Il Sole 24 Ore, 6 novembre 2014
Le decisione del Gruppo Unipol di lasciare l’Ania crea tensioni tra soci e vertice dell’Associazione bancaria. Le compagnie stanno valutando l’impatto della decisione di Bologna sulla governance e sui bilanci generali
Le decisione del Gruppo Unipol di lasciare l’Ania, ufficializzata in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore dal ceo Carlo Cimbri, non lascia indifferente soci e vertice dell’Associazione. Per ora non è stato possibile raccogliere alcun commento formale, tuttavia si apprende che, tra gli associati, una parte condividerebbe il malumore di Bologna anche se, un altro fronte avrebbe invece confermato la fiducia all’attuale assetto di governo. Altri ancora hanno manifestato preoccupazione per la gestione futura del bilancio Ania in vista del venir meno del grande contributo di Unipol. E qualcuno mette già le mani avanti di fronte all’eventualità che l’apporto mancante venga richiesto agli altri associati.
Quanto alla governance, la posizione troverebbe sponda tra chi, rivestendo un ruolo di un certo peso nella classifica degli operatori, non vedrebbe adeguatamente rappresentati i propri interessi. Non a caso, qualche mese fa l’Ania, proprio sulla scia della manifesta insoddisfazione di alcuni componenti dell’esecutivo, ha avviato dei tavoli di confronto per mettere mano al governo dell’associazione. Il processo sarebbe stato avviato lo scorso luglio e, allo stato, non avrebbe ancora portato ad alcuna soluzione condivisa. Tuttavia, alcune compagnie valuterebbero positivamente lo sforzo riformista avviato dall’Ania. Uno sforzo che, evidentemente, vista la decisione presa da Unipol, non ha comunque incontrato gli auspici di Bologna. L’addio della società, peraltro, non sarà neppure la prima grande compagnia a lasciare l’associazione. Diversi mesi fa, ancora sotto la guida di Gianemilio Osculati, Intesa Sanpaolo Vita, il primo gruppo vita del paese nonché leader nella classifica generale, ha abbandonato l’Ania. La decisione venne presa, a suo tempo, perché il vertice del gruppo ritenne che il costo fosse diventato eccessivo. Le compagnie pagano la quota associativa sulla base del proprio portafoglio premi (Intesa Vita e Unipol sono dunque due dei maggiori contributori). Ed Intesa Vita, evidentemente, in rapida ascesa negli anni scorsi, si è trovata ben presto a pagare una quota sempre più rotonda. Di qui, la scelta di uscire. Seppure non completamente. Intesa Sanpaolo Assicura, il gruppo danni lanciato recentemente da Ca’ de Sass, fa infatti parte dell’Ania. Da capire se, con il cambio al vertice della capogruppo sia immaginabile un ripensamento anche di Intesa Vita. Di certo, con un processo di revisione della governance in corso è possibile immaginare che ogni valutazione possa essere presa una volta che il quadro sarà più chiaro.