Libero, 5 novembre 2014
Amazon vende tutti i libri a 9,99 euro e si mette contro editori e autori. Jeff Bezos, pioniere della new economy, dall’embargo su Hachette, ai razzi di Cape Canaveral, passando per Kindle Unlimited, una scelta tra 700mila titoli al prezzo di una pizza
Ben venga la tecnologia, se favorisce la lettura di saggi e romanzi, entrambi Cenerentola nella società della comunicazione. Ben venga Amazon, la macchina da guerra allestita da Jeff Bezos, pirotecnico genio della new economy, se riuscirà a legare i lettori ad un’innovativa versione online del vecchio Club del Libro: d’ora in poi basteranno 9,90 euro al mese per iscriversi a Kindle Unlimited ed aver così diritto a disporre, senza altra spesa ad un catalogo di 15 mila volumi in italiano (tra cui «La saga di Harry Potter», «Dodici anni schiavo» ed altri best sellers) su un database di 700 mila opere. «D’ora in poi – esulta Jorrit van der Maulen, vice presidente di Kindle Europe – i clienti di Amazon potranno esplorare nuovi autori, generi e libri in un modo semplice e conveniente». Basterà un clic per entrare in un universo di migliaia di titoli, che potranno essere scaricati non solo via Kindle ma anche via tablet, smartphone, iPad o pc. Provare per credere: per 30 giorni, dopo l’iscrizione presso il sito di Kindle unlimited, la prova sarà gratuita. Fin qui le meraviglie dell’offerta di Jeff Bezos, il visionario pioniere della new economy che si propone di rivoluzionare l’industria del libro, come nessuno ha fatto dai tempi di Gutenberg. Attenzione: visionario sì, ma spietato. Ne sa qualcosa Hachette, l’editore che combatte in trincea la sua guerra, probabilmente già persa, contro Amazon che ormai controlla il 40 per cento dei libri venduti sul mercato Usa: Hachette, la quarta editrice al mondo, ha rifiutato di iegarsi al diktat di Amazon che ha chiesto forti sconti sugli e book degli autori di successo per accedere alla distribuzione elettronica. Di fronte al rifiuto è scattato l’embargo: i libri di Hachette, tra la stessa trilogia di Harry Potter, sono stati consegnati per mesi con forti ritardi nonostante la protesta di circa mille autori in difesa dell’editore. Ma ci vuole ben altro per condizionare le visioni di Bezos: non è certo il profitto a breve termine o la popolarità presso gli intellettuali a condizionare le sue scelte. Per ora l’avventura di Kindle gli è costata un sacco di quattrini, come dimostra la trimestrale in rosso (473 milioni di deficit) a fine settembre, ma Bezos, che ha già investito milioni di dollari per una serie di razzi e una piattaforma a Cape Canaveral per le prossime crociere spaziali, confida che alla fine i conti possano tornare: combattere i business plan di Amazon, che può permettersi di chiudere in rosso per anni in attesa di sgominare i concorrenti, con le armi dell’editoria nostrana equivale a sfidare un bazooka con un fioretto. Fin qui il calcolo economico, che non è tutto. La platea dei bibliofili italiani, assicurano gli scettici, saprà opporre la sua diga all’avanzata del libro digitale. Ma prevalgono le «Cassandre»: che fine faranno le librerie vecchio stampo, quelle che sono sopravvissute all’avanzata dei megastores, di fronte all’offerta elettronica a suon di discount che già dilaga nelle riserve protette (vedi i libri scolastici, presto anche l’usato)? E quale autonomia avrà la cultura futura davanti ai talent scout elettronici alla ricerca di best sellers da offrire in pasto a lettori a caccia di emozioni facili? Si può ribattere che certi sociologismi facili fanno più danno della cultura di massa in tutte le sue declinazioni, compreso l’Amazon pensiero. Il che è in parte vero. Non c’è niente di male a garantire, soprattutto in tempi di crisi, una o più buone letture al mese al prezzo di una pizza. Ma le controindicazioni non mancano. Amazon, all’apparenza democratico, tende senz’altro ad omologare gli stili e a privilegiare autori ed opere già note o comunque sostenute dalla promozione, specie on line. Sarà più difficile emergere o, ancor più grave, uscire «dalla dittatura del pensiero unico», perno di una società che tutela sempre di più i diritti del cliente (che paga meno) rispetto ai lavoratori (vedi i dipendenti sotto pagati dei magazzini Amazon). Chissà, forse gli autori del futuro si organizzeranno in tipografie clandestine, come gli stampattori veneziani ai tempi della Controriforma. O i lettori reagiranno conto i ribelli di Farenheit 451. Oppure, ed è più facile, leggeranno i libri via Kindle (o concorrenti) felici di non dover più caricarsi di libri al momento di andare in vacanza: le Cassandre vanno rispettate, ma è meglio non prendele troppo sul serio.