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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

Le bugie di Ciancimino jr e le balle della stampa: Travaglio si difende dalle accuse dei colleghi di aver pompato le sue dichiarazioni sulla trattativa Stato-mafia e controbatte

Da un paio di giorni, in un crescendo direttamente proporzionale all’approssimarsi della testimonianza di Napolitano al processo Trattativa, si moltiplicano gli articoli di giornale su quel bugiardo di Massimo Ciancimino e su quei cialtroni (pm e cronisti) che lo stavano a sentire.
Quale sarebbe la notizia, cioè la novità? Che la Procura di Caltanissetta ha ottenuto il suo rinvio a giudizio per calunnia contro Gianni De Gennaro, accostato al “signor Franco” o “Carlo”, cioè l’uomo dei servizi che a suo dire consigliò il padre per 30 anni.
Repubblica spara: il misterioso spione è stato finalmente individuato in un barista dei Parioli. E qui parte la risata omerica dei giuristi per caso, che nulla sanno del processo Trattativa, ma ne parlano – appunto – come si fa al bar. In prima fila, il solito mèchato di Libero, il solito Bordin del Foglio, Riccardo Arena de Il Giornale di Sicilia-La Stampa-il Foglio-Panorama, e purtroppo anche Michele Serra. Per Serra, Ciancimino era un’“indiscussa e contesa star dei talk show”: siccome però, a parte Annozero, nessuno l’ha mai conteso né invitato, indovinate con chi ce l’ha Serra. Per il mèchato, Ciancimino è “il cocco di Travaglio”. E per Arena “la coppia Santoro-Travaglio per anni hanno (sic, ndr) pompato le sue menate”.
Ora, siccome c’è un limite a tutto, è bene raccontare come e soprattutto dove nascono le dichiarazioni di Ciancimino jr. sulla trattativa. Nascono il 19-12-2007 da un’intervista a Panorama diretto da Maurizio Belpietro (che ora dirige Libero, infatti il mèchato si guarda bene dal citarlo). E, trattandosi di gravi notizie di reato, i pm Ingroia e Di Matteo lo convocano e interrogano per mesi, facendogli consegnare o sequestrando 55 documenti del padre che la Scientifica perizierà come originali autentici o fotocopie non manipolate.
La stampa, talvolta, fa il suo dovere: informa i cittadini delle dichiarazioni di Ciancimino. Francesco La Licata de La Stampa pubblica con lui un libro-intervista (infatti Arena non lo cita e preferisce prendersela con la coppia Santoro-Travaglio: non su La Stampa, dove scrivono lui e La Licata, ma sul Foglio che è più di bocca buona e non butta via niente).
Ciò premesso, sempre perché c’è un limite alle balle (specie quelle dei giuristi per caso, che superano ampiamente quelle di Ciancimino), è bene che si sappiano alcune cose.
1) Con buona pace di Arena&C., Ciancimino non è più “il superteste” del processo Trattativa: è imputato per concorso in associazione mafiosa e calunnia ai danni di De Gennaro; e, come tutti gli imputati, può parlare; poi spetta ai magistrati vagliare quali sue parole sono veritiere, quali menzognere e quali impossibili da riscontrare dopo 22 anni.
2) Non è vero che la Procura di Palermo abbia coperto le sue calunnie: appena ne ha scoperta una (finora l’unica: un documento artefatto col Photoshop che metteva De Gennaro in collegamento con la Trattativa), l’ha fatto arrestare e rinviare a giudizio (e anche condannare in primo grado per possesso di esplosivi).
3) Non è vero che Ciancimino si sia presentato ai pm a dire che il signor Franco-Carlo era De Gennaro: il collegamento fra i due lo fece al telefono con alcuni giornalisti e al bar con un agente della Dia che fece rapporto ai pm di Caltanissetta; e lì spiegò che il padre gli aveva dipinto Franco-Carlo come legato a De Gennaro.
4) Non è vero che tutte le carte di Ciancimino, papello di Riina compreso, si siano rivelate false (55 autenticate dalla Scientifica, papello incluso; una falsa, quella su De Gennaro).
5) Non è vero che il signor Franco-Carlo sia un barista dei Parioli (Ciancimino jr. racconta che De Gennaro si interessò nel 2004 per procurare i passaporti alla sua famiglia, tramite una catena di intermediari di cui fa parte tal Franco M., che ha un bar ai Parioli, ma nessuno ha mai indicato come signor Franco-Carlo).
6) La Procura nissena non ha mai detto che Franco-Carlo non esista: la sua presenza accanto a Vito Ciancimino è provata da riscontri diversi dalle parole del figlio, infatti le indagini per identificarlo e scoprire chi suggerì a Massimo di non farne il nome proseguono a Palermo e Caltanissetta.   
7) L’informazione italiana, perlopiù, fa ribrezzo.