Libero, 5 novembre 2014
Nel 2016 rischiamo un aumento delle imposte di 16miliardi dovuto dalle clausole di salvaguardia, l’impatto della manovra sull’occupazione potrebbe essere nullo, le entrate previste dalla maggiore tassazione sulle slot machine sono incerte, la perdita di gettito dovuta alla decontribuzione è ottimistica. Queste le parole di Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, e pare che nessuno lo ascolti
Le previsioni macroeconomiche del governo sono ottimistiche, nel 2016 rischiamo un aumento delle imposte di 16miliardi dovuto dalle clausole di salvaguardia, l’impatto della manovra sull’occupazione potrebbe essere nullo, le entrate previste dalla maggiore tassazione sulle slot machine sono incerte, la perdita di gettito dovuta alla decontribuzione è ottimistica. Non sono i rilievi alla manovra fatti dal capo dell’opposizione, ma quelli esposti da Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (organismo indipendente che vigila sul pareggio di bilancio inserito in Costituzione in ossequio al Fiscal compact), nella sua audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Nella sua relazione Pisauro dice esplicitamente che «le previsioni macroeconomiche programmatiche per gli anni 2016-18 appaiono ottimistiche, soprattutto per l’inclusione degli effetti delle riforme strutturali in corso di definizione». Per quanto riguarda il 2015 l’impatto della manovra sul pil sarà «di appena 0,1 punti percentuali in più, con sostanziale invarianza dei prezzi e della disoccupazione». Sui singoli provvedimenti, il presidente dell’Upb fa notare come il governo sopravvaluti alcune fonti di introiti e ne sottovaluti altre. Ad esempio, il gettito atteso dalle misure sulle slot machine, che secondo il governo dovrebbe valere circa 1 miliardo, presenta una «elevata incertezza su entità e tempistica dell’emersione» a causa dell’alto livello di contenziosi nel settore. Stessa incertezza sul bonus edilizia che potrebbe costare più del previsto, così come è «possibile una perdita di gettito superiore alla attese» per il nuovo «regime dei minimi» rivolto agli autonomi e per la decontribuzione per i nuovi assunti. Soprattutto su questo provvedimento, che secondo le stime del governo dovrebbe creare tra 800mila e 1milione di nuovi posti di lavoro, Pisauro ha fatto qualche precisazione. Da un lato il rischio è che l’impatto sull’occupazione sia nullo, nel senso che tutte le nuove assunzioni del 2015 siano contratti a tempo indeterminato che ci sarebbero comunque stati, dall’altro il rischio è che le risorse messe sul piatto dal governo non siano sufficienti e che ci possa essere una «perdita di gettito di 400 milioni nel 2015 e di 1 miliardo negli anni successivi». Per come è costruita la misura è probabile che le imprese, per usufruire della decontribuzione, spostino a inizio 2015 assunzioni che avrebbero fatto a fine 2014 e anticipino a fine 2015 assunzioni che avrebbero fatto a inizio 2016. Pisauro ha sottolineato l’impatto positivo delle misure di riduzione del costo del lavoro che abbassano il cuneo fiscale dell’1,1% per gli stipendi sopra la soglia del bonus 80euro e del 4,7% per quelli sotto, mentre per le nuove assunzioni la riduzione è del 24%. Molto più modestoè invece l’impatto sul pil dei due provvedimenti su cui il governo ha concentrato la sua campagna di comunicazione, il tfr in busta paga (+0,1%) e il bonus 80euro (+0,2%). Dopo aver presentato pubblicamente questi numeri in Parlamento e dopo averli confermati in conferenza stampa, è probabile che anche il prof. Pisauro venga inserito di default nella categoria “gufi e rosiconi”. In realtà si tratta di uno studioso serio e di orientamento neppure pregiudizialmente ostile al governo, visto che la sua nomina alla presidenza dell’Upb – un organismo indipendente che ha il compito di verificare le previsioni macroeconomiche del governo – è stata fatta proprio da questo Parlamento. Non appartiene neppure ai “super-burocrati di Stato”: è un docente di Scienza delle finanze della Sapienza e il bilancio pubblico è la sua principale area di studio. Pisauro se n’è occupato a lungo da membro della Commissione tecnica per la spesa pubblica del Tesoro, una di quelle strutture che negli anni faceva studi e proposte che nessun governo si filava. Né gufo né burocrate di Stato, Pisauro sembra piuttosto appartenere alla categoria dei commissari ignorati sulla spesa pubblica, quella di cui hanno fatto parte Enrico Bondi, Francesco Giavazzi e Carlo Cottarelli.