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 2014  ottobre 30 Giovedì calendario

Per sostituire Federica Mogherini alla guida del ministero degli Esteri Renzi punta su una donna: Marina Sereni e Lia Quartapelle le favorite. Nella lista dei candidati anche Lapo Pistelli

Questa mattina Matteo Renzi salirà al Colle e insieme al presidente Napolitano deciderà il nome del nuovo ministro degli Esteri. L’incontro inizialmente ipotizzato per ieri, è slittato per problemi di agenda. Ma ora il tempo stringe, Federica Mogherini, da sabato Lady Pesc, questa mattina si dimetterà da parlamentare e quanto prima dovrà anche lasciare la poltrona ministeriale. Al momento la partita per la sua successione sembra un derby tra il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, e la vicepresidente della Camera, Marina Sereni. In corsa anche la trentaduenne Lia Quartapelle, che però alla Farnesina potrebbe sbarcare come viceministro con delega alla Cooperazione internazionale.
La vulgata vuole che Renzi voglia nominare una donna a capo della diplomazia italiana in modo da mantenere la parità di genere all’interno del suo governo, un vero marchio di fabbrica. Se in corsa resta anche Elisabetta Belloni, direttore generale per le risorse umane del ministero, si vocifera che Renzi tenga coperto un nome femminile a sorpresa. Certo è che peserà anche il giudizio di Napolitano, che vuole una personalità di spessore ed esperienza. Nelle scorse ore era circolato anche il nome Montezemolo, ma le sue quotazioni non sembrano decollare.
Risolto il nodo della Farnesina, il premier dovrà rimettere la testa sulle riforme per scoprire che la posizione di Forza Italia è cambiata. Berlusconi nei colloqui di questi due giorni con dirigenti di partito ha mostrato più di un ripensamento. «Dobbiamo prendere tempo, rinviare il più possibile la partita della riforma elettorale, bisogna chiudere a Renzi quella finestra di primavera per il voto anticipato » è la strategia confidata a pochi intimi. L’ex Cavaliere ritira perciò la disponibilità offerta a Renzi per il premio alla lista. «Se proprio vuole tirare la corda e approvare subito l’Italicum, noi non ci stiamo, si vada al voto con il Consultellum» è la sfida che Berlusconi è pronto a lanciare: il proporzionale puro, convinto che a Fi convenga. Ma i deputati riuniti ieri in assemblea non erano affatto concordi sulla svolta, non fosse altro perché il Consultellum prevede le preferenze.
Il fatto è che sembra offuscato in questa fase il ruolo del mediatore, Denis Verdini. I contatti con Renzi si sono affievoliti, ma anche alla corte di Arcore sembra che il senatore forzista sia caduto in cono d’ombra. Al gruppo di Palazzo Madama temono “nuove” non buone sulla sua già grave vicenda giudiziaria: rinviato a giudizio per presunta bancarotta fraudolenta del Credito cooperativo fiorentino. Se così fosse, l’ambasciatore perderebbe le sue credenziali tanto con Renzi che con Berlusconi.