Il Sole 24 Ore, 29 ottobre 2014
La Cina corre in aiuto della Russia: accetterà pagamenti in rubli. Sempre più stretti i legami economici tra i due Paesi dopo le sanzioni di Ue e Stati Uniti contro Mosca
Vladimir Putin, a novembre, accoglierà a Mosca il primo ministro cinese Li Keqiang che gli restituirà la visita appena fatta portandogli in dono uno swap rublo-yuan. È la prova definitiva di quanto le valute stiano giocando un ruolo essenziale nelle relazioni tra Cina e Russia.
Un ulteriore segnale di quanto sia vicino il clearing con lo yuan, che Pechino vuole internazionalizzare anche con l’alleato russo.
Anton Siluanov, ministro delle Finanze russo, ai primi di giugno aveva rivelato che le banche centrali russa e cinese concordano sulla possibilità di utilizzare swap per pagamenti all’export in valuta nazionale.
L’obiettivo comune, per diverse ragioni, a Mosca e Pechino, è quello di dribblare l’uso del dollaro Usa.
È quanto sta succedendo anche a livelli di scambi commerciali, non è un caso che Obuv Rossii, gigante della distribuzione russa delle scarpe, abbia appena siglato un contratto da 400 milioni di rubli, fino al 2018, con un grosso fornitore cinese e con la banca russa Vtb a fare da intermediario. Questo sarà il primo di una lunga serie di accordi per pagamenti in rubli siglati tra società russe e partner commerciali cinesi nella moneta russa.
Crisi e instabilità nel mercato globale dei cambi costringono Mosca a considerare la necessità di fissare il rischio di fluttuazioni valutarie in dollaro Usa/euro e di trasferire nel settore valutario l’esperienza positiva degli scambi nel commercio transfrontaliero.
Inoltre, Gazprom si è accordata per forniture di greggio a Pechino in rubli. Si tratta del deal da 400 miliardi di dollari per il gas siberiano siglato a Shanghai tra Mosca e Pechino, di durata quarantennale. Russia e Cina hanno chiesto a Gazprom e a China National Petroleum Corporation (CNPC) di utilizzare le valute nazionali per le forniture alla Cina di gas naturale.
Nell’accordo è scritto espressamente che «le parti danno il benvenuto e incoraggiano l’uso da parte delle organizzazioni autorizzate della moneta nazionale tra la Federazione Russa e la Repubblica popolare cinese per gli insediamenti previsti nel settore energetico».
Le banche centrali dei due Paesi sono pronte quindi ad eseguire operazioni utilizzando il rublo. Il che permette alle controparti russe che vogliono commerciare in yuan, un maggiore utilizzo della moneta cinese.
Dal 2010 Mosca e Pechino cercano di definire una quotazione diretta rublo/yuan aprendo alla decisione di quotazioni parallele tra i mercati interbancari di Shanghai e Mosca. Non è stato un processo semplice, né immediato. Gli analisti finanziari cinesi considerano queste mosse un graduale rifiuto dell’uso del dollaro nelle transazioni con la Cina, una tendenza sempre più ampia nel mondo per rendersi autonomi dalla divisa statunitense.
I rapporti valutari oggi sono regolamentati da accordi tra la Banca di Russia e People’s Bank of China. Il volume dei pagamenti in rubli dei contratti russo-cinese di import-export nel 2013 è aumentato dell’82%, nel 2014 l’importo era più vicino a un miliardo di dollari. Il volume dei pagamenti nei contratti bilaterali in yuan nel 2013 è cresciuto del 25%, nel 2014 l’importo totale dei pagamenti in renminbi inizia ad avvicinarsi al miliardo di dollari. Questo è solo l’inizio, le sanzioni inflitte alla Russia stanno avendo l’effetto di spingere ancora di più il pedale sull’abbandono del dollaro, specie quando gli Stati Uniti hanno usato la sua leva finanziaria sulla Russia nella sua politica di sanzioni.
Nel 2014, circa il 20% di tutti gli insediamenti del commercio transfrontaliero era realizzato direttamente in rubli e yuan, specie nella provincia di Heilongjiang dove di recente i due Paesi hanno introdotto facilitazioni doganali importanti. Non solo. Sempre quest’anno il trading sulle borse dei due Paesi nelle valute rublo/yuan giornaliere è aumentato di ben sei volte.
Oggi le aziende russe non riescono ancora a creare società in Cina interamente russe, manca il framework giuridico, è un tema al quale si sta lavorando. C’è da chiedersi cosa succederà quando questo sarà possibile e le aziende russe potranno muoversi con un’agilità davvero incomparabile rispetto a quelle di altri Paesi stranieri.