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 2014  novembre 07 Venerdì calendario

Primo accordo tra Thyssen, governo e sindacati: saranno salvi tutti e due i forni e gli stipendi saranno pagati lunedì. Renzi: «Si apre uno spiraglio per l’Ast di Terni». Il gruppo raddoppia gli investimenti: 200 milioni di euro

Il premier Renzi dice che «si sta aprendo uno spiraglio positivo», il ministero dello Sviluppo economico annuncia lo sblocco della vertenza. Sul caso Terni qualcosa si è mosso, l’incontro di ieri si è chiuso con un appuntamento a lunedì e con due buone notizie: l’azienda ha confermato l’intenzione di rivedere il piano industriale e si è impegnata a pagare gli stipendi di ottobre entro l’inizio della prossima settimana.
Detto questo la strada per l’accordo è ancora lunga, lo dimostra il fatto che lo sciopero proclamato dai dipendenti due settimane fa continua, ad eccezione del personale amministrativo impegnato nella elaborazione delle buste paga. Scopo dell’incontro di ieri fra sindacati, Ast e il ministro Federica Guidi era questo: mettere nero su bianco la disponibilità dell’azienda a rivedere il piano industriale e a fissare alcuni paletti dai quali far ripartire la vertenza.
Acciaierie Speciali di Terni, di proprietà della Thyssen Krupp ha confermato le modifiche che il ministro Federica Guidi aveva anticipato la settimana scorsa: nello stabilimento si realizzerà una produzione minima di un milione di tonnellate di acciaio fuso all’anno, di conseguenza il secondo forno sarà mantenuto attivo. La novità emersa al tavolo è che gli investimenti saranno raddoppiati salendo a 200 milioni per ribadendo – parole della a. d. Lucia Morselli durante l’incontro – che il sito non è in vendita.
Impegni, questi, che incideranno sull’organico: il vecchio piano prevedeva 537 esuberi, quello rivisitato dovrebbe ridurli a 290 di cui la metà già avviti ad una mobilità concordata e incentivata. Sul risultato finale della trattativa inciderà anche la partita che si sta giocando il campo energetico, con l’intenzione di ridurre il costo delle bollette e di trasformare i «risparmi» ottenuti in un ridimensionamento dei tagli al lavoro. Ma il tema degli esuberi resta in realtà da definire e «dopo la schiarita» ha precisato il viceministro Claudio De Vicenti «è su questo punto che si aprirà la trattativa».
Su questo tema e sul capitolo retributivo, che ieri non è stato affrontato ma che si profila arduo, visto che Ast intende azzerare tutta la parte riguardante il salario accessorio. Soddisfatto dell’incontro il governo, possibilisti i sindacati. «È stato superato il ricatto degli stipendi non versati e per la prima volta si è parlato di 200 milioni d’investimenti – ha detto Maurizio Landini, leader della Fiom Cgil – ma i problemi restano tutti, su stipendi e licenziamenti la trattativa è da fare».
Sul tavolo va considerata pure la difficile situazione dell’indotto, che raddoppia sul territorio l’impatto occupazionale dell’acciaieria (5.000 in tutto di cui 2.600 i dipendenti Ast). Ma resta da giocare anche la partita europea, rilanciata anche dall’incontro che i delegati dei lavoratori hanno ottenuto nei giorni scorsi con lo staff della nuova Commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestger. Lo ha ricordato ieri lo stesso Renzi: «Se siamo arrivati a questo punto a Terni è perché un paio di anni fa la Ue ha bloccato la procedura di vendita» (quella ai finlandesi della Outokumpu ndr). «È bene che il governo sostenga la riapertura del caso e fornisca elementi inequivocabili alla Commissione – ha detto Marco Bentivogli segretario nazionale della Fim Cisl – Bruxelles è disponibile a discuterne».