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 2014  novembre 07 Venerdì calendario

Teatro dell’Opera, dietrofront sui 180 licenziamenti di orchestra e coro. I sindacati promettono di non scioperare e rinunciano alle indennità

Non è ancora ufficiale, ma all’Opera di Roma ci sarà il lieto fine: sta per andare in scena il dietrofront sui 180 licenziamenti di orchestra e coro. «Siamo pronti a recepire, su mandato del Cda, eventuali modifiche alle misure decise precedentemente», dice il sovrintendente Carlo Fuortes, al termine dell’incontro di tre ore con i sindacati del teatro, quelli morbidi e quelli radicali. 
I dipendenti si sono impegnati a «un’ipotesi di accordo» che in realtà ha subito ieri un’improvvisa accelerazione. Sono disposti a congelare il premio di produzione e a rinunciare a varie indennità, da quella per l’attività sinfonica, a quella di Caracalla, secondo la quale si sono sempre pagati tutti i dipendenti, anche coloro che non avevano lavorato (in futuro si corrisponderà una somma soltanto a chi sarà presente alle produzioni). L’obiettivo è quello di reperire i 3 milioni e 400 mila euro causati dalle azioni di protesta, dal blocco delle attività del teatro, dall’addio dei pochi sponsor, per raggiungere il pareggio di bilancio. 
In altre parole, i dipendenti si tagliano lo stipendio, chiedendo un nuovo modello produttivo in grado di recuperare quello che ora perderanno in busta paga. Dunque, si lavora di più, mettendo un freno all’alternanza e al ricorso agli «aggiunti» in orchestra. È esattamente quello che aveva proposto il sovrintendente. Si elaborerà un nuovo piano di risanamento (indispensabile per avere i 25 milioni del fondo speciale per i teatri indebitati), rafforzato dalle concessioni dei sindacati, salvaguardando i due principi cardine: revisione della pianta organica e sostituzione del contratto integrativo. 
Di più: i sindacati si impegneranno, per un periodo che dovrebbe comprendere tutto il 2016, a una moratoria degli scioperi: è la pax sindacale, che in passato il teatro otteneva a caro prezzo. Sarebbe stato possibile, tutto questo, senza la drammatica ma inevitabile (visto il buco di 30 milioni e la chiusura a ogni accordo) decisione del licenziamento collettivo? Manca ancora una proposta organica, fa notare Fuortes. Ma sembra aver vinto la linea dura, che era stata osteggiata da altri sovrintendenti (con l’eccezione di Francesco Bianchi a Firenze) e da alcuni musicisti, che però non hanno mai messo piede nel teatro romano, sperimentando sulla loro pelle la difficoltà di lavorare tra uno sciopero e l’altro. 
I sindacati elaboreranno la loro proposta, alternativa ai licenziamenti, l’11 e il 12, e la formalizzeranno entro il 21, giorno in cui termina la prima fase della procedura di fine lavoro. La data importante è il 23 novembre, quando Fuortes porterà al Cda il pacchetto del sindacato: a quel punto lo «stop» ai licenziamenti sarà scontato. E si ricomincerà a far parlare la musica. 
Quattro giorni dopo, il 27, con la Rusalka di Dvorak si inaugura la stagione: è una fiaba crudele, mentre il teatro sta per conseguire all’ultimo tratto l’insperato lieto fine.