La Gazzetta dello Sport, 24 ottobre 2014
La lettera dell’Unione europea è arrivata.• Frase per me del tutto priva di significato. Ha presente la legge di stabilità? Quella che un tempo si chiamava finanziaria? È la legge con cui il governo italiano spiega al Parlamento (che dovrà approvarla), ai cittadini e all’Unione europea, di cui fa parte, come impiegherà i suoi soldi l’anno prossimo, dove incasserà, dove spenderà, dove troverà i denari per spendere quello che vuole spendere, tasse, agevolazioni, insomma tutto
La lettera dell’Unione europea è arrivata.
• Frase per me del tutto priva di significato.
Ha presente la legge di stabilità? Quella che un tempo si chiamava finanziaria? È la legge con cui il governo italiano spiega al Parlamento (che dovrà approvarla), ai cittadini e all’Unione europea, di cui fa parte, come impiegherà i suoi soldi l’anno prossimo, dove incasserà, dove spenderà, dove troverà i denari per spendere quello che vuole spendere, tasse, agevolazioni, insomma tutto.
• Bene, sì, di questo avevo più o meno idea.
Nel caso italiano la legge di stabilità è complicata dal fatto che abbiamo un debito pubblico colossale (più del 130% del Pil, cioè di quello che produciamo, è il terzo debito pubblico al mondo) e che la differenza tra entrate e uscite è sfavorevole, ossia spendiamo più di quello che incassiamo. Per dir meglio: se non si tiene conto dell’interesse che paghiamo su questo debito enorme, incassiamo più di quello che spendiamo. Ma quando alle nostre uscite aggiungiamo gli interessi sul debito (una novantina di miliardi l’anno) andiamo sotto. Ora, nel 2012, avevamo sottoscritto un patto con l’Europa in base al quale: avremmo dovuto raggiungere il pareggio di bilancio nel 2015, cioè tante entrate e tante uscite, data poi spostata al 2016; avremmo dovuto abbattere la parte del debito eccedente il 60 per cento del Pil di un ventesimo l’anno (fa circa una cinquantina di miliardi l’anno); avremmo dovuto ridurre il cosiddetto deficit strutturale, cioè il disavanzo ,di mezzo punto di Pil all’anno, vale a dire di 7-10 miliardi l’anno. In base al patto, i conti nostri, come quelli degli altri paesi europei che hanno sottoscritto (tutti, tranne Regno Unito e Cechia), sarebbero stati vagliati dalla Commissione europea, a cui è stato dato il potere di obbligare i paesi membri a riscrivere le loro leggi di stabilità se deviano dai parametri stabiliti. E a sanzionare i paesi disobbedienti che insistessero nella deviazione. Questa sanzione puà arrivare allo 0,2% del Pil, una ventina di miliardi per quanto ci riguarda. In realtà la sanzione è la preoccupazione minore, la preoccupazione vera è che a quel punto ci sarebbero i presupposti per commissariare il Paese.
• Quindi, suppongo, la lettera della Ue si riferisce al fatto che la nostra legge di stabilità non sta ai patti. Ci scrivono come scrissero a Berlusconi nell’estate del 2011.
È un po’ diverso. Quella del 2011 fu una lettera-capestro, che portò infatti alla caduta dell’allora Cav. La lettera di ieri è molto più morbida, e va interpretata come una mossa intermedia o interlocutoria. Nella nostra legge di stabilità si rinvia ancora il pareggio di bilancio al 2017 e si annuncia una diminuzione del deficit strutturale dello 0,1% invece che dello 0,5. Giustificazione: ci troviamo in una situazione eccezionale, e anche i patti prevedono che nella preparazione dei conti annuali si debba tener conto del ciclo economico. Nel nostro caso: deflazione e recessione.
• Che cosa dicono, in sostanza, questi maniaci del rigore finanziario?
Chiariamo innanzi tutto che la nostra Ragioneria ha bollinato la legge, cioè ne ha garantito le coperture. E che Napolitano l’ha firmata ieri. Dunque, su questo versante (non pacifico), è per ora tutto a posto. La lettera della Ue è stata resa pubblica da Renzi, cosa che ha irritato il commissario uscente Barroso. Chiede lumi sugli scostamenti annunciati. Vuole questi chiarimenti entro oggi. Entro il 29 ottobre farà poi sapere se è d’accordo con la legge o se pretende delle modifiche. Renzi ha detto: «Si tratterà al massimo di trovare altri due miliardi. Possiamo metterli anche domattina». L’opposizione (Brunetta) sostiene che si tratta di rilievi molto gravi.
• È vero?
Simon O’Connor, portavoce di Katainen, vice commissario all’Economia e duro della Commissione, ha detto che queste consultazioni preliminari «non pregiudicano il risultato della valutazione». Fatto sta che una lettera così l’hanno ricevuta solo Italia, Francia, Austria, Slovenia e Malta.