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 2014  ottobre 28 Martedì calendario

Gattuso resta all’Ofi Creta, a convincerlo un sit-in notturno dei tifosi sotto casa sua. «Ricominciamo più forti e uniti che mai ma io voglio allenare. Non sono qui per fare il presidente». Anche perché la squadra greca deve fare i conti con un budget di un milione, staff tecnico incluso. Alcuni giocatori guadagnano 1.200 euro al mese e vengono pagati quando capita

«Troppo facile allenare il Milan». Seguendo questa specie di litania interiore Rino Gattuso è andato a cacciarsi in una serie di situazioni l’una più contorta dell’altra. 
A Sion si è gettato nelle braccia di Christian Costantin, la traduzione elvetica di Maurizio Zamparini, che dopo averlo promosso giocatore-allenatore lo ha esautorato in tempi rapidi. A Palermo (estate 2013) ha abboccato alla corte di Zamparini, l’equivalente nostrano di Costantin, con il risultato di finire a spasso dopo sei partite di campionato. A Creta, ove si trova tuttora e non certo per sfruttare i bagni di mare fuori stagione, stanno invece mettendo a dura prova la sua proverbiale resistenza. 
In questo caso al presidente di turno (Ioannis Kourakis) non è mai passato per la testa di esonerarlo. Anzi: ha rischiato lui stesso di essere esonerato dai tifosi dopo che, domenica sera, in coda alla sconfitta con l’Asteras, la notizia delle dimissioni dell’ex mastino rossonero aveva fatto il giro dell’isola in un amen. 
«Troppo facile allenare il Milan». Però stavolta a Rino il sospetto di avere tirato troppo la corda in questa sua quasi masochistica ricerca dei percorsi di guerra da superare è venuto eccome. L’Ofi, club con la salvezza al posto dello scudetto come ragione sociale, sta infatti vivendo una realtà romanzesca che i numeri possono soltanto parzialmente chiarire. 
A Creta tutto deve infatti quadrare con un milione di euro, salario dello staff tecnico incluso, e ben 12 giocatori della rosa guadagnano 1.200 euro al mese, più o meno la soglia della sopravvivenza. Se poi gli stipendi vengono pagati quando capita, ecco spiegate le dimissioni di Ringhio, stufo di metterci la faccia davanti ai suoi ragazzi. 
A convincerlo a innestare la retromarcia hanno provveduto un sit in notturno sotto casa e cinque ore di assedio ieri mattina al campo di allenamento: i tifosi non volevano che se ne andasse. Così, «dopo lunghe discussioni con la dirigenza», il Nostro ha infine deciso di ritirare le dimissioni arringando la folla: «Ricominciamo più forti e uniti che mai ma io voglio allenare. Non sono qui per fare il presidente» .