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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

Katainen, il falco della Commissione europea che si è scoperto anche mediatore. E pensare che l’ex premier finlandese era arrivato a Bruxelles con la nomea di politico vicinissimo alla Merkel

Jyrki Katainen è solito camminare a testa bassa portando da sé la valigetta di cuoio sgualcito nella mano sinistra e una pila di documenti sotto il braccio destro. Non marcia mai in testa al ridottissimo plotoncino di collaboratori, spesso si perde tra loro assorbito dai suoi pensieri. Una semplicità che sorprende chi è abituato ad osservare gli smaniosi politici italiani. Ed è lui, l’ex premier finlandese oggi commissario europeo, l’uomo che ha firmato la lettera di chiarimenti sulla Legge di Stabilità italiana e che tra una settimana – in raccordo con Barroso e Juncker – deciderà se promuovere o bocciare i nostri conti.
Arrivato a Bruxelles con la nomea di falco vicinissimo alla Merkel, ora l’uomo di Helsinki sta facendo ricredere i suoi nemici che tanto avevano osteggiato la sua nomina. Fino a giugno Katainen era primo ministro finlandese, poi ha sostituito Olli Rehn negli ultimi mesi della Commissione guidata da Barroso, dove ricopre l’incarico più delicato, quello di commissario agli Affari economici. Tra una settimana salirà un altro gradino: con l’insediamento della nuova Commissione sarà vicepresidente di Juncker con il compito, ma esistito prima, di coordinare tutti i portafogli economici con tanto di diritto di veto sui commissari semplici, a partire dal francese Moscovici che erediterà la sua attuale poltrona.
Quarantrè anni appena compiuti, Katainen viene da Siilinjarvi, piccola città a nord ovest di Helsinki. A casa facevano gli imprenditori e lui ha sempre dato una mano al business di famiglia, il catering, anche quando studiava scienze politiche a Tampere. Di lui dicono che sia un uomo pragmatico, come quando da ragazzo era in stage all’ambasciata finlandese di Londra e la sera arrotondava facendo da cameriere ai ricevimenti dei diplomatici. «Fa quello che ritiene giusto per il bene comune », racconta oggi un suo ex collaboratore. A volte senza guardare in faccia a nessuno. Tanto che da premier aveva tenuto i conti in ordine e messo mano ad alcune riforme epocali, come quelle della sanità e delle pensioni, alienandosi le simpatie del suo stesso partito, i conservatori del Partito della Coalizione Nazionale. Padoan lo ha definito «un finlandese freddo e gentile».
In Europa agiva in stretto raccordo con la Merkel e spesso insieme all’olandese Rutte le faceva da testa d’ariete. Storica la sua richiesta al governo greco di ipotecare l’Acropoli e le isole dell’Egeo in cambio del salvataggio internazionale dal default. Così come strenua è stata la sua opposizione allo scudo antispread poi ottenuto da Monti in un drammatico summit del 2012 che segnò la salvezza dell’Italia e dell’eurozona.
Eppure arrivato a Bruxelles si è ammorbidito. Forse perché in patria un po’ di durezza gli serviva a tenere compatta la coalizione di governo e ad arginare i populisti dei Veri Finlandesi. E sembra avere già incarnato la svolta politica promessa da Juncker che vuole meno intransigenza sui conti e più flessibilità per la crescita. Non tutti ancora si fidano, ma finora Katainen si è mosso mediando tra rigoristi e lassisti, tra Barroso e Juncker che per diverse esigenze politiche sono in rotta sulla gestione dei conti in questi giorni di passaggio di consegne. Il tutto restando sempre un passo indietro. Timidezza, o forse riservatezza, come suggerisce il fatto di non avere mai usato la biondissima famiglia (la moglie Mervi e i due figli) a scopi di marketing politico. Se ne stupiscono persino in Finlandia.