la Repubblica, 6 novembre 2014
Daniele, il piccolo genio della fisica chiamato dal Cern ma bloccato dalla scuola con un sette in condotta. Voleva diplomarsi un anno prima. Ma, nonostante la sua carriera liceale, al quarto anno i docenti gli hanno abbassato la media. Il motivo: «Ci sfidava, il nostro compito non è promuovere i talenti ma educarli»
Partiamo dalla fine. E cioè da lunedì 16 giugno di quest’anno quando Daniele Doronzo, 17 anni, è finito davanti ai quadri della sua scuola, il Liceo Classico Casardi di Barletta, e si è trovato davanti quel sette in Fisica. «Lì ho capito che una prima parte della mia vita, che il mio sogno, erano finiti».
Quel voto, tutto sommato lusinghiero, lo aveva infilato nel tubo oscuro della burocrazia italiana che non sempre sa essere generosa con i talenti. Daniele infatti avrebbe dovuto e voluto svolgere gli esami di maturità con un anno di anticipo, come la legge visto il suo curriculum gli permetteva.
Non era un vezzo: il diploma gli avrebbe permesso di accedere a uno stage al Cern che era il sogno della sua vita. «Da gennaio – racconta il ragazzo – avevo inondato di mail il centro in Svizzera per riuscire a fare uno stage. La fisica è la mia vita. Formalmente un’esperienza di questo tipo è possibile almeno con tre anni di studi presso un dipartimento universitario di Fisica. Non c’era mai stato nessun italiano della mia età. Avevano letto quello che gli avevo mandato, articoli, studi eccetera ed ero stato accettato. Ma per andarci c’era bisogno del diploma. E così anche per prepararmi al meglio all’ingresso nelle università americane, dove avrei voluto studiare, a gennaio ho avvisato la mia scuola della mia volontà di fare gli esami con un anno di anticipo».
La norma prevede che per poterlo fare servono tutti otto negli anni precedenti. E Daniele era ampiamente nella norma: nella sua carriera liceale aveva collezionato soltanto otto e nove. Mai un sette. E invece: «Eccolo il sette, al quarto anno, proprio in Fisica. E addio sogni». Ma che è successo? «Una valutazione della docente, io non c’entro» liquida il preside del Casardi. In realtà la storia è più complessa. «Daniele è un talento ma da un punto di vista comportamentale... – dice uno dei suoi docenti – In gita per sfidarci, sotto i nostri occhi, aveva fatto un bagno a mare, in Sicilia, e avevamo deciso di dare un segnale a lui – che non veniva mai puntuale a scuola, tra l’altro – e ad alcuni suoi colleghi con un sette in condotta. Poi, in Fisica, la sua materia, forse perché si sentiva troppo sicuro, da quando aveva deciso di fare gli esami di maturità si era lasciato andare. Non aveva la media dell’otto. E così gli abbiamo tenuto anche l’altro sette. Il compito della scuola, in Italia, non è quello di promuovere i geni. Ma di educarli». Il problema è che, viste le nuove norme, il solo sette in condotta non avrebbe sortito nessun effetto. Quello in Fisica, invece, ha impedito a Daniele di provare gli esami prima e iscriversi alle università americane.
Ma invece al Cern c’è andato lo stesso. «Apprendo ora che non fosse diplomato» sorride, divertita, la fisica italiana, Gabriella Pugliese, dell’Istituto nazionale di fisica nucleare di Bari, che collabora con il Cern dove è anche oggi, e che ha avuto “in adozione” Daniele nei giorni tra agosto e settembre in cui il ragazzo ha scorrazzato per i laboratori fisici svizzeri. «Non so perché la docente gli ha messo quel sette. Avrà avuto i suoi motivi. Certo, Daniele, non è un ragazzo ordinario. Ancora oggi continuano in tanti a chiedermi di lui». Perché? «Quella mail mandata a decine di persone, di presentazione, in tutte le lingue, ce la ricordiamo. Un ragazzino così piccolo non può avere chiaramente un curriculum, è uno studente di un liceo, ma quello era uno straordinario documento motivazionale. Si vedeva che aveva una voglia matta di fare questa esperienza, che era tutto quello che voleva. E gliel’hanno fatta fare». Lo hanno invitato, unico italiano (non sono previste borse di studio per esperienze di questo tipo) e lui è corso. «Avevo mandato una mail direttamente alla dottoressa Fabiola Gianotti (il nuovo direttore del Cern, ndr) ed ero sicuro che meglio di chiunque altro avrebbe potuto capire la mia situazione. E infatti mi ha risposto, abbiamo ancora oggi uno scambio di mail. E poi a David Barney, che nei blog del Cern era citato da molti ragazzi come il fautore delle loro esperienze. Barney mi ha detto che avrei potuto affiancare i fisici che si occupano delle Resistive plate chambers per l’esperimento Cms. Sono i coautori insieme ai colleghi di Atlas (l’esperimento diretto dalla Gianotti) della scoperta del Bosone di Higgs. Lì ho potuto collaborare alle operazioni di test del detector Cms con muoni cosmici ed ai Gamma irradiation facility tests per l’efficienza dei componenti nel tempo. Grazie alla professoressa Pugliese e al professor Marcello Maggi ho preso parte ai lavori nei più svariati modi, dalla creazione di grafici computerizzarti per raccogliere i dati, alle riunioni e seminari». La professoressa Pugliese sorride: «Era ovunque. Chiedeva di leggere articoli in continuazione, chiedeva cose, era diventato un piccolo caso. Lo mandavi a seguire conferenze in francese chiedendogli sintesi e lui tornava. E non diceva cavolate. E ancora oggi Daniele ci scrive...».
Ma ora che fa Daniele? È in America. A San Francisco. E si è ritirato da scuola. «Ho provato a fare causa ma l’avrei persa, perché il giudizio dei prof è insindacabile. Anche perché Fisica non ha gli scritti. Poi sinceramente essere punito per un bagno a mare mi sembrava troppo». I professori dicono però che i comportamenti in generale non erano adeguati e la disciplina è un pezzo importante dell’educazione. «Lasciamo perdere. Io ho visto un sogno andare contro gli scogli. Ma ho vinto io. Ora sono in America per prepararmi agli esami e a giugno farò gli esami da privatista in un’altra scuola vicina, a Trani. Vorrei dimostrare di essere un po’ più forte di un sette».