Corriere della Sera, 10 novembre 2014
Laura Boldrini propone una donna al Quirinale: «Il Paese è pronto per avere una presidente della Repubblica. In Italia ci sono donne autorevoli, che hanno delle storie significative, ed è giusto che possano essere considerate». Se non la dovesse spuntare una donna, invece, tra i nomi più accreditati restano quelli di Romano Prodi e di Walter Veltroni
Una donna al Quirinale. Nella storia della Repubblica finora sono saliti al Colle solo presidenti di sesso maschile. A lanciare l’ipotesi di un cambio di verso anche al Colle è Laura Boldrini, presidente della Camera: «Il Paese è pronto per avere un presidente della Repubblica donna. In Italia ci sono donne autorevoli, che hanno delle storie significative, ed è giusto che possano essere considerate».
Nel totocandidature, si fanno i nomi del ministro della Difesa Roberta Pinotti e di Anna Finocchiaro, esponente democratica presidente della commissione Affari costituzionali del Senato. Ma i possibili outsider di sesso femminile sono molti: dalla stessa Boldrini, a Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato, dall’ex ministro della Giustizia Paola Severino alla radicale Emma Bonino, ex titolare della Farnesina. Lo scorso anno fu presentata una petizione, (firmata tra gli altri da Laura Puppato, Pd, e Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia) per sostenere la candidatura di una donna al Colle. Condivide la battaglia anche il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, che twitta: «Se non va una donna al Quirinale stavolta, non ci va più». Se non la dovesse spuntare una donna, invece, tra i nomi più accreditati restano quelli di Romano Prodi, che fu candidato e poi impallinato dal «fuoco amico» del Pd, e di Walter Veltroni.
Nomi che non piacciono al segretario della Lega Matteo Salvini: «Non mi dispiace per niente che Napolitano si dimetta, visto che ha collaborato alla costruzione di una gabbia europea che ci massacra. Ma i nomi che circolano sono terribili: Prodi, Veltroni, una donna indicata dalla Boldrini. Peggio che andar di notte».
Paolo Gentiloni, neoministro degli Esteri, sottolinea il contributo positivo svolto dal presidente: «Il suo peso e la sua esperienza svolgono un ruolo nelle relazioni internazionali». Riferendosi alle eventuali dimissioni, «quando avverranno, e sarà Napolitano stesso a decidere tempi e modi, questo non coglierà di sorpresa le cancellerie internazionali perché era già tutto scritto nel suo discorso di insediamento». Critico il Mattinale, vicino a Renato Brunetta (FI): «Pre-andarsene. In quale articolo della Costituzione è scritto che il presidente può esercitare una pressione su tempi e temi dell’azione del governo e il lavoro del Parlamento in funzione del proprio monumento a cavallo? Si sta mettendo in atto una sorta di ricatto morale per attuare le riforme che ha in mente. È una forzatura». E il ministro Maria Elena Boschi tiene a precisare al Tg1: «Il Quirinale non c’entra con il patto con Berlusconi».
A difesa del presidente, interviene alla trasmissione di Maria Latella su SkyTg24, il sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio: «Napolitano non ci ha detto né addio né arrivederci. Intanto ce lo teniamo ben stretto. Quando sarà, noi auspichiamo la massima convergenza di tutte le forze politiche per il successore. È tempo che in Italia non vincano gli interessi partigiani, ma si riesca a fare scelte sopra gli interessi di parte».