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 2014  ottobre 23 Giovedì calendario

Il Francobollo, una passione che può salvare dalla crisi. Nato in Gran Bretagna a metà dell’800, presto diventato oggetto di collezionismo, oggi rappresenta un ottimo investimento che resiste negli anni

Domani a Roma, presso il Palazzo dei Congressi, apre la dodicesima edizione della kermesse Romafil, una tre giorni da non perdere per esperti, collezionisti, ma anche per chi sia incuriosito dall’incredibile mondo della filatelia, tornato in auge negli anni della crisi e di nuovo occasione per buoni affari.
La nascita del francobollo affonda le sue origini in una disputa che probabilmente finisce per dare adito a una doppia paternità. Nella prima metà dell’800 Sir Rowland Hill fu interpellato dalla monarchia britannica in merito a una riforma del servizio postale, basato fino a quel momento su una grande varietà di tariffe, a seconda della distanza, a carico del destinatario. Si racconta anche che Sir Rowland avesse visto la sua cameriera rifiutare la lettera del fratello per mancanza di soldi e si fosse commosso a tal punto da pagare di persona l’importo della tariffa. Leggende a parte, Hill mise a punto un progetto di riforma in cui fosse il mittente a pagare e in anticipo. A questo punto il tipografo scozzese James Chalmers rispolverò la sua idea di un francobollo adesivo, ma Hill rifiutò la proposta e fra i due cominciò una lunga controversia. Quel che conta è che il celebre Penny Black – che raffigurava il volto della regina Vittoria e costava un penny – fu approvato dal Parlamento, rivoluzionando il sistema postale.
SCOPI DECORATIVI
I francobolli suscitarono un notevole interesse sin dalla loro prima apparizione. Le signorine inglesi cominciarono a raccoglierli a scopi decorativi e nel 1841 sul Times fu perfino pubblicata una richiesta di francobolli usati. L’esplosiva diffusione del collezionismo si propagò anche in altri paesi, soprattutto Italia e Francia, nella seconda metà dell’Ottocento e nel 1864, sulla rivista Le collectionneur de timbres-poste appariva per la prima volta il termine filatelia, dal greco fìlos (amico) e atéleia (esenzione dall’imposta, franchigia). 
Ben presto la raccolta di francobolli si diffuse anche fra i ceti meno abbienti. In un’epoca in cui non era pensabile disporre di riproduzioni grafiche a basso costo, il francobollo era un oggetto di facile reperibilità praticamente a costo zero. E se viaggiare era un lusso riservato a pochi, i francobolli assunsero una funzione divulgativa che offriva a tutti la possibilità di conoscere paesi, personaggi e avvenimenti storici attraverso le immagini. 
L’ampia portata del fenomeno fece sì che presto intervenissero nelle raccolte parametri di natura commerciale. In Italia, per un breve periodo – tra il 1924 e il 1925 – i francobolli diventarono un curioso mezzo di sponsorizzazione. Ne furono emessi diversi esemplari che tuttavia furono motivo di aspre polemiche, in particolare l’espresso da 60 centesimi che pubblicizzava i Baci Perugina: la vignetta che raffigurava una coppia nell’atto di scambiarsi un bacio fu ritenuta scabrosa e immediatamente ritirata nel 1925. In generale, nell’opinione pubblica arrivò a farsi strada l’idea che collezionare francobolli fosse un investimento valido al pari dell’oro. Un commerciante palermitano di francobolli, in piena guerra, scriveva al fratello che viveva a Roma: «Sonda il terreno per l’acquisto di francobolli di un certo interesse, perché il denaro vale sempre meno e il futuro è incerto». 
CURIOSITÀ E PAZIENZA
Nel tempo i criteri di selezione hanno subito trasformazioni e certo quelli di oggi sono profondamente diversi. Pur trattandosi un settore collezionistico di carattere culturale, tuttavia, il valore economico continua a mantenere una sua centralità e accade spesso che certi collezionisti siano mossi dalla sola intenzione di investire, incoraggiati da un mercato che si attiene a un sistema consolidato di classificazione e valutazione. Nonostante questo, non sembra esserci una formula che garantisca il successo, se non quella di essere mossi dalla curiosità e dal divertimento, fattori che sono sempre ottime premesse per una ricerca accurata. E poi, molta pazienza.
TERRE REMOTE
L’acquisto di francobolli non è mai un investimento a breve termine e ha bisogno del suo tempo per dare frutti. I collezionisti lungimiranti ottengono nel tempo risultati economici insperati, e spesso a fronte di investimenti minimi. Di certo, chi ottiene i risultati migliori è colui che rende la collezione un viaggio personale in cui scegliere il proprio percorso, che sia attraverso la storia o le più remote terre del globo. Prova ne è il racconto su quel ragazzino scozzese di 12 anni che a fine Ottocento scovò tra le carte di famiglia quello che oggi sembra essere il francobollo più raro al mondo: il leggendario British Guiana One-Cent Magenta – definito la Monna Lisa della filatelia – che di recente è stato battuto all’asta da Sotheby’s a New York per quasi 10 milioni di dollari. 
Un francobollo che ha attraversato il tempo e lo spazio, scellino dopo scellino, il cui valore è cresciuto in modo esponenziale, affrancandolo sempre più dalla condizione di oggetto funzionale e rivelandosi una straordinaria opera di valore storico e documentario.