il Fatto Quotidiano, 29 ottobre 2014
McDonald’s e Barbie in crisi per colpa della ripresa economica e del politicamente corretto. Due simboli americani in declino per via della concorrenze e dei modelli sociali che cambiano
A volte non servono elezioni, nuovi presidenti, grandi campagne di sensibilizzazione per cambiare il volto di un paese. A volte, il cambiamento avviene quasi “silenziosamente” e quando si è realizzato ce ne rendiamo conto perché ciò che, fino a ieri, ci “rappresentava”, oggi, non esiste più. Questo è, difatti, proprio quello che potrebbe succedere negli Stati Uniti dove, due dei simboli meglio riconoscibili a livello globale, potrebbero, in un futuro prossimo, addirittura scomparire.
Si parla di McDonald’s, la catena di fast food più famosa al mondo e della bambola “reginetta di tutte le bambole”, la celeberrima Barbie, compagna fedele di generazioni di bambine, amata e detestata con la stessa passione e veemenza. Gli americani, improvvisamente, ma neanche troppo, sembrano aver smesso di amare entrambi e di essersi appassionati a prodotti simili, ma alternativi. I profitti di McDonald’s, a esempio, alla fine di settembre, hanno fatto registrare un calo del 30%, segnando un record negativo per il 4° trimestre consecutivo. Le azioni della catena di fast food sono scese del 5,2% facendo apparire sempre più vicina la possibilità di una chiusura in perdita, evento che si è verificato solo un’altra volta negli ultimi dieci anni.
A determinare il declino, al momento inarrestabile di McDonald’s, è stato prima di tutto l’intensificarsi della concorrenza rappresentata da catene come Burger King e Wendy’s che sono state rafforzate dagli ingenti capitali delle banche di investimento. Non vanno poi sottovalutate le questioni di politica estera con il governo russo che, adducendo ragioni “sanitarie”, nei giorni piu’ difficili della crisi ucraina, ha ordinato la chiusura di 5 McDonald’s senza lasciar capire quando potranno tornare in attività.
Ci sono poi ragioni più squisitamente economiche legate all’aumento del prezzo della carne dovuto, in particolare, al persistere del virus della “mucca pazza” e, di conseguenza, all’aumento del prezzo dei menù offerti dal fast food. Non va dimenticato, inoltre, un nuovo trend che si sta diffondendo nel paese legato all’ alimentazione “sana” e ai prodotti biologici che hanno reso il McDonald’s, soprattutto nella grandi città americane, sempre meno invitante.
Stesso destino quello della Barbie che, con il calo delle vendite del 21% fatto registrare a settembre, fa segnare un nuovo minino, dopo il - 15% del trimestre precedente. Quella che una volta era la punta di diamante della produzione Mattel, dunque, rischia di trascinare l’intera nave ammiraglia in acque molto turbolente se non si riesce a pianificare in modo da assicurare un’inversione di tendenza, soprattutto ora che la Walt Disney è pronta ad affidare la licenza per la produzione del modello “Frozen” alla Hasbro.
E se e vero che la vendita delle bambole, in generale, è calata, dal momento che i bambini preferiscono i giochi elettronici, è anche vero che la Barbie è quella che fa registrare le perdite maggiori, contro un meno preoccupante -7% dell’altrettanto famosa American Girl Doll. Questo perché la bionda e longilinea Barbie, eterna fidanzata del “belloccio” Ken, rispecchia sempre meno il mondo “ideale” delle bambine che, finalmente, hanno le stesse opportunità dei maschietti di accedere a giochi che siano anche istruttivi e che non evochino un modello ormai vetusto (e da archiviare) di donna.