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 2014  ottobre 29 Mercoledì calendario

Il prontuario del premier per tagliare fuori i sindacati dal Web ai vertici lampo

Rispetto ai leader del centrosinistra che l’hanno preceduto Matteo Renzi ha mutato radicalmente il lessico delle relazioni con il sindacato. Ecco le sue parole-chiave.
Disintermediazione
L’assonanza con la definizione di «corpi intermedi» conferisce a quest’espressione un ruolo centrale nel racconto renziano. I gruppi dirigenti sindacali non vengono aggregati al popolo ma sono equiparati alle varie élite — come quella giornalistica e intellettuale — che subiscono un processo di ridimensionamento della loro funzione, dovuto anche all’avvento della Rete e al boom della comunicazione orizzontale. Appena può, il premier va direttamente a visitare le aziende, per dimostrare come per fare i conti con i problemi dell’economia reale non occorra passare dalle forche caudine sindacali e dipendere dalla loro visione dei fatti.
«Mandatemi una mail»
In questo caso Renzi gioca da Maramaldo, sapendo che il nuovo tridente di Cgil-Cisl-Uil ovvero Camusso-Furlan-Barbagallo non fa certo parte della comunità degli smanettoni, usa la carta della superiorità tecnologica. Vuole farli apparire datati. Ma soprattutto con la mail toglie al sindacato l’arma della teatralità. La rappresenta-zione degli interessi dei lavoratori viene automaticamente depotenziata dalla mancanza di un palco e di un pubblico. Il tutto diventa comunicazione privata e suggerimento, come quello che in albergo un cliente imbuca nell’apposito box per consigliare al gestore di curare meglio la stanza o di riparare l’asciugacapelli.
Un’ora sola ti vorrei
Il premier ha contingentato i tempi degli incontri con i sindacati e la Cgil ha risposto ripescando una canzone del 1938. Da logorroico Renzi però riconosce bene i suoi simili e in più sa che per argomentare qualsiasi punto di vista un sindacalista ci mette il triplo del tempo di un normale individuo. Non si sa esattamente quando, ma il laburismo ha clamorosamente litigato con Crono, il dio del tempo e da allora riunioni e negoziati durano all’infinito. In più di qualche caso i contratti vengono firmati in overtime dopo che — come si dice in sindacalese — sono state fermate le lancette. Mettere un limite-orario alle sedute con le parti sociali vuol dire amputarne l’efficacia e dimostrare che le delegazioni sindacali sono pletoriche e inconcludenti.
«Fatevi eleggere»
Il sindacato per Renzi deve parlare con le imprese e non impicciarsi della politica economica che resta prerogativa del governo e del Parlamento. Pur essendo un ex dc di formazione cattolico-sociale il premier ha rotto con la concertazione e il collateralismo e ha invece mutuato due concetti dal craxismo, il rifiuto del corporativismo e il decisionismo. Le istituzioni rispondono agli elettori e non alle parti sociali e la legittimazione passa dal suffragio universale. In questa visione i sindaci, anche loro usciti dalle urne, sono più funzionali dei sindacalisti per mettere in connessione interesse generale e ragioni delle comunità locali. E poi siccome il renzismo si fida più delle esperienze che delle culture politiche fa premio per lui esser stato sindaco.