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 2014  ottobre 27 Lunedì calendario

L’arrivo di Adil Mehboob Kahn riporta la pace in Luxottica. Per il patron Leonardo Del Vecchio è «un punto fermo che pone fine a tutte le illazioni, strategia confermata». Anche le borse lo hanno accolto bene

Il mercato l’ha accolto con un netto rialzo delle quotazioni di Luxottica, che erano scese in picchiata a metà ottobre, dopo il ribaltone seguito alle dimissioni del Ceo Andrea Guerra e poi, subito dopo, del suo successore Enrico Cavatorta. Abil Mehboob-Khan, futuro Co-Ceo del big mondiale degli occhiali che andrà ad affiancare Massimo Vian, sembra aver riportato la quiete dopo la tempesta. Come una giornata di sole fa dimenticare di colpo ondate di maltempo, appena spuntato il suo nome ha congelato pettegolezzi, rumor e rating. Persino la Consob, l’organo di vigilanza sulle società quotate, s’è ritirata alla finestra, dopo aver esercitato pressioni affinché il gruppo rendesse note informazioni sulle modalità di uscita dei precedenti Ceo e fornisse rassicurazioni sulla governance. Il clima resta ancora cauto, certo. Tutti aspettano di capire come si svilupperà il riassetto al vertice del più grande gruppo di occhiali al mondo. Ma il più sembra fatto. «La nomina è un punto fermo che pone fine a tutte le illazioni degli ultimi giorni, strategia confermata», ha affermato il fondatore e presidente di Luxottica, Leonardo del Vecchio. La formalizzazione dell’incarico avverrà nel corso del Cda convocato per dopodomani, quando, su proposta dello stesso Del Vecchio, Massimo Vian sarà nominato Ceo con l’affidamento di tutte le deleghe esecutive, che poi dovrà ripartire con il nuovo Co-Ceo Mehboob- Khan, che intanto entra come consigliere.L’ingresso effettivo avverrà a inizio 2015. Giusto il tempo di metabolizzare il nuovo ruolo e il nuovo mercato. E’ il primo cambio di azienda di Adil Mehboob-Khan, attualmente presidente di Salon professional, la divisione della multinazionale Procter & Gamble che include prodotti e servizi per parrucchieri e acconciatori con marchi come Wella professionals, Sebastian professional, Sassoon professional e Kadus professional. Cinquantenne, figlio di un pachistano e di una italo- ungherese, è nato a Londra, dove si è laureato in Ingegneria. Ha costruito tutta la sua carriera in Procter & Gamble. Un caso raro nello scacchiere delle multinazionali. Il primo incarico è a Roma, subito dopo la laurea, nel 1987. Molti suoi colleghi ricordano ancora le partite a calcetto, nei campetti dietro Via Cesare Pavese, dove la Procter& Gamble aveva allora il suo quartier generale italiano. Un tempo periferia estrema, oggi quartiere residenziale della Capitale. La sera, molto tardi, scaricavano la stanchezza e la tensione calciando il pallone. Tra gli anni 80 e 90 la Procter&Gamble è stata una fucina di talenti, un caso da manuale famosa per i suoi programmi dedicati allo sviluppo di una nuova classe dirigente. Qui si è formato Toni Belloni, oggi il numero due di Lvmh, il colosso del lusso, braccio destro di Bernard Arnault. C’era Daniela Riccardi, Ceo di Baccarat; Paolo De Cesare, Ceo di Printemps, Giovanni Giordano, direttore risorse umane di Bat, British American Tobacco; Paul Polman, Ceo di Unilever; Vito Varvaro, ora consigliere di Diego Della Valle; Paolo Mascarino, segretario particolare di Michele Ferrero; Luigi Del Monaco, direttore generale Parmalat; Andrea Zappia, Ceo di Sky Italia. Per non parlare di Gianni Cesarani, tra i top mondiali di Procter & Gamble. Alla stessa scuola è cresciuto proprio in quegli anni, dal 1985 al 1993, anche Enrico Cavatorta, nato a Treviso ma laureato in Economia alla Luiss di Roma, dal 2003 consigliere di Luxottica, poi Direttore generale dal 2011: il primo settembre ha preso il posto di Andrea Guerra come Ceo, salvo dare le dimissioni il 13 ottobre. E Paolo Alberti, oggi capo del wholesale di Luxottica. Sulle turbolenze al vertice della maison di Agordo, alle pendici delle Dolomiti, si è scritto di tutto. Una saga manageriale e anche familiare, visto che l’avvicendamento