessa stagione in cui Marc, il fratello maggiore, ha conquistato per la seconda volta la corona della Moto Gp. Mai nella storia del motociclismo una famiglia ha incassato due allori nella stessa stagione, soprattutto con due piloti che hanno 19 e 21 anni, dunque giovanissimi, praticamente destinati a convivere in un futuro che tra tre anni li vedrà gareggiare insieme nella massima serie. «C’era qualcuno che pensava che fossi qui solo perché sono il fratello di Marc – dice Alex – ma io ho sempre cercato di lavorare duramente» [Gianluigi Giannetti, Mes].
 
Alessandro Pasini sul Cds: «La Marquez Bros. è una compagnia d’arte a motore fondata da Julià e Roser Marquez il 17 febbraio 1993. Quel giorno la coppia di Cervera, villaggio catalano a 100 km da Barcellona, mette al mondo Marc, che sviluppa presto la passione per la moto. Il percorso è classico: minimoto, sterrato, moto vere, circuiti veri. I risultati unici: 4 Mondiali li ha vinti, altri ne vincerà. Ma i Marquez non si fermano qui e il 13 aprile 1996 nasce Alex. Ovviamente s’innamora della motoretta, segue Marc sulla pista di polvere a Rufea, vicino Leida, e ieri, con un terzo posto, conquista il titolo della Moto3 completando un’impresa mai vista in questo sport: due fratelli iridati in contemporanea».
 
Alex Marquez nel 2015 salirà di categoria con un ingaggio biennale già firmato con il team VDS Racing Team di Moto 2 [Gianluigi Giannetti, Mes].
 
Rosberg e Hamilton, altra doppietta McLaren
«Sembrano tornati amici, come ai vecchi tempi. Non si ignorano più. Si guardano, si stringono la mano, sorridono. Sfiorano addirittura l’abbraccio. La coppia più bella della F1 ha ritrovato feeling forse perché il titolo è quasi assegnato. A San Paolo ha vinto Rosberg, non gli accadeva da luglio, dalla Germania. Certo che era felice, come non poteva non esserlo dopo aver passato 4 mesi a digiuno guidando una Mercedes. Ma lo era altrettanto il suo compagno Hamilton che gli è arrivato sulla coda e, a una gara dal termine, ha ancora 17 punti di vantaggio. Come sempre accade, il bicchiere si può vedere mezzo pieno o mezzo vuoto. I tifosi dell’inglese sostengono: Lewis ha vinto 5 delle ultime 6 gare e nella sesta è arrivato 2° dietro a Nico, come può perdere il Mondiale se gli basta solo il secondo posto ad Abu Dhabi per diventare campione? Quelli del tedesco rispondono: in F1 tutto può accadere, un contatto, un guasto, un errore, e poi Hamilton nella parte centrale della stagione ha dimostrato di gestire la pressione meno bene di Rosberg» [Giorgio Ursicino, Mes].
 
La gioia di Massa sul podio brasiliano
Al Gran Premio di San Paolo alle spalle di Rosberg e Hamilton è arrivato il brasiliano Felipe Massa. Scrive Benny Casadei Lucchi sul Grn «Per fortuna sul podio c’è Felipe Massa che non ha certo il talento di Lewis, però di Rosberg sicuramente sì, e però è un ragazzo che con tutti i suoi limiti e le evidenti umanità, sa ancora scaldare la gente come facevano i grandi vecchi di questo sport. In fondo è lui il trionfatore morale di questo Gran Premio vinto e dominato da altri. Lui paperino delle piste che a far tutto per bene, senza contare sui botti dei due “tedeschi”, al massimo terzo sarebbe arrivato e questo ha ottenuto. Lui paperino che sul podio si batte il cuore davanti al pubblico, alla sua gente, nel romantico replay dello stesso gesto del 2008 quando vinse la corsa e per cinquecento metri fu campione del mondo e poi Hamilton gli tolse il titolo superando un imbambolato Glock su Toyota».