la Repubblica, 4 novembre 2014
Bootcamp, Bikram Yoga o Crossfit: le nuove discipline che arrivano dall’America, fanno faticare e dimagrire. Ogni anno conquistano il 30% di appassionati in più
Il nuovo mantra è soffrire. Il cuore in gola e il sudore negli occhi. L’urlo dell’istruttore così potente da rimbombare nelle orecchie. Benvenuti nei templi del fitness, dove chi si ferma è perduto. Atletici centri di tortura, simili ai campi di allenamento dei marines americani, hanno segnato il de profundis delle morbide lezioni di pilates e bollato come inutili jogging e aerobica. I guru di oggi insegnano CroosFit, BootCamp, Tribe jiujitsu, allenamenti funzionali e Bikram Yoga. Nomi dissonanti per attività che hanno tanto in comune: adrenalina, lavoro al limite, mille calorie polverizzate in un’ora (evviva), incroci tra discipline e spirito di gruppo. Perché se la fatica in solitudine è atroce, in compagnia rigenera gli animi e crea inaspettate solidarietà. Dopo l’America i nuovi sport estremi stanno assaltando l’Italia. Il BootCamp (allenamento in stile marines eseguito all’aperto) conta su una crescita del 30% l’anno, i centri di CrossFit (disciplina mista con anelli, sbarre e manubri) sono aumentati otto volte tanto, il Tribe jiujitsu (disciplina di arti marziali rivisitata in Brasile) vanta un’impennata dell’80% mentre le lezioni di Bikram Yoga (le posizioni eseguite a 40 gradi), frequentate in principio da una decina di persone, hanno cinquanta allievi per classe. Perfetto specchio dei tempi, queste discipline insegnano ad ottenere il massimo risultato praticando in velocità. E la buona notizia è che spesso hanno un inizio e una fine. Sessioni da qualche settimana bastano per vedere i risultati.Sono acceleratissimi i tempi del CrossFit, li racconta il trainer Stefano Puccianti: «Gli allentamenti permettono di bruciare anche mille calorie in 20 minuti, naturalmente partendo con un riscaldamento. È prevista una mescolanza tra sbarre, manubri e pesi, in America ci sono circa 6 mila centri ma anche da noi la crescita è esponenziale ed esiste una vera community di persone che vogliono rimettersi in forma a livello cardiovascolare ». Uno sport per pochi duri? «Assolutamente no, lo possono fare anche i bambini». Va per la maggiore anche il Tribe jiujitsu, disciplina di arti marziali rivisitata in modo occidentale. In Italia l’ha portata l’istruttore Federico Tisi: «Tradotto dal giapponese vuol dire arte della consapevolezza è molto stimolante perché aiuta a conoscere cose nuove, crea un forte senso di appartenenza e un rapporto forte con il maestro e gli altri colleghi». Tra gli effetti collaterali c’è che crea dipendenza: «Per molti diventa un’abitudine quotidiana che aiuta a dimagrire senza annoiarsi, permette di fare gli stessi sforzi degli agonisti e sta conquistando anche le donne, ormai 2 o 3 per classi di 10». Lavorare al limite è la regola del Calisthenic Training. La spiega il coach Claudio Negro: «È un allenamento funzionale che spinge il lavoro al limite ed è orientata al raggiungimento di determinate ”skills” (abilità) di forza, in Italia è arrivato da 5 anni e sta ottenendo grandi consensi». Per ottenere i risultati migliori è necessario applicarsi più volte alla settimana ed eseguire gli allenamenti dando la precedenza alla qualità d’esecuzione, piuttosto che alla quantità». Chi vuole sudare ad ogni costo farà bene a segnarsi ad un corso di Bikram Yoga. Una sequenza dinamica di 26 posizioni, e 2 esercizi di respirazione, praticate per 90 minuti in un ambiente riscaldato intorno ai 40 gradi. Si bruciano più di 600 calorie in una lezione e sta conquistando gli yogici di tutto il mondo. Tra le guru l’australiana Tessa Rottiers che spiega: «L’allenamento è scientificamente progettato per massaggiare gli organi interni, stimolare il sistema endocrino e nervoso, spinge a destreggiarsi tra sfide fisiche e mentali».Ma cosa ne pensano medici e, soprattutto, ortopedici di tanto agitarsi? «Queste nuove attività sono da accogliere comunque con un benvenuto», spiega Carlo De Biase, chirurgo specialista in ortopedia e traumatologia, «perché sono attività sportive che accendono gli entusiasmi però bisogna essere atleticamente preparati e andare in strutture professionali altrimenti si rischia di farsi male». L’approccio deve essere graduale ma, se si esagera, De Biase ha organizzato un ambulatorio ad hoc per gli incidenti sportivi presso l’ospedale San Carlo di Roma: «Bisogna lavorare per passi, lo spirito di gruppo è molto importante perché insegna a rispettare le regole e trasmette la carica del vicino ma, nello sforzo estremo, bisogna ricordarsi che non siamo tutti uguali e molti si fanno male perché sbagliano tecnicamente una posizione».a