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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

La moglie di Sting spiega come far durare un matrimonio trent’anni, tra il lavoro, quattro figli, le lotte per l’ambientalismo e la casa in Toscana. E poi il segreto sulle sette ore di sesso tantrico: «Mai lasciare che la verità si metta di mezzo se c’è una bella storia da raccontare». Parla Trudie Styler

Anche se non usa mai il cognome che le spetta per legge, quello del marito diventato famoso con un soprannome-pseudonimo, a volte qualcuno la chiama «signora Sumner» e lei sorride. Con l’orgoglio di chi considera una forma di ribellione contro il sistema l’essere da trent’anni con lo stesso uomo, e sposata da ventidue. La signora Sumner, moglie di Gordon Matthew Sumner in arte Sting, è Trudie Styler, sessant’anni, inglese di Bromsgrove, produttrice cinematografica, attrice teatrale, attivista per l’ambiente, mamma di Eliot Paulina, Mickey, Jake e il più giovane, Giacomo («che in autunno andrà all’università a Boston, uscirà di casa e la nostra vita, mia e di Sting, cambierà»). Da quattro anni vive con il marito a New York, nell’Upper West Side. Un cambiamento che le piace, con un’unica controindicazione: «Non abbiamo più molto tempo da passare qui in Toscana ma qui Sting viene a scrivere la sua musica ogni estate». 
La luce del Paradiso 
Il Palagio è una meravigliosa tenuta cinquecentesca sulle colline fuori Firenze, comprata (e ampliata) nel Settecento dalla famiglia Martelli, venduta nel 1819 alla vedova del Duca di San Clemente e rimasta di proprietà della famiglia fino al 1997, quando il duca Simone Velluti Zati di San Clemente ha ceduto la tenuta a Sting e Trudie, che da sette anni stavano cercando una residenza come questa e che da allora produce vino e olio, tutto organico, e dove si organizzano corsi di cucina e di yoga. «L’idea che mi ero fatta della Toscana si era sviluppata attraverso l’arte, i dipinti religiosi del Rinascimento: ricordo che da bambina vidi un quadro rinascimentale illuminato dalla luce del Paradiso e quando, da adulta, venni in Toscana per la prima volta, vidi che quella non era inventata, non era l’ipotesi di come fosse la luce del Paradiso, ma era la luce della Toscana — dice Trudie —. Questo è il Paradiso, pensai quando arrivai qui per la prima volta, dissi a me stessa ecco quella luce. In Toscana è nata nostra figlia Coco, 24 anni fa, a Pisa, nel pieno dell’estate, nel pieno di quella luce». Coco ora fa la musicista come papa, e Trudie si illumina come qualunque altra madre, famosa o non famosa, quando l’interlocutore racconta di averla vista Coco cantare dal vivo. 
La vita, come non mai nel caso di Trudie, è quello che succede quando sei impegnata a fare altro: ha studiato da attrice teatrale shakespeariana ma ha smesso per quasi un trentennio, tornando in scena l’anno scorso ne Il gabbiano di Cecov che ha riacceso il suo amore per i classici, «la paura del palcoscenico, il confronto con il testo e gli altri attori e il pubblico» e con il marito che a New York la andava a vedere ogni sera in un posto diverso, orgoglioso, in incognito. Con il regista teatrale Sean Mathias porterà in scena «Savage Love» della sua amica Pam Gems morta nel 2011: Trudie sarà Ginevra, una Ginevra post-femminista sotto processo per l’amore per Lancillotto e il tradimento di re Artù. 
Amore e tradimento
Ecco, il tradimento: nel mondo dello spettacolo trent’anni di unione sono un record. «Sì, una cosa da Guinness dei primati, non è triste? È una benedizione che mio marito e io ci piacciamo ancora e ci rispettiamo profondamente. Siamo diversi: io produttrice e attrice e responsabile della tenuta qui in Toscana, lui trovatore (dice proprio troubadour , ndr ). Ci siamo avvicinati, in questi trent’anni, non allontanati: uniti da rispetto e ammirazione, due individui che dividono la stessa sensibilità. E anche se spesso siamo in Paesi o continenti diversi abbiamo voglia di vederci, siamo fortunati: mi intristisce vedere amici che si arrendono così presto nei loro matrimonio se le cose non vanno per il verso giusto. Quello che ho imparato io è che non puoi avere un matrimonio di trent’anni senza alti e bassi, devi stare a bordo, e quando un problema grosso lo risolvi il rapporto diventa più maturo. Il matrimonio non può essere sempre una navigazione serena perché la vita non è una navigazione serena. Ecco, la formula finché morte non vi separi noi l’abbiamo presa sul serio, non è una cosa che si dice in chiesa a vanvera e poi come va va. Cercheremo di stare insieme per sempre e lavorare insieme su quello che non va. È una cosa poco rock? Da conservatori? Così sia». 
La battaglia trentennale per la foresta amazzonica è nata da un viaggio. «Abbiamo visto abbattere la foresta a un ritmo indescrivibile, l’equivalente della superficie di un campo di calcio al minuto, 7 giorni su 7. Quando siamo tornati l’abbiamo raccontato. Tutto qui. Sting era famoso, la gente ha ascoltato. In Amazzonia abbiamo visto il principio della fine del pianeta». 
Eroi e paparazzi
Le battaglie ecologiste le hanno regalato una fama alla quale tiene poco e un amico al quale tiene moltissimo: «Il Principe Carlo: ci frequentiamo da tanti anni, è il mio eroe. È pronto da una vita a essere re: ha una conoscenza incredibile delle tematiche ambientali, è un uomo che da decenni ci ha messo la faccia, a combattere contro gli ogm, contro le trivellazioni… Da una parte mi auguro che diventi re presto – la regina è molto anziana – dall’altra temo che quando diventerà re non sarà capace di essere così franco, i suoi consiglieri, o il governo, gli chiederanno di chiudere la bocca. È molto sottovalutato: forse perché la sua prima moglie era così popolare?». 
Trudie vive la popolarità con la serenità di chi ammette che «tabloid e paparazzi non ci danno fastidio, sarà l’età, sarà che ormai siamo parte dell’ establishment . Da noi per lo scandalo dei telefoni private violati dai giornalisti hanno chiuso il News of the World , che se lo meritava da tempo. Twitter e Instagram non sono il mio pane quotidiano, ma su Internet il gossip, o le dichiarazioni di qualcuno non muoiono mai». Vent’anni fa suo marito allora neofita dello yoga fece la famosa battuta sulle sette ore di sesso tantrico – dal contesto era chiaramente una battuta di spirito ma da allora… «Sì, se ne parla ancora. Sa cosa le dico? Mai lasciare che la verità si metta di mezzo se c’è una bella storia da raccontare».