Corriere Economia, 27 ottobre 2014
Il principe William al matrimonio indossava una camicia del sarto italiano Angelo Inglese, che ha rifiutato una mega offerta arrivata dall’Inghilterra per rilevare la sua azienda
C redere fermamente nelle potenzialità di sviluppo di una piccola impresa è un requisito fondamentale per chi punta con fiducia all’incremento della clientela e degli affari. Ci sono momenti, però, in cui un imprenditore è posto davanti a bivio amletico: continuare a consolidare l’attività o vendere e intascare milioni di euro in cambio del marchio aziendale di famiglia. Come è accaduto ad Angelo Inglese, sarto impegnato nell’omonima impresa pugliese specializzata nella produzione artigianale di camicie. Un’offerta, arrivata dall’Inghilterra, che avrebbe fatto vacillare anche il più navigato degli imprenditori. Ma davanti a un assegno di oltre sei milioni di euro, Inglese ci ha pensato su a lungo e poi ha detto no.
«In quel periodo ho vissuto molte notti insonni — racconta il titolare dell’omonima azienda —. Alla fine, però, hanno prevalso la straordinaria passione per questo lavoro artigianale e il desiderio di costruire un polo turistico sartoriale qui a Ginosa, in provincia di Taranto».
Una scelta difficile che non ha impedito alla sartoria pugliese di produrre i primi frutti economici significativi. Tanto che nel 2013 il giro d’affari dell’azienda tarantina si è attestato su 800 mila euro, il 70% attraverso l’export. Con mercati particolarmente interessanti in Giappone, Europa e Stati Uniti. Mentre le previsioni di chiusura del 2014 parlano di un incremento di fatturato del 25% rispetto all’anno precedente. La strategia adottata per ottenere questi risultati? Materie prime ecosostenibili e prodotti realizzati a mano.
«Per confezionare una camicia di qualità occorrono 30 ore – spiega Inglese –. Perché tutto avviene artigianalmente, con cura e passioni speciali. Insomma, ogni fase della lavorazione del prodotto, dalla scelta del cotone alle cuciture, va eseguita con una meticolosità maniacale. Elementi che per noi sono ancora più importanti del prestigio che può offrire una griffe famosa». Una dedizione apprezzata dai consumatori giapponesi.
«I primi segnali positivi dall’estero — continua Inglese — sono arrivati via Internet proprio da alcuni imprenditori di quell’area geografica. Per convincerli, però, è stato necessario incontrarli e confezionare un prodotto che corrispondesse alla loro conformazione anatomica. Il risultato è stato così positivo che oggi anche l’ex primo ministro giapponese apprezza i nostri articoli». Tra i clienti più noti della piccola impresa artigianale tarantina spicca anche un personaggio che troneggia sulle copertine dei rotocalchi di tutto il mondo. «In occasione del suo matrimonio — conclude Inglese — il principe William d’Inghilterra ha scelto d’indossare una nostra camicia. Con un cognome come il mio non poteva essere altrimenti».