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 2014  ottobre 23 Giovedì calendario

Riforma elettorale, la ricetta di D’Alimonte: «Per governare davvero serve un premio più alto. Si profila un Pd forte alleato con i centristi, una destra agguerrita e l’incognita M5s»

Professore D’Alimonte è sorpreso dalla svolta di Renzi sulla legge elettorale?
«Ero stato più sorpreso dall’accenno che ne aveva fatto Berlusconi dopo l’ultimo vertice. Evidentemente Renzi gliene aveva parlato. Renzi invece non mi sorprende affatto. Perché sotto sotto ha sempre pensato ad una drastica semplificazione del sistema partitico».
Ma Berlusconi perché dovrebbe accettare il premio alla lista o al partito?
«Perché forse ha capito che non è più in grado di ricompattare tutto il centrodestra, idea che stava dietro alle mediazioni di Verdini. Perché si era partiti da un modello spagnolo che produceva un sistema bipartitico. Ma poi, sotto la spinta di Letta, dei piccoli partiti e di altre pressioni, l’idea bipartitica era stata abbandonata e si era passati al Porcellum corretto e poi all’Italicum. Forse il Cavaliere ha capito oggi che il tempo del centrodestra unito è finito. La Lega di Salvini ha imboccato una deriva lepenista, radicale, anti-sistema e Salvini snobba gli accordi perché pensa di erodere una parte dei voti berlusconiani. Meglio allora un accordo con Renzi. Ma Berlusconi potrebbe riservare ancora qualche sorpresa».
Ma con questo sistema Forza Italia potrebbe essere scavalcata per il ballottaggio dai grillini...
«Credo che questo sia una dei temi di maggiore discussione dentro Forza Italia. Ma alla fine a Berlusconi potrebbe importare più la salvezza delle imprese a scapito del partito».
Ma perché anche Alfano appoggia la proposta di Renzi?
«Il problema principale di Alfano, Casini e Mauro è che mai e poi mai vogliono tornare da Berlusconi. Per loro contano le soglie di sbarramento perché con quelle attuali, senza alleanze, resterebbero fuori dal Parlamento: cercheranno di strappare una soglia al 3 per cento per sopravvivere da soli. E nella trattativa potrebbero chiedere anche di introdurre l’apparentamento fra il primo e il secondo turno».
Professore, lei disegna uno scenario politico nuovo... «Sì. Con un forte Pd in posizione centrale. Solo il Pd, o meglio il Partito della Nazione, potrebbe essere funzionale alla stabilizzazione del sistema minacciato da una destra agguerrita, una sinistra residuale e l’incognita dei grillini Ma per evitare questo rischio fra le modifiche all’Italicum si devono prevedere 340 seggi a chi vince al secondo turno. Ma col tramonto di Berlusconi sta tramontando anche il bipolarismo della Seconda Repubblica. Stiamo tornando ad un’Italia governata da un grande centro imperniato sulla figura di Renzi».