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 2014  ottobre 30 Giovedì calendario

La caduta della Juventus a Genova e l’aggancio della Roma alla vetta, la salvezza in extremis di Mazzarri e il buio pesto di Donadoni, il ritorno dell’arbitro Rocchi e l’addio a Sibilia e Ingesson, l’anello Nba di Belinelli

Il meglio dalle pagine sportive dei giornali di oggi.
 
La Roma riaggancia la Juventus
La nona giornata della Serie A ha visto l’aggancio della Roma alla Juventus in testa alla classifica grazie alla vittoria dei giallorossi sul Cesena (2-0) e alla sconfitta dei bianconeri in trasferta contro il Genoa (1-0). Pareggiano Milan e Napoli mentre vince su rigore al novantesimo l’Inter di Walter Mazzarri. In fondo alla classifica perde di nuovo il Parma di Donadoni mentre il Palermo supera di misura il Chievo.
 
Mario Sconcerti sul Cds: «La Juve ha perso male ma non immeritatamente. Ha inseguito troppo il Genoa sulla sua strada, agonismo e corsa, non ha cercato il gioco. Ha commesso quasi un peccato di generosità, o forse solo di assuefazione. Nelle ultime stagioni non sarebbe successo e non avrebbe perso. Una differenza riusciva a esprimerla. Oggi sono cambiati gli avversari, è cresciuta una nuova borghesia del calcio che non ha la forza di eliminare gli avversari ma di fermarli sì. Infatti sono almeno otto le squadre in corsa per il terzo posto».
 
Gigi Garanzini sulla Sta: «Mai di mercoledì. È la terza sconfitta infrasettimanale consecutiva per la Juventus, dopo quelle di Madrid e di Atene. Pesa meno delle altre due, perché il campionato dura sei volte tanto un girone di coppa, ma è certamente più amara, perché arrivata proprio quando la Juventus stava finalmente provando a vincere una partita difficile ma senza rischi concreti. Buffon aveva sino a lì celebrato le sue 500 partite in bianconero senza sporcarsi i guanti. E dopo le due prodezze consecutive del possibile erede Perin su Morata non ha avuto margini su quella traiettoria impazzita che ha condannato la Juve alla prima sconfitta in campionato, e rilanciato la Roma in testa al suo fianco».
 
Gianni Mura su Rep: «L’Inter fa 6 punti con due rigori di Icardi. I problemi non sono risolti, anzi, ma la classifica è meno arcigna: a un punto dal terzo posto l’Inter, a un punto dal Milan che pareggia a Cagliari. Gioca meglio il Cagliari, Inzaghi assembla punte e mezze punte ma è un numero individuale di Bonaventura a far tornare i conti. Quanto al Napoli, se si sbagliano gol come ha fatto Callejon è duro dar la colpa all’allenatore».
 
Niente fischi per Mazzarri, merito dello speaker
La serata di Walter Mazzarri a San Siro era iniziata senza fischi, tutto il merito è dello speaker di San Siro che non ha annunciato il nome dell’allenatore, come al solito, dopo la lettura della formazione dell’ Inter. L’ufficio stampa del club nerazzurro ha subito precisato che il nome del tecnico non è stato saltato, ma pronunciato prima di quello dei giocatori. E pazienza se nessuno l’ha sentito [franco Fiocchini, Cds].
 
Il ritorno a Torino dell’arbitro Rocchi
L’arbitro Rocchi è tornato a Torino ventiquattro giorni dopo la sciagurata direzione di Juve-Roma. Ieri ha diretto Torino-Parma.
 
Figc, Lotito ribadisce l’ipotesi scissione
Claudio Lotito parla di «cannibalismo» nei confronti del calcio, dopo il taglio di 25 milioni da parte del Coni, mentre il presidente Figc Carlo Tavecchio è tornato a Ponte Lambro e sarà a Roma solo domenica. Le trattative con Malagò, quindi, avranno inizio dalla prossima settimana. Tavecchio ha fissato l’ultima data utile al 14 novembre, quando il consiglio federale deciderà la risposta da dare al Coni. Molto duro il consigliere Lotito ai microfoni di TgCom 24: «La possibilità di uscire dal Coni è una scelta che compete all’organismo nella sua totalità, non a una singola personalità. Se uno vive in un sistema e in questo sistema si crea un cannibalismo a danno di una componente e non è più in grado di assolvere quel compito per cui è stato costruita, non se ne esce dal Coni, di fatto viene estromessa dal Coni. I tagli andrebbero a colpire tutti i settori dilettantistici» [Fulvio Bianchi, Rep].
 
