Corriere della Sera, 23 ottobre 2014
McDonald’s sta sostituendo i dipendenti con i computer. Dopo la California anche in Australia il Big Mac si ordina sul touchscreen. Ed è allarme tagli
«Non bisogna rimpiangerli se ci sono alternative migliori». Horst Neumann, capo del personale della casa automobilistica Volkswagen, ha parlato così dei suoi lavoratori pensionandi e dell’ipotesi di sostituirli presto con dei robot: «Non potremo rimpiazzarli tutti con altri assunti perché il costo del lavoro in Germania è superiore ai 40 euro all’ora, nell’Europa dell’est è a undici, in Cina siamo persino sotto i 10».
A distanza di pochi giorni è McDonald’s ad annunciare un processo di automazione che consentirà agli affezionati del Big Mac di ordinare e ritirare il proprio menu grazie al solo aiuto di schermi touchscreen. In prospettiva insomma, sempre meno Macjob e dipendenti con il cappellino dietro la cassa. I test sono già cominciati nel sud della California e l’esperimento verrà presto replicato nei fast food di tutta l’Australia. «La tecnologia — ha detto Don Thompson, amministratore delegato di McDonald’s — renderà più semplice e personalizzata l’ordinazione dei clienti».
Ovviamente i motivi non sono solo questi. Il colosso americano sta vivendo uno dei momenti più difficili da quando i fratelli Richard e Maurice aprirono il primo chiosco di hot dog in Usa: l’utile netto di McDonald’s è sceso nel terzo trimestre del 30% a 1,07 miliardi di dollari, il calo maggiore dal 2007, con ricavi giù del 5% a 6,99 miliardi. Gli effetti dello scandalo in Cina sulla fornitura di carne avariata e il rallentamento in Russia dovuto alla crisi ucraina, cominciano ad essere pesanti.
E come se non bastasse, l’ondata salutista, da Michelle Obama in poi, sta convertendo persino gli affezionati del «junk food» in America, dove McDonald’s non riesce più a conquistare i giovani.