La Gazzetta dello Sport, 8 novembre 2014
Siamo di fronte a uno scandalo forse più grosso di Mani Pulite: l’uomo che è stato messo a capo della Commissione europea ha passato gli ultimi 18 anni a trescare con le grandi aziende di tutto il mondo per fargli pagare meno tasse
Siamo di fronte a uno scandalo forse più grosso di Mani Pulite: l’uomo che è stato messo a capo della Commissione europea ha passato gli ultimi 18 anni a trescare con le grandi aziende di tutto il mondo per fargli pagare meno tasse. E proprio costui, adesso, dovrebbe guidare la crociata contro l’evasione generalizzata che si verifica in Continente e che vale 1.400 miliardi di euro rubati. Lo scandalo rischia di dare un colpo formidabile alla fiducia dei popoli nell’Europa, già scossa dall’evidente vantaggio che certi Paesi (Germania, Finlandia, Olanda, Lussemburgo) hanno tratto dall’Unione a discapito di tutti gli altri.
• Ci vorrebbe qualche nome e qualche cognome.
L’uomo messo sotto accusa è Jean-Claude Juncker, fresco presidente della Commissione europea (col voto contrario degli inglesi), 60 anni tra un mese, lussemburghese, democristiano vecchia maniera, all’apparenza un allegrone. Costui è stato primo ministro del Lussemburgo dal 1995 al 2013. Ce ne siamo occupati l’altro giorno, quando ha risposto a un attacco di Renzi: «Non sono un burocrate e la Commissione europea merita lo stesso rispetto di un qualunque governo nazionale». S’è detto che quell’attacco andava inquadrato nel clima di tentata delegittimazione nei confronti dell’italiano Draghi. Ma allora la sorprendente retromarcia dei congiurati della Bce, capeggiati dal falco Weidmann (ne abbiamo scritto ieri), può anche essere letto come l’improvvisa consapevolezza, che il governatore deve avergli sbattuto sotto il muso, che stava arrivando questa valanga.
• Spieghiamo la valanga.
L’uomo messo a capo dell’Europa ha passato gli ultimi 18 anni alla guida del Lussemburgo applicando il cosiddetto tax ruling: tu sei una grande azienda come per esempio la Coca Cola o l’italiana Finmeccanica (casi veri); beh storna qui da me i tuoi flussi finanziari e io ti garantirò in anticipo un esborso fiscale minimo e l’applicazione di accordi e leggi che ti permetteranno di non pagare le tasse a casa tua. Gliel’ho fatta semplice, si tratta in realtà di un corpus d’intese complicatissimo, perché ogni caso andava studiato a sé e tenendo conto dei regimi fiscali di tutto il pianeta confrontati con quello lussemburghese.
• Ma che cos’è il Lussemburgo se non uno sputo sulla carta geografica? Com’è possibile che si sia trasformato nell’ombelico fiscale del mondo?
E già, si tratta di 550 mila abitanti, la metà di quelli che vivono nella provincia di Bergamo. E però, statistiche alla mano, risultano i più ricchi della Terra: oltre 100 mila euro di reddito pro capite (è una media!), il triplo di quello italiano. E da dove viene questa ricchezza? Da un immane sistema per non far pagare le tasse ai big del mondo. Senta qui: gli accordi fiscali scoperti finora, e funzionanti tra il 2002 e il 2010, sono circa 550 e riguardano 340 società. Queste società hanno trasferito in Lussemburgo le seguenti quote di ricchezza: Procter & Gamble (Gillette, detersivi, cosmetica), anche attraverso la filiale romana, 80 miliardi di dollari; Abbot Laboratories, americani che fabbricano farmaci: 50 miliardi; Bayerische Landesbank (ottava banca tedesca): mezzo miliardo di euro: Carlyle Group (fondo d’investimento) 240 milioni di sterline e 150 milioni di dollari; Eon Group (tedeschi, energia, gas) 2,55 miliardi di euro; Gazprom (gas russo), 4 miliardi di dollari; Glaxo Smith Kline (farmaceutica): 6,25 miliardi di sterline; Heinz (alimentari, americana): 5,7 miliardi di dollari; Permira (fondo che controlla Hugo Boss con i nostri Marzotto); 284 milioni di sterline. Dentro c’è anche Finmeccanica, che è un’azienda pubblica. Cioè i vecchi vertici di Finmeccanica, il cui padrone è lo Stato, hanno messo in piedi con il Lussemburgo, girandogli soldi, un’evasione per non pagare le tasse allo Stato! Il nuovo capo di Finmeccanica, Mauro Moretti (l’ex a.d. delle Ferrovie), sta cambiando tutto là dentro e ha detto che a queste pratiche non si presterà.
• Com’è stato scoperto tutto questo?
Un network giornalistico americano, che si chiama The International Consortium of Investigative Journalists , ha messo insieme dopo mesi di indagini un dossier di 28 mila pagine, intitolato LuxLeaks, che ha girato in contemporanea a una rete di giornali europei. In Italia l’ha pubblicato L’Espresso.
• Reazioni di Juncker?
Per ora ha disdetto la sua partecipazione a una conferenza. Improvvisamente tutti si sono ricordati che è il cocco di francesi e tedeschi a cui ha permesso di violare le regole di Maastricht nel 2004, quando era presidente dell’Eurogruppo. Dovrà mollare, e a quel punto bisognerà ricominciare col giro delle nomine. Sarà difficile che Berlino e Parigi non siano a loro volta messe sotto accusa, se non altro per un’enorme responsabilità politica. Senza escludere la possibilità che vi sia un intervento di qualche magistratura nazionale. Magari la nostra.