Addio a Sibilia, presidente-padrone dell’Avellino
Ieri, una settimana prima di compiere 94 anni, è morto Antonio Sibilia, presidente dell’Avellino dal 1970 al 2000 (a fasi alterne). Padronale («Io accatto, io pago, io comando»), collezionista di gaffe («Il portiere vuole i guanti? No, o a tutti o a nessuno»), dai metodi singolari («A quel giocatore piacciono assai le donne, annullo il contratto»).
 
Ricorda Fulvio Bufi sul Cds: «A Salvatore Di Somma, capitano dell’Avellino, che si presentò da lui per chiedere il premio per la promozione in serie A, Antonio Sibilia rispose: “E che volevate giocare per perdere?”. Quello capì che era inutile insistere, ma col tempo capì anche che il presidente lo aveva trattato bene. A un altro che pure si sedette di fronte a lui con l’intenzione di fargli cacciare soldi, il procuratore di Juary Dario Canovi, mostrò una calibro 44. Non gliela puntò, semplicemente la tolse dalla fondina e la appoggiò sulla scrivania. “Quando sto seduto mi dà fastidio”, disse. E Canovi abbassò le pretese».
 
«Esilarante eloquio dialettale (fino a spingersi a personali neologismi, come l’escamotage tradotto in scampotaggio) e indubbio fiuto calcistico. Più che i calciatori, sceglieva i collaboratori. Soprattutto, Franco Landri (“una volta prendemmo 6-7 giocatori dal Lecce in crisi economica: li rivendemmo in giornata guadagnandoci su”), poi la scoperta di Pierpaolo Marino. Gli altri consigliavano, lui comprava, a prezzi contenuti» (Ivo Romano sulla Sta).
 
Si è spento Ingesson, dal campo alla malattia
È morto a 46 anni dopo cinque di malattia l’ex centrocampista svedese Klas Ingesson, colpito dal mieloma multiplo. Cosimo Cito su Rep: «Aveva giocato dovunque: in Svezia, Belgio, Olanda, nello Sheffield Wednesday. Con la Svezia aveva chiuso al terzo posto quel romanzo che si chiamò, vent’anni fa, Usa ’94. Lo prese un Bari disperato, arrivò a novembre – allora per il mercato di riparazione non si aspettava gennaio – in una squadra che aveva la peggior difesa e il miglior attaccante, Protti, di tutta la serie A. Si piantò come una quercia al centro di una squadra folle, fu il cervello e il martello di notti memorabili, come quella di un 4-1 all’Inter con un suo gol, il primo dei dodici con la maglia del Galletto».
 
Consegna degli anelli Nba per gli Spurs di Belinelli
Racconta Flavio Vanetti sul Cds: «Luci stroboscopiche sui campioni, nella AT&T Arena di San Antonio stracolma come nel giorno del trionfo su Miami, e lacrimucce sul viso: “A momenti mi scendevano: è stato emozionante perché quegli istanti hanno riassunto l’inseguimento a un obiettivo che dura da 28 anni, cioè da quando sono nato” dice Marco Belinelli alla fine della festa per la consegna degli anelli Nba agli Spurs e al termine del duello vinto sul filo del rasoio contro Dallas (101-100) nell’apertura della stagione: «La cerimonia ha chiuso il passato: ora si volta pagina, troveremo avversari pronti alla guerra e noi dovremo essere bravi a cambiare restando noi stessi». E l’anello da campione? «Per una notte ci dormirò assieme».
 
Domenicali passa all’Audi
Dal 1º novembre Stefano Domenicali lavorerà per l’Audi. L’ex capo della gestione sportiva della Ferrari si occuperà di nuovi settori nell’ambito dei servizi e della mobilità. Domenicali, 49 anni, aveva lasciato la direzione del Cavallino in aprile dopo il Gp del Bahrein. In questi mesi era stato contattato dal Milan, ma ha preferito l’offerta del gruppo Volkswagen [Sta].