La Stampa, 31 ottobre 2014
Come se fosse primavera, fioriscono ancora i narcisi, liberi e disordinati. Sono piante che non sopportano cadenze, file e ranghi: ma attenzione alle buche. Meglio farle profonde, sotto le zolle superficiali
Anche se già un po’ in ritardo, si possono ancora piantare i bulbi a fioritura primaverile: come le cipolle, l’aglio e i porri, i loro odorosi e ottimi parenti da orto, i tulipani, i narcisi, i giacinti e tutti gli altri cugini da giardino amano suoli leggermente sabbiosi, temendo più di tutto i ristagni d’acqua.
Per il genere di giardino che prediligo (e dunque consiglio), quello ordinato nel suo disordine, facile di governo e sano di salute, narcisi e bucaneve mi sembrano i più adatti. Sono piante libere, fascinosamente anarchiche, che aborrono cadenze regolari, file e ranghi. In quanto al modo di piantarli, va detto qualcosa di più di quello che viene normalmente riportato dai rivenditori: un buco qua ed un buco là, con quella specie di punteruolo che viene spesso consigliato. Per i terreni d’Italia è decisamente rischioso: è troppo poco. Queste buchette appena accennate vanno bene nelle ultra-leggere e sabbiosissime terre d’Olanda: da noi è necessario qualche sforzo in più.
Un leggero ma deciso colpo di zappa, che riesca ad infrangere le zolle superficiali, ben più compatte e cotte dal sole di quelle dei «polders». Piantare i bulbi in disordine non è difficile: bisogna solo fare attenzione a che il disordine sia veramente tale. Come Burle Marx insegnava, il «disordine vegetale» deve essere figlio di ripetute e assimilate osservazioni della natura, e possibilmente ritmato da fitte concentrazioni e da casuali vuoti. E soprattutto mai succube di bordi e di bordure.
In quanto ai bucaneve, se ne è già parlato in questa rubrica il 24 gennaio dello scorso anno ed è forse inutile ripetersi. Al contrario vorrei ricordare come e perché il narciso «Or de Janvier» sia uno dei miei preferiti: è robusto, fiorisce in anteprima. Precoce, solitario e puntuale, batte tutti gli altri narcisi di un buon mese (nomen omen). Mentre più tardivo, profumato, ed elegantissimo è il vecchio narciso, quello dei poeti (Narcissus poeticus), che è poi quello delle nostre valli: ama più il fresco del caldo e l’umido più del secco, ma esige un buon drenaggio (come tutti i narcisi).
Parente prossimo è il prosperoso Narcissus «Actaea», anch’egli profumato, bianco con il suo irrinunciabile «pheasant’s eye», l’occhio di fagiano: qui in giardino è la gloria di inizio primavera. Tra metà marzo e metà aprile, soprattutto se piantati in un versante fresco e possibilmente esposto a nord, fioriscono a lungo.
Come sa ogni buon giardiniere, di narcisi e di giunchiglie non c’è che l’imbarazzo della scelta: da quelli in miniatura (dai quindici centimetri in su) a quelli alti e spavaldi, che possono raggiungere anche i sessanta centimetri. Come purtroppo si deve constatare, le piogge più recenti, anche quelle primaverili, stanno diventando sempre più tropicali e violente: è importante che tutte le bulbose, e non soltanto loro, abbiano un gambo forte e robusto, in modo che non vengano schiacciati a terra in piena fioritura.
Premesso che il bravo giardiniere sa ben diffidare dalle varietà a fiore troppo grande, troppo doppio e soprattutto troppo pesante. Precauzione che l’estetica dovrebbe da parte sua già suggerire: il narciso «a cavolo» non è mai bello, così come non lo sono il tulipano a peonia o il giacinto a fiore grande e pesante. Tutte piante, queste, che andrebbero comunque «tutorate» con cannette, fili e soprattutto con molto tempo e molta pazienza.
Tra quelli a fiore leggero e «spargolo» come un grappolo d’uva con i chicchi radi, sempre bellissimi sono poi il Narcissus «Thalia», dal fiore bianco candido, e il Narcissus «February Gold», tra i più robusti e precisi nella fioritura, ambedue amati (e molto piantati) nei giardini, dal grande Russell Page. Alcuni cespi piantati vent’anni fa qui crescono quieti e tranquilli di primavera in primavera. Se soddisfatti del posto, i narcisi, un po’ come tutte le piante bulbose, si moltiplicano senza bisogno di aiuto, tranquilli e facili, senza far troppo chiasso.