La Gazzetta dello Sport, 27 ottobre 2014
Renzi, chiudendo la tre giorni della Leopolda, ha risposto a muso duro alla Camusso e a quelli che sono andati in piazza a Roma sabato scorso
Renzi, chiudendo la tre giorni della Leopolda, ha risposto a muso duro alla Camusso e a quelli che sono andati in piazza a Roma sabato scorso. Accusandoli di essere legati a un mondo passato, a un mondo che non esiste più: «Siamo nel 2014, è come prendere un iPhone e dire: dove metto il gettone? Come prendere una macchina fotografica digitale e chiedere dove va messo il rullino. È finita l’Italia del rullino».
• Cioè l’articolo 18 - per dirne una - non è più adatto ai nostri tempi.
È la parte centrale del discorso, pronunciato davanti a settemila persone, camicia bianca e cravatta, tra applausi, grida di approvazione e alla fine una standing ovation. Il concetto, appunto, è che a Roma s’è vista un’attrezzatura politica invecchiata, gente che non ha capito quanto è cambiato il mondo. «Il posto fisso non c’è più, l’articolo 18 è una regola degli anni Settanta che la sinistra non aveva nemmeno votato (sullo Statuto dei lavoratori il Pci si astenne - ndr), cosa fa un governo di sinistra se non una politica che si prende in carico quelli che hanno perso il lavoro? E’ uno shock psicologico enorme perdere il lavoro, cosa fai? Vai al centro dell’impiego, ti iscrivi, senti tutta la solitudine... Noi ci prendiamo cura con un assegno, poi ti vengo a cercare e ti offro un’occasione di lavoro e facendo questo dico che tu sei importante... Per anni ci siamo divisi in modo profondo tra chi voleva combattere il precariato organizzando manifestazioni, e chi voleva farlo organizzando convegni: ma il precariato si combatte innanzitutto cambiando la mentalità delle nostre imprese, e le regole del gioco».
• La Camusso ha detto che lei non difende solo i garantiti, ma vuole estendere le tutele a chi non ce l’ha.
Renzi ha detto: «Quelle come quella della Cgil di ieri (sabato - ndr) sono manifestazioni politiche, e io le rispetto. E non ho paura che si crei a sinistra qualcosa di diverso, sarà bello capire se è più di sinistra restare aggrappati alla nostalgia o provare a cambiare il futuro».
• Si direbbe che andiamo sul serio verso una scissione.
Renzi non sembra preoccuparsene: «Non ho paura di nuovi soggetti a sinistra, le sinistre arcobaleno perdono e fanno perdere l’Italia». Quindi è toccata a Rosy Bindi, che aveva definito imbarazzante la tre giorni della Leopolda: « Se uno si imbarazza perchè dopo 25 anni che è in Parlamento trova un altro che riesce a portare la gente a fare politica... Tutte le volte che la sinistra radicale ha compiuto uno strappo, ha perso e ha fatto perdere l’Italia».
• Sarà difficile per quella parte del Pd che sabato è andata in piazza votare il Jobs Act. Persino se Renzi lo legasse a un voto di fiducia.
Il segretario-premier non ha parlato di questo, lasciando i temi specifici agli interventi precedenti (per esempio quello della Boschi sulle riforme, pronunciato con le lacrime agli occhi, o della Mogherini sulla difficoltà di spiegare a sua figlia che cosa fa). «Se siamo al governo, non è per occupare una sedia o scaldare il posto e consolidare noi stessi. Ci tocca cambiare il Paese. Ci raccontano che facciamo le cose un po’ per caso, come pezzetti di puzzle messi qua e là. Ma la riduzione della pressione fiscale alla quale state assistendo non ha eguali nella storia della Repubblica. Noi, non solo abbiamo un disegno organico, ma partiamo dal fatto che il mondo è interconnesso, un gran casino, e che l’Italia ha un futuro se cambia se stessa e prima si libera di alcune paure». Dopo un attacco agli intellettuali che non credono in niente, che mettono in dubbio tutto, ha raccontato che quando va in Europa ha toccato con mano il fatto che ci sono italiani che parlano contro l’Italia «fanno sentire l’Italia come l’ultima ruota del carro, come se fossimo noi il problema. Invece io sono orgoglioso di portare la voce italiana nell’Europa con più forza. Non è un fatto economico, anche se basterebbe dire che noi portiamo venti miliardi in Europa e ne riportiamo a casa dieci e tra averli e non averli...». Ha concluso con un omaggio a Napolitano, importante nel momento in cui i giudici di Palermo vogliono interrogarlo sulla trattativa stato-mafia.
• Che altri discorsi si sono sentiti?
La Serracchiani, che s’era presa con la Bindi su Sky, ha detto: «Perché ogni volta, a sinistra, dobbiamo sempre cercare la scissione dell’atomo senza mai produrre energia?». Franceschini: «Il Pd non era il partito di chi ieri era in piazza. Lasciamoci alle spalle la vocazione minoritaria». C’è stata polemica per la frase del finanziere David Serra, che ha chiesto la tessera del Pd e vuole una limitazione del diritto di sciopero: «Il diritto di sciopero dovrebbe essere molto regolato, prima che tutti lo facciano random. Se volete scioperare, scioperate tutti in un giorno. In caso contrario chi deve venire domani a investire non ci viene». Gennaro Migliore, che ha mollato Vendola per Renzi, intervenendo dal palco della Leopolda gli ha risposto: «Il diritto di sciopero non è l’ultimo, è il primo».