La Gazzetta dello Sport, 1 novembre 2014
Il nuovo ministro degli Esteri si chiama Paolo Gentiloni, romano, 60 anni, sposato senza figli, giornalista professionista, appassionato di musica lirica, gioca a tennis, va matto per la cucina e infatti ebbe in passato problemi di linea
Il nuovo ministro degli Esteri si chiama Paolo Gentiloni, romano, 60 anni, sposato senza figli, giornalista professionista, appassionato di musica lirica, gioca a tennis, va matto per la cucina e infatti ebbe in passato problemi di linea.
• Come mai un nuovo ministro degli Esteri? Come si chiamava quello di prima? Non c’è sempre il governo Renzi?
Il governo Renzi c’è sempre, il ministro di prima era Federica Mogherini a cui questa estate, al termine di una gran battaglia, è stato affidato il ministero degli Esteri europeo, ossia l’incarico di Alto commissario per la politica estera. In sigla “Pesc”, ministro per la “Politica Estera e Sicurezza Comune”. Benché si sapesse fin da quest’estate che ci voleva un nuovo ministro degli Esteri, Matteo Renzi s’è fatto cogliere in un certo senso impreparato: giovedì è salito al Quirinale per proporre a Napolitano i nomi di Marina Sereni e di Lia Quartapelle (di appena 32 anni) e s’è visto bocciare tutt’e due le candidature. Napolitano voleva gente esperta e ha controproposto Lapo Pistelli, oggi viceministro degli Esteri, oppure Marta Dassù, che dirige la rivista di politica internazionale Aspenia, è cioè un pezzo grosso dell’Aspen Institut e ha, attraverso questo, solidissime relazioni internazionali. Si trattava però di due nomi impossibili per Renzi: con Pistelli non va d’accordo e c’è stato un brutto scontro all’Assemblea generale dell’Onu del mese scorso. Renzi ha tolto Pistelli dalla delegazione italiana proprio nel giorno in cui parlava Obama. Pistelli è quello scelto a suo tempo dal partito per fare il sindaco di Firenze e che Renzi inaspettatamente battè alle primarie. Quanto a Marta Dassù era viceministro degli Esteri nel governo Letta e già questo la mette in cattiva luce. Passa poi per una dalemiana, e qui la bocciatura da parte del premier è evidentemente definitiva. Alla fine è uscito fuori Paolo Gentiloni, renziano di ferro, fino ad ora membro della commissione Esteri della Camera, presidente della sezione Italia-Stati Uniti dell’Unione Interparlamentare e in tempi lontanissimi collaboratore della rivista Pace e guerra , diretta da Luciana Castellina. A quell’epoca era addirittura del Pdup. Che io sappia non ha altri titoli di politica estera. Ma è un politico di lungo corso, abile e flemmatico.
• Ma come se la cava Gentiloni con la lingua inglese? Non lo so, ma la domanda è giusta. L’ambasciatore Toscano, nel delineare il profilo del prossimo ministro degli Esteri italiano (la «job description») aveva posto tra i primi requisiti «la conoscenza non superficiale dell’inglese, ormai indispensabile lingua franca internazionale». Aveva però anche aggiunto: «Forse il criterio di riferimento potrebbe essere quello di chiedersi, ad esempio, chi sarebbe in grado di sostenere adeguatamente un faccia a faccia con Lavrov, il ministro degli Esteri russo che unisce una grande competenza ad un’ancora più grande fermezza (per non dire una vera durezza) in sede di negoziato politico».
• Gentiloni ci rimetterebbe in un corpo a corpo con Lavrov?
Non sappiamo neanche questo perché il nostro uomo ha un passato del tutto diverso. È un giornalista, ha fatto il portavoce di Rutelli quando Rutelli era sindaco di Roma, poi è stato ministro della Comunicazione nel secondo governo Prodi (2006-2008) e in quella veste preparò una riforma del sistema televisivo che Berlusconi definì «banditesca»: prevedeva il passaggio di Retequattro e di una rete Rai al digitale. Qualche notizia ci viene dai suoi compagni di scuola del Tasso, il famoso liceo romano (Gentiloni è romanissimo, discende anzi da un Gentiloni Sivierj che fu uomo di fiducia di Pio X). «Capo indiscusso del Movimento studentesco al Tasso, era un leader glaciale, deciso, di pochi gesti e nulle parole. Portava l’eskimo, i capelli lunghi, la frangetta ribelle e niente occhiali. Era alto, magro, inavvicinabile. Piaceva da morire alle ragazze, perché era un leader proletario, ma di grande famiglia». Così Giancarlo Perna. Gasparri, che andava al Tasso anche lui, definisce Gentiloni «un portatore sano di rancore».
• Gentiloni comunque non è un giovane e non è una donna.
Già. Renzi ha dovuto contravvenire a due principi che sembravano irrinunciabili. Il governo è definitivamente sbilanciato sul lato maschile, nonostante la nomina della bersaniana Paola De Micheli sottosegretario all’Economia, bilanciata però da quella di Davide Faraone alla Pubblica Istruzione.
• Il problema più urgente per il nuovo ministro?
Credo la questione Ucraina. Poroshenko e Putin stanno raggiungendo un accordo sulle forniture di gas imperniato sul fatto che i cinque miliardi che l’Ucraina deve alla Russia saranno alla fine pagati da noi della Ue.