la Repubblica, 7 novembre 2014
Così l’Europa è diventata un tropico, tra bombe d’acqua, tornado e fenomeni estremi sempre più frequenti. Gli esperti studiano le anomalie e cercano prove di un legame con il cambiamento climatico. «In assoluto piove come in passato ma le precipitazioni sono sempre più violente e concentrate in pochi giorni»
Non è solo pioggia. Sono anche trombe d’aria che spazzano le nostre città, e che sono capaci di divellere tetti di capannoni e manifesti pubblicitari. In questi giorni hanno colpito Catania, Acireale e Sori, in provincia di Genova, minacciato la Sicilia e la Liguria. E tutta la penisola è alle prese con precipitazioni di inconsueta abbondanza. Sono quelli che gli addetti ai lavori chiamano “eventi estremi”, e sono sotto osservazione della scienza. Perché qualcosa sta cambiando nei nostri cieli ed è possibile che continuerà a cambiare.
In peggio. Intanto le trombe d’aria, o tornado. Ci sono sempre state e in Europa se ne contano circa trecento all’anno. Il nostro paese, poi, è da sempre uno dei più colpiti e se si guardano i numeri del 2014, si vede che per ora siamo in testa con quarantanove eventi.
Non c’è niente da festeggiare, ma non sarebbe esatto dire che c’è qualcosa di strano. Perché la questione è più sottile. «Sfatiamo il mito della novità delle trombe d’aria in Italia: le vedevano anche i nostri nonni. – spiega Carlo Cacciamani, direttore del servizio Idro-meteo-clima dell’Arpa Emilia Romagna – E consideriamo che oggi grazie ai radar meteorologici le possiamo riconoscere anche se avvengono in posti disabitati, quindi un eventuale numero crescente di tornado potrebbe essere apparente». Non solo: «Trattandosi di eventi comunque molto rari è difficile al momento dare una statistica affidabile: ci vorranno decenni di ricerca», aggiunge Antonio Navarra presidente del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici. Intanto registriamo l’anomalia: «Faccio questo mestiere da trent’anni e non avevo mai visto un tornado forte in Emilia Romagna. Finché non ne ho visti due in due anni. Non ci si fa una statistica, ma colpisce. E impone una riflessione», chiosa Cacciamani. Riflessione che, quando si parla di clima, deve considerare l’enorme complessità del sistema. E deve considerare i primi tasselli di un puzzle che qualcosa sta cominciando a mostrare.
Per esempio, «molti studi hanno analizzato la distribuzione delle piogge negli ultimi decenni – spiega Antonio Navarra, presidente del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici – e hanno dimostrato che l’ammontare totale delle piogge, dalle nostre parti, è diminuito. Però è diminuito anche il numero di giorni piovosi, e più rapidamente». Il che significa che aumentano, e continueranno ad aumentare, i giorni di temporale, quelli in cui cade molta pioggia tutta insieme, si allagano le città e si chiudono le scuole. Ma anche che questo non ci salverà dal rischio di siccità. I dati delle ricerche collimano con le osservazioni meteo. «Negli ultimi decenni stiamo osservando un aumento dei fenomeni di breve durata e di grande intensità. – prosegue Cacciamani —. Per esempio, nel giro di pochi giorni abbiamo avuto precipitazioni molto intense a Genova, poi a Parma e a Carrara. Sono eventi che capitano nel periodo normale, cioè all’inizio dell’autunno, però sono più intensi di un tempo».
Le anomalie continuano, e la scienza le registra. Abbiamo avuto un’estate piovosa e a settembre e ottobre ha fatto caldo, molto più delle medie stagionali, e ora diluvia. Precisiamo: «Nel Mediterraneo è tipico avere una transizione veloce tra estate e inverno come quella di quest’anno, quindi non possiamo dire che c’è qualcosa di straordinario», spiega Navarra. Oltre al fatto, insiste Cacciamani, «che abbiamo la percezione di un’estate più fredda del solito perché le precedenti erano state davvero molto calde». Ma è sicuramente un fatto che «a ottobre abbiamo avuto anche cinque gradi in più della norma degli anni scorsi». Anomalia dopo anomalia, c’è una certezza che ci dovrebbe allarmare: «Ormai sappiamo bene che l’aumento di CO2 atmosferica crea condizioni più favorevoli allo sviluppo di fenomeni intensi», chiosa Navarra. Per cui l’idea che dietro all’estremizzazione di questi eventi ci sia la mano dell’uomo e il suo pesante intervento sulla natura si fa sempre più concreta. Certo, «non si può dire che il tal evento sia dovuto ai cambiamenti climatici in corso. Si può però dire che complessivamente è così». E al momento, questo ci basti.