La Stampa, 24 ottobre 2014
Dopo trent’anni Like a virgin unisce una suora a Madonna. Ma la vincitrice è lei, la cantante americana e lo dimostra sedendosi sulla poltrona vuota che sister Cristina ha messo sulla copertina del suo disco. Almeno su Facebook
Una si chiama Madonna, l’altra è un’orsolina. Da qualche giorno, le unisce una canzone, «Like a Virgin», che la prima portò al successo esattamente trent’anni fa e che suor Cristina Scuccia, o Sister Cristina come si fa chiamare oggi, ha interpretato per il suo album d’esordio, in uscita su tutti i mercati più importanti tra qualche giorno, ai primi di novembre.
Da ieri, sono unite ancora più strettamente da due fotomontaggi che Madonna ha fatto apparire sulla sua pagina Facebook. Uno riprende due fotogrammi dei rispettivi videoclip, entrambi girati a Venezia; l’altro, ancora più esplicito, fa sedere la cantante americana sulla poltrona vuota che la suora italiana ha messo sulla copertina del disco. Una dichiarazione di vicinanza, una rivendicazione di egemonia (sulla poltrona più comoda ci è seduta lei), uno scherzo?
Ci sono voluti trent’anni, ma ora lo sappiamo, o almeno Madonna sembra esserne certa: ha vinto lei. Se nel 1984 «Like a Virgin», per di più cantata da una che si vestiva di pizzi e croci, scandalizzava le associazioni delle famiglie per bene («Promuove il sesso fuori dal matrimonio e mina i valori in cui crediamo»), nel 2014 la stessa canzone, solo un po’ rallentata, parla della «capacità dell’amore di fare nuove le persone. Di riscattarle dal loro passato» (l’ha detto suor Cristina ad Avvenire).
«Sorelle per la vita» e «Come una Vergine?» sono le didascalie firmate da Madonna in persona, con un’aggiunta: bitinghard, qualcosa come «copi alla grande», che potrebbe essere letto come un complimento o - ancora - un’orgogliosa rivendicazione. Madonna, tra l’altro, ha sempre definito «volutamente e assolutamente ambigua» la sua canzone e nell’ambiguità ci sguazza da sempre con soddisfazione. L’operazione sarà molto più difficile per l’orsolina, già accusata di «beata ingenuità» dal Sir, l’agenzia della federazione dei settimanali cattolici sostenuta dai vescovi della Cei, che ha anche definito «operazione spericolata e furbetta» la scelta di questa canzone per lanciare il suo album.
La suora vive a Milano in comunità con due consorelle, con le quali gestisce una scuola materna e un pensionato per universitarie. «Insegna catechismo, segue le ragazze, fa i turni in portineria e la domenica canta alla Messa» (da Avvenire): che cosa le accadrà se, come si attende la sua casa discografica, il mercato internazionale si appassionerà alle dodici canzoni (due soli gli inediti) del suo imminente album?