La Stampa, 6 novembre 2014
«Le modifiche all’Italicum convengono solo al Pd, Ncd rischia di sparire. Sarebbe un’ottima cosa se il partito vincente avesse il 55% dei seggi, perché ciò consentirebbe di governare con una trentina di voti di scarto, una soglia di sicurezza fondamentale per la stabilità. E si creerebbe una forte spinta verso il bipartitismo». Intervista al politologo D’Alimonte
«Sarebbe un’ottima cosa se il partito vincente avesse il 55% dei seggi, perché ciò consentirebbe di governare con una trentina di voti di scarto, una soglia di sicurezza fondamentale per la stabilità».
Roberto D’Alimonte, politologo della Luiss, mette l’accento sul punto per lui fondamentale – la governabilità -, ma fa notare anche un altro elemento decisivo. E cioè che «a Berlusconi in realtà non conviene il premio alla lista».
Perché professore?
«Perché gli creerebbe solo un mucchio di problemi e il rischio di finire terzo in una contesa elettorale».
E dunque?
«E dunque gli converrebbe il premio di coalizione per poter aggregare le altre forze, grazie anche al meccanismo degli sconti sulle soglie per avere seggi. Chi si aggrega ce l’ha dimezzata, Verdini l’ha pensata bene».
Fa bene Berlusconi a prendere tempo, visti i rischi che correrebbe nel dare una pistola carica a Renzi?
«No, anche con l’Italicum approvato la pistola non sarebbe carica, perché funzionerebbe solo per la Camera. E quindi fin che non sarà approvata la riforma costituzionale che abolisce il Senato elettivo, sarebbe solo una pistola mezza carica».
Lo schema di legge che si va delineando, premio alla lista del 40% e soglia unica al 5 per tutti, a chi conviene oltre a Renzi?
«Solo a lui: in questo momento abbiamo un sistema con un partito intorno al 40% e il secondo con più o meno la metà dei voti in base ai sondaggi, cioè i 5 Stelle. E poi Forza Italia valutata al 15-16%. E quindi ne beneficerebbe di sicuro solo il Pd. Anche con la soglia al 40%, Renzi non andrebbe al ballottaggio sulla base dei voti presi alle Europee».
Una legge con uno schema bipartitico dunque può essere un abito fuori misura per un sistema tripolare come il nostro?
«In verità no e spiego perché. La spinta bipartitica ci sarebbe comunque quando, dopo ripetute elezioni, i cittadini concentreranno i loro voti sui due partiti più competitivi. E poi il ballottaggio rende ancora più evidente il potere che si dà agli elettori di scegliere chi governerà il Paese».
Se il patto del Nazareno riveduto e corretto si chiudesse con un accordo sul premio alla lista, Alfano cosa potrebbe fare?
«O ottiene una soglia del 3%, che molto difficilmente gli verrà data, oppure potrebbe negoziare col Pd o con Forza Italia dei posti nel listone unico, ma in ogni caso scomparirebbe quello che oggi si chiama Ncd. Alfano in realtà vuole il premio alla lista perché non vuole essere costretto a tornare in coalizione con Berlusconi. Ma se non ottiene la soglia bassa per lui il rischio è di scomparire».
Berlusconi e Renzi hanno poi il problema delle preferenze, chieste a gran voce in entrambi i loro partiti. Come superarlo?
«L’orientamento è di inventarsi una formula simile alla legge Toscana con una quota degli eletti con le preferenze e un’altra in un listino bloccato. Si parla di 70-30. Credo che i critici delle liste bloccate potrebbero esser moderatamente soddisfatti. Sarebbe un buon compromesso».