ha coinciso anche con un riassetto della Delfin, la cassaforte di famiglia e una nuova ripartizione delle quote tra i sei figli del capostipite, avuti da due mogli, una compagna e tre matrimoni, considerato che Leonardo Del Vecchio ha sposato in seconde nozze, divorziato, e poi risposato l’attuale consorte, Nicoletta Zampillo. Adil Mehboob-Kahn a quanto pare, ha messo d’accordo tutti, il Cda e la famiglia. Parla italiano: lingua appresa dalla madre, perfezionata nei cinque anni di lavoro a Roma e praticata con la moglie, Benedetta Minutillo Turtur, italiana. Una caratteristica posta come condizione di base dallo stesso Leonardo Del Vecchio ai cacciatori di teste della Egon Zehnder, incaricati del reclutamento del Ceo. Mehboob- Kahn avrà le deleghe per il mercato. Dovrà rappresentare nel mondo questo gioiello del Made in Italy. Sa la nostra lingua, e ha il flavour italiano, come dicono gli esperti, il tocco lifestyle su una formazione di manager globale. «Ha un curriculum impeccabile - commenta da Londra Luca Solca, Head of luxury goods di Exane Bnp Paribas - un curriculum simile è quello di Fabrizio Freda che ha fatto un lavoro magnifico in Estée Lauder». Fabrizio Freda, classe 1957, è uno dei top manager più pagati al mondo. Guarda caso, anche lui è cresciuto alla Procter & Gamble. «Per affrontare bene un’azienda familiare bisogna avere gran voglia di fare e un basso ego», ha dichiarato alla stampa, spiegando come ha ereditato il testimone dal signor Leonard Lauder, il vecchio saggio dell’impero della bellezza, fondata nel 1946, e che oggi vanta oggi 30 marchi e vendite per una decina di miliardi di dollari. Il paragone calza a pennello. Luxottica, nata nel 1961 dall’intuizione e la capacità di Leonardo Del Vecchio, è l’emblema di come un’azienda di famiglia possa comportarsi da public company, la numero uno nel suo settore, quotata a New York e Milano, con 7,2 miliardi di euro di fatturato. Ha sfidato nel tempo la concorrenza e lo scetticismo degli analisti, che all’inizio riponevano scarsa fiducia nella creazione di quel modello integrato verticalmente, che si è rivelato invece la cifra del suo successo. Ha un business bilanciato di marchi propri - Persol, Ray Ban, Oakley, in primo piano- e marchi in licenza, da Armani a Prada, da Tiffany a Ralph Lauren, da Versace a Bulgari. Anche alle sue nozze, a Venezia, Georges Clooney indossava gli inseparabili occhiali da sole, solo e sempre Persol. E tutte le celebrity invitate avevano occhiali da sole. Una promozione senza uguali, ma che è l’affermazione estrema di una innovazione introdotta proprio da Luxottica: trasformare l’occhiale in un accessorio di moda, un oggetto fashion. In altre parole, un oggetto che segue le mode e le stagioni. Dunque con un grande ricambio. Il settore degli occhiali ha ancora un grande potenziale di crescita, dicono gli analisti, come i prodotti per la cura della pelle e dei capelli, il settore da cui proviene Mehboob-Kahn che in comune con gli occhiali ha anche la leva della crescita per canali dedicati. Ma nuove sfide si profilano all’orizzonte. A scompigliare le carte del business globale è stata Kering (già Ppr) che ha tolto la licenza Gucci a Safilo, l’altro competitor italiano, con l’obiettivo di produrre in proprio, nella divisione Kering Eyewear, affidata a Massimo Vedovotto. Vedovotto è stato l’artefice del rilancio della Safilo, minata da dissidi interni alla famiglia Tabacchi, i proprietari, e dai debiti accumulati da Vittorio per liquidare gli altri due fratelli. Lo scorso anno, Vedovotto è stato improvvisamente sostituito da Luisa Delgado, già in Sap. E lui è passato alla concorrenza. Quanto il modello Kering potrà prendere piede, non si sa. Certo è che la produzione di un occhiale è un processo molto complesso, e chi ha provato, in passato, a fare da sé, è dovuto tornare indietro, spesso con perdite. I giochi sono aperti. La palla passa ora ad Abil Mehoob-Kahn. Qui sopra Adil Mehboob-Kahn visto da Dariush Redpour Sotto, l’altalena di Borsa del titolo Luxottica durante le turbolenze ai vertici e familiari e il rialzo finale.