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 2014  ottobre 23 Giovedì calendario

A Ottawa, capitale del Canada, un commando ha ucciso un soldato, è entrato in Parlamento, ha sparato, ha lasciato un uomo sul terreno, è fuggito dopo aver seminato il panico e costretto il Paese a un allarme generalizzato, le basi aeree in allerta, la Camera locked, cioè chiusa in modo tale che chi è rimasto dentro non può uscire e chi è fuori non ha il permesso di entrare

A Ottawa, capitale del Canada, un commando ha ucciso un soldato, è entrato in Parlamento, ha sparato, ha lasciato un uomo sul terreno, è fuggito dopo aver seminato il panico e costretto il Paese a un allarme generalizzato, le basi aeree in allerta, la Camera locked, cioè chiusa in modo tale che chi è rimasto dentro non può uscire e chi è fuori non ha il permesso di entrare. È anche stato istituito il coprifuoco e, insomma, l’episodio e l’insieme delle misure successive fa quasi pensare alla vigilia di una guerra o almeno al timore che si sia alla vigilia di guerra.

Islamisti? Al Qaeda? Isis?
Non si sa. Per ora non si può dire.  

Com’è andata?
La dinamica dei fatti è ancora confusa. Il soldato ucciso (il nome per ora non si sa) si trovava davanti al National Memorial War, il luogo dove i canadesi onorano il loro milite ignoto, sulla Confederation Square. Il Parlamento è a un passo. Gli assalitori sono entrati e non si sa ancora quanto tempo siano rimasti nell’edificio e che cosa abbiano fatto. Ci è stato detto che l’intervento delle teste di cuoio - ignoriamo ancora quanto tempo dopo - li ha messi in fuga. Testimoni raccontano di aver udito una trentina di colpi d’arma da fuoco, esplosi all’interno. In quel momento era in corso una riunione della maggioranza. Ci sono state sparatorie anche al Rideau Centre, lì vicino. I feriti sono due e uno di questi è una guardia in servizio alla Camera. Proclamato il coprifuoco, la polizia ha invitato i cittadini a star lontani dalle finestre e dai tetti. Mentre il Comando di Difesa Aerospaziale del Nordamerica (Norad) metteva in stato d’allerta la flotta aerea, il primo ministro Stephen Harper e i leader dell’opposizione Justin Trudeau (Liberal Party) e Tom Mulcair (New Democratic Party) venivano portati in un luogo sicuro. Un testimone ha descritto uno degli attentatori. Fucile da caccia, capelli scuri, abiti civili. È arrivato a bordo di un’auto nera. Il fucile da caccia, se confermato, darebbe all’episodio un’aria più casalinga, più dilettantesca. Ma è presto per azzardare conclusioni.  

Perché dovremmo credere che si tratta di islamisti?
 
Due giorni fa, a Saint-Jean-sur-Richelieu, nel Quebec (trenta chilometri da Montreal), un’automobile ha investito due militari, uccidendo il soldato Patrice Vincent, di 53 anni. La polizia ha inseguito per quattro chilometri l’investitore, lo ha raggiunto e speronato, quegli è sceso dall’automobile brandendo un coltello (così dicono i poliziotti) e gli agenti gli hanno sparato e lo hanno ucciso. L’uomo è stato identificato per Martin Ahmad Rouleau, 25 anni, la cui recente conversione all’Islam era conclamata: anatemi contro l’Occidente, presenza in Internet e su Facebook, col nome di Abu Ibrahimn AlCanadi, inneggiante all’Isis, oltre ai segni esteriori tipici, come la barba lunga. Il padre ha raccontato di aver fatto di tutto per distoglierlo da quella fede, ma invano. La polizia canadese, in un comunicato ufficiale, lo ha definito «un soggetto potenzialmente pericoloso, già conosciuto dall’intelligence». Questo precedente, di appena pochi giorni fa, fa pensare che l’assalto al Parlamento di Ottawa debba essere inquadrato nella medesima cornice.  

Perché gli islamisti - se sono stati loro - sarebbero andati a colpire un paese tanto lontano come il Canada?
Il Canada è molto presente nelle invettive dello pseudocaliffo al Baghdadi perché partecipa attivamente, con suoi uomini e mezzi, alla guerra in Iraq contro gli islamisti. Obama ha seguito con apprensione tutta la vicenda di ieri. Non è detto però che l’attacco al Parlamento canadese, uno degli atti forse più gravi dopo l’11 settembre dato che si è cercato di colpire un’istituzione occidentale di prima grandezza, sia il frutto di una strategia studiata al centro. Sia al Qaeda sia l’Isis vivono anche di iniziative locali, prese spontaneamente sul posto e in linea con le indicazioni ideologiche che sono mess in rete dal centro. La matrice dell’attentato va cercata nella grande attività che l’Isis svolge in rete, grazie all’esperienza di Ahmed Abousama, che ha studiato informatica negli Stati Uniti e fa propaganda all’Isis con tecniche molto sofisticate. Come al Baghdadi, anche Abousamra è stato a un certo punto fatto prigioniero dagli americani e poi liberato. Episodi che dànno la stura a ogni tipo di dietrologie.  

Era già accaduto che islamisti colpissero in Occidente, no?
C’è l’episodio dei due fratelli terroristi ceceni alla maratona di Boston (tra l’altro uno dei due aveva frequentato la stessa moschea di Cambridge di Abousamra), due bombe esplose al traguardo, tre morti e 264 feriti. C’è il soldato ammazzato per strada nel 2013 a colpi d’ascia a Londra da due estremisti musulmani.