La Stampa, 5 novembre 2014
Verbania al vertice della classifica sulla vivibilità urbana, Agrigento ultima. Segnali positivi per la differenziata ma gli ecosistemi sono in crisi, la recessione strangola il trasporto pubblico. L’ultimo rapporto di Legambiente
Ecosistema urbano, quanto è difficile rendere amiche le nostre città. L’ultimo Rapporto della Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, presentato a Torino nei giorni scorsi, è l’ennesimo grido di dolore. Le città italiane si rivelano a tre velocità: lente, lentissime, o statiche. Un pianto al confronto con quello che si può vedere in giro per l’Europa.
La classifica sulla vivibilità urbana, che tiene conto dell’aria, dell’acqua e dell’energia, lo stato della mobilità, della raccolta rifiuti e anche degli incidenti stradali, propone al vertice Verbania, Belluno, Bolzano, Trento e Pordenone. A passarsela meglio sono in genere le città medio-piccole, soprattutto del Nord, anche se tra le prime 10 in classifica troviamo tre città del Centro: Oristano, L’Aquila e Perugia. Agrigento, all’opposto, è ultima assieme a Crotone e Isernia. A Crotone, per dire, sono appena 0,02 i metri quadrati di superficie pedonale a disposizione di ogni residente; soltanto il 16,6% dei rifiuti è raccolto in modo differenziato. Isernia dichiara l’8% di rifiuti raccolti in maniera differenziata, 71 auto ogni 100 abitanti, zero metri equivalenti di strada destinata ai ciclisti, zero potenza installata da solare termico e fotovoltaico negli edifici comunali. Quanto allo smog, aumentano le situazioni critiche nei Comuni più grandi: lo mostrano gli indici di biossido di azoto a Trieste, Milano, Torino e Roma. «Solo a Bolzano – si legge – le politiche di mobilità sono riuscite a limitare gli spostamenti motorizzati privati al di sotto di un terzo degli spostamenti complessivi». In 26 città invece il 66% degli spostamenti si fanno con auto e moto private.
Eppure, in tanto sfacelo, ci sono diverse esperienze che fanno ben sperare. A Torino-Mirafiori c’è la prima e unica Zona 30 chilometri l’ora di concezione «europea»: 50 ettari in cui vivono 10.000 abitanti. Nel giro di due anni il traffico nelle ore di punta è diminuito del 15% circa e del 30% per i mezzi pesanti; si sono ridotti del 74% i giorni di prognosi per incidenti; il rumore è diminuito di 2 decibel; il risparmio complessivo è stato di 1,5 milioni di euro, di cui 500.000 soltanto di costi sanitari. E il 68% dei residenti si dichiara soddisfatto. Ad Andria, in Puglia, la raccolta differenziata dei rifiuti era del tutto sconosciuta fino all’estate del 2012: in pochi mesi, «per merito innanzitutto dei cittadini andriesi – riconosce Legambiente – che hanno operato un profondo cambiamento nel loro stile di vita quotidiano», le cose sono cambiate radicalmente. Ad Andria ora si raccoglie il 66,7% di rifiuti in maniera differenziata.
In generale la raccolta dei rifiuti è diventata una cartina di tornasole della vivibilità urbana. Si osservano, al solito, due Italie: un terzo dei Comuni non raggiunge nemmeno l’obiettivo del 35% da centrare nel lontano 2006. Un altro terzo invece supera abbondantemente il 50%. E 8 Comuni virtuosi – tra cui due città campane, Benevento e Salerno – hanno superato l’obiettivo di legge del 65%, «ponendo le basi per lo sviluppo di un’economia basata sul riciclo e riuso delle risorse che è una dei pilastri fondamentali dell’agenda europea per il 2020». È in grave ritardo, invece, lo sviluppo del trasporto pubblico, che anzi arretra sotto i colpi della crisi finanziaria. «Eppure – ragiona il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – è proprio la crisi economica in edilizia, la pessima qualità della mobilità urbana, le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dalle nuove tecnologie energetiche, che rendono possibile e necessario avviare concreti percorsi di rigenerazione urbana. Serve un piano nazionale che mostri una capacità politica di pensare un modo nuovo di usare e vivere le città. Purtroppo, il decreto SbloccaItalia rappresenta solo l’ennesima occasione persa».