Il Fatto Quotidiano, 7 novembre 2014
A Milano, la cena dei renziani tra cachemire, pellicce e portafogli importanti. Seicento invitati da mille euro a coperto. A metà serata il Pd twitta: «Abbiamo recuperato 18 mln di risorse, grazie a questo nessun dipendente del Pd avrà cassa integrazione»
Centinaia di giovani hanno formato una coda per un giorno (e una notte) davanti al Teatro alla Scala per riuscire a conquistare uno dei biglietti per la primina del 4 dicembre dedicata agli under 30. Con sacchi a pelo e coperte, termos e pazienza, per riuscire ad assistere al Fidelio diretto da Daniel Barenboim, regia di Deborah Warner. A poca distanza da loro, nella ricostruita zona di Porta Nuova, c’era un’altra coda, ma formata da vetture con autisti impegnati a depositare davanti al grattacielo Mall imprenditori e finanzieri. Un intero quartiere transennato e presidiato da cento tra agenti di Polizia e servizi d’ordine del Pd. Si entra solo su invito.
Sfilano cappotti di cachemire, pellicce e portafogli importanti intervallati da qualche parlamentare e un paio di ministri: il riservato bergamasco Maurizio Martina e la zarina aretina Maria Elena Boschi. Protetti da cordoni delle forze dell’ordine i 600 invitati sono riusciti a conquistare il loro posto a tavola per cenare con Matteo Renzi. Mille euro minimo a coperto.
A metà serata il Pd twitta “abbiamo recuperato 18 mln di risorse, grazie a questo nessun dipendente del Pd avrà cassa integrazione”, ma forse l’euforia del nuovo corso pidino, passato dalle feste dell’Unità ai grattacieli in vendita a 10 mila euro a metro quadro, ha generato un errore.
Per il premier le cene di fundraiser non sono una novità: dal 2007 a oggi ne ha organizzate almeno una trentina per finanziare la sua ascesa politica. Raccogliendo 3 milioni.
I soldi finivano alle sue fondazioni. Questa volta invece andranno nelle casse del Partito democratico. Lo garantisce il suo avvocato, nonché presidente e tesoriere della Fondazione Open, Alberto Bianchi. Contattato telefonicamente dal Fatto, Bianchi ci tiene a sottolineare che lui, questa volta, è totalmente estraneo all’evento: “È una cena di finanziamento del Pd, non di Open; gestita dal Pd, non da Open; in cui Open non c’entra per niente”. Ma gli invitati sono gli stessi, i fedelissimi renziani della prima ora a cui se ne sono aggiunti di altri. Così a Oscar Farinetti, che questa volta organizza il catering con Piaceri d’Italia (servizio in esterno di Eataly), si aggiunge Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che ha prenotato (e pagato) un intero tavolo da dodici persone. Tra le new entry anche Pietro Colucci di Kinexia (società impegnata nello sviluppo di energie alternative), Alessandro Perron Cabus, ad della Sestrieres (impianti sciistici) e Rosario Rasizza di Openjob. Tantissimi piccoli e medi imprenditori.
Impossibile sapere chi ha condiviso il desco con il premier: la cena era più blindata dei workshop Ambrosetti di Cernobbio. Ma Renzi oltre a tenere a distanza giornalisti e telecamere ieri ha dovuto schivare pure gli operai che lo attendevano all’esterno della nuova sede Alcatel a Vimercate. L’azienda ha annunciato oltre duecento esuberi. Così, per evitare il contatto con gli operai schierati di fronte all’azienda, Renzi si è dovuto intrufolare nel capannone passando dall’ingresso posteriore. Per non farsi notare ha mandato ai cancelli principali due delle quattro auto blu del suo corteo, che sono state bersagliate da lancio di uova. Una volta al sicuro, tra gli imprenditori, ha accettato di parlare con una delegazione di operai che lo ha raggiunto, scortata. “Ha dimostrato di essere a conoscenza della situazione”, ha poi spiegato Gianluigi Redaelli della Rsu. “Il nostro messaggio è che abbiamo poco tempo”. Ma poi ha ironizzato: “Mi tirano le uova? E io faccio le crepes”.
Non ha parlato degli esuberi né dei licenziamenti. Ma ha lamentato la poca collaborazione di parte del Paese. “Non torno sulla solita storia del gufo, ma sulla storia del calabrone che non dovrebbe volare eppure vola e ogni tanto punge anche”, ha detto. Poi da Vimercate è corso all’Anci e qui non ha potuto evitare le critiche dei sindaci. “Non possiamo sostenere i tagli lineari”, ha ribadito anche il presidente Piero Fassino, renziano. “Vi aspetto a Palazzo Chigi, è anche casa vostra”, la risposta del premier. Alle 20:30, finalmente, ha raggiunto il grattacielo TheMall accolto dal padrone di casa: ManfrediCatella, ad di Hines e proprietario del progetto Porta Nuova. La serata ha fruttato circa 650 mila euro, ma l’entità esatta di quanto finirà nelle casse del Pd si potrà conoscere solo tra qualche giorno: dopo aver pagato il catering, l’affitto.