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 2014  ottobre 27 Lunedì calendario

Grandi lavori in casa Unipol. Carlo Cimbri deve decidere entro giugno se fare l’ad di Ugf o della compagnia operativa. E poi c’è da riordinare la struttura «bizzantina» del capitale

Grandi lavori in casa Unipol. Sulla carta c’è tempo fino al giugno prossimo, ma non è escluso che a Bologna vogliano anticipare qualche mossa, anche solo come annuncio, e magari farla coincidere con qualche passaggio formale importante, come l’assemblea di approvazione del bilancio. Il cantiere della governance non è l’unico: Carlo Cimbri ha più volte dichiarato che entro l’anno voleva mettere mano a una proposta di modifica della struttura «bizantina e irrazionale» del capitale, che attualmente vede per Unipolsai azioni ordinarie e ben due tipi diversi - e molto diversi - di azioni di risparmio. V isto che non sono scelte di poco conto, sul mercato si è cominciato a speculare sul fatto che i cantieri di revisione della governance potrebbero partire già entro la fine dell’anno. Mere illazioni? E’ possibile, ma intanto la fantasia corre e qualche idea sembra più radicata di altre. La prima è dove andrà a posizionarsi Carlo Cimbri - al più tardi nel giugno prossimo quando dovrà ottemperare al precetto dettato ancora dall’Isvap, nel giugno del 2012, all’epoca in cui dette il disco verde all’acquisizione del controllo di Premafin da parte di Unipol Gruppo Finanziario (Ugf). Sembrano passati mille anni ma è l’altroieri; e per certi versi sono ancora evidenti le ferite di quella mega fusione tra il mondo Unipol e quello Fonsai, come si vede dall’indagine con l’ipotesi di aggiotaggio per laquale risultano iscritti al registro degli indagati Cimbri, Roberto Giay, responsabile legale della compagnia bolognese, l’ex presidente del cda di Milano Assicurazioni, Fabio Cerchiai, e l’ex presidente del cda di Unipol Assicurazioni, Vanes Galanti. Solo da gennaio di quest’anno invece sono stati perfezionati i passaggi societari che hanno portato Ugf a controllare il 63% di UnipolSai, il gruppo assicurativo nato dalla fusione a quattro tra Unipol Assicurazioni, Premafin, Fondiaria e Milano. Già nel momento di porre le basi di quell’alleanza, nel giugno 2012, l’Isvap mise alcuni paletti, tra cui il fatto che il numero uno Carlo Cimbri non avrebbe dovuto guidare contemporaneamente controllante e controllata. Più in particolare, era stato decretato (18 mesi dopo l’efficacia della fusione) che venissero nominati «due ammini-stratori delegati distinti» nelle due entità. Al momento, in attesa delle mosse ufficiali, le scommesse univoche sono per il fatto che Cimbri scelga di restare sulla plancia di comando dell’ammiraglia che controlla tutto il gruppo, quindi di mantenere la carica di ad in Ugf, lasciando l’incarico analogo a valle, in UnipolSai, ad un nuovo ammini-stratore delegato, molto probabilmente proveniente dalle file interne (sono girati anche i nomi di Enrico San Pietro, vice direttore generale e responsabile area Danni e di Alfonso Galante, pianificazione strategica, di provenienza Mediobanca, ma non è detto che siano davvero quelli giusti). Ma Cimbri sarebbe davvero disposto ad uscire dall’orbita della controllata operativa? Secondo quanto scrive il Sole 24 ore l’attuale ad potrebbe fare un passo laterale, più che indietro, per approdare alla presidenza di UnipolSai. Un’ipotesi che rispetta la lettera delle indicazioni dell’allora Isvap, anche se bisognerà verificare se è consona all’interpretazione che ne darà l’Ivass. La quale, in una lettera del 25 luglio 2013 - e riportata nell’Integrazione al Documento informativo in vista della fusione aveva rincarato la dose delle “ prescrizioni” estendendole ai controlli sugli investimenti (chiedendo di alleggerire la posizione sugli strutturati) e alle politiche di remunerazione dei soci (i dividendi). Ma, soprattutto, aveva specificato i “rimedi” da prendere sotto il profilo della governance: oltre a vietare il doppio incarico da amministratore delegato, l’Ivass chiedeva anche l’estensione del numero dei componenti del comitato esecutivo «nonché un sistema di deleghe diretto a riequilibrare i poteri dei vari organi sociali»; inoltre, veniva chiesta l’istituzione di un comitato nomine, «la cui composizione risulti in linea con la normativa delle società quotate». Misure, queste ultime, che verranno realizzate a valle della nomina del nuovo cda. Resta da capire se un presidente, anche senza deleghe, possa essere considerato sufficientemente non operativo da non configurare una continuità tra controllante e controllata, ma certo il ruolo fin qui svolto dal top manager è tale che è difficile pensarlo - anche da presidente - del tutto avulso dalla gestione. L’altro tema sul tappeto è il riordino della struttura del capitale, attualmente diviso tra azioni ordinarie, azioni risparmio A (le “vecchie” risp Fonsai) e azioni risparmio di tipo B (quelle emesse al momento dell’aumento di capitale Fonsai, nell’ambito del progetto che poi sarebbe sfociato nella fusione a quattro). «Cimbri ha definito più volte “bizantina” questa struttura del capitale - spiega Dario Trevisan, rappresentante comune degli azionisti risp. A - ed ha detto di volerci mettere mano entro la fine dell’anno: ora ci sono tutte le condizioni, auspico una presa di posizione ufficiale a breve». La questione non è di semplice soluzione e i rapporti tra le diverse classi di azionisti hanno vissuto anche momenti molto tesi (tuttora è in corso un procedimento e l’udienza istruttoria si terrà in novembre, perché le risparmio A hanno impugnato la delibera di raggruppamento delle azioni e la disciplina dei dividendi). Le risparmio di tipo A sono 1,3 milioni (su 2,275 miliardi di titoli ordinari) ed hanno una capitalizzazione complessiva di circa 270 milioni, mentre le risparmio di tipo B sono 377 milioni di pezzi (di cui circa il 67% è in mano a Unipol) ed hanno un valore di mercato intorno ai 770 milioni (le ord. valgono grosso modo 4,6 miliardi). A Piazza Affari le risparmio B quotano pochi centesimi meno delle ord, facendo quindi presupporre un possibile concambio alla pari. Tutt’altro invece il valore delle risp. A, frutto di un raggruppamento 100 ad 1. Trattandosi di pochi titoli, una loro conversione più o meno generosa sposterebbe solo qualche decina di milioni, mentre la diluizione a livello di capitale ordinario, ipotizzando la conversione di entrambe le risp, dovrebbe essere di circa il 2-3%. Succederà qualcosa da qui a fine anno? Qualcuno si aspetta qualche annuncio in occasione del cda del 13 novembre; di sicuro in quel consiglio si approveranno i conti dei primi 9 mesi. Che dovrebbero vedere la contabilizzazione di una parte della plusvalenza realizzata vendendo i premi ad Allianz. In generale, il settore assicurativo sta vivendo un buon momento (i sinistri dichiarati dal 2009 ad oggi sono scesi del 30%) però occorre tener presente che le tariffe dei premi sono ancora in discesa. 1 2 Qui sopra, Fabio Cerchiai (1) presidente di UnipolSai e Adriano Turrini (2), presidente e ad di Finsoe Qui sotto, Carlo Cimbri, amministratore delegato di UnipolSai Qui sopra, la sede di Unipol in Via Stalingrado a Bologna A sinistra, l’andamento del titolo Unipolsai e i principali azionisti