la Repubblica, 23 ottobre 2014
Ciancimino junior e la progressiva evaporazione delle sue “clamorose rivelazioni” sulla trattativa Stato-mafia sono l’ennesima conferma di quanto sia duro essere figlio di un padre ingombrante
Ciancimino junior e la progressiva evaporazione delle sue “clamorose rivelazioni” sono l’ennesima conferma di quanto sia duro essere figlio di un padre ingombrante. Difficile rimanere nell’ombra, difficile accettare di essere, per la pubblica opinione, solo “figlio di”, difficile gestire con misura quel poco o quel tanto che si è riusciti a imparare (in questo caso a carpire) all’ombra del padre.
Qualcosa di vero, nelle rivelazioni “autobiografiche” che fecero di Massimo Ciancimino, un paio d’anni fa, un’indiscussa e contesa star dei talk show televisivi, c’era di sicuro. Ma i nomi e i cognomi, poiché corrispondono a persone in carne e ossa, forse li si doveva maneggiare con una certa delicatezza. Purtroppo la delicatezza, in un talk show televisivo, non è tra le virtù più apprezzate. Sarebbe come se il toro, appena liberato nell’arena, familiarizzasse con il matador piuttosto che caricarlo a testa bassa. Quel toro verrebbe subito espulso, per palese indegnità, dalla corrida. Allo stesso modo Ciancimino si è forse sentito in dovere di ricapitolare per benino i rapporti tra Stato e Mafia non dico punto per punto, ma quasi. Per non deludere chi gli dava ospitalità.
Poiché i rapporti tra Stato e Mafia ci sono stati davvero, ora sarebbe veramente triste se, per l’impulsività di alcuni, andasse a monte l’interesse di tutti: che è saperne di più. Perfino di più di Massimo Ciancimino.