Il Messaggero, 8 settembre 2014
Tags : Come combattere l’Ebola
Ebola, il vaccino italiano respinge il virus per 10 mesi
Sulle scimmie ha funzionato. Sui macachi infettati con il virus Zaire Ebola il vaccino contro la febbre emorragica che sta devastando l’Africa occidentale ha dato buoni risultati: protegge per almeno dieci mesi. E’ il vaccino allo studio con l’efficacia più lunga.
IL TEST
Il prodotto sta per essere testato sull’uomo e viene prodotto in Italia, negli stabilimenti Okairos/Advent all’Irbm Science Park di Pomezia. Solo qui, dove è stato concepito, Chad3Ebola-Zaire (questo il nome tecnico) può essere realizzato. Diecimila dosi per la sperimentazione che è frutto di un gruppo internazionale di ricercatori italiani e americani dell’Istituto nazionale della salute degli Stati Uniti. Immediato il commento del presidente Obama: «Gli Usa aiuteranno i paesi africani che lottano contro il virus dell’Ebola inviando anche mezzi militari come le unità di messa in quarantena. Parliamo di una malattia che non rappresenta nell’immediato una minaccia, non si propaga attraverso i voli aerei».
LA PROTEZIONE
Fino ad oggi i vaccini a disposizione riuscivano a garantire la protezione per appena trenta giorni. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Nature medicine”. Questa copertura immunitaria è stata indotta nei macachi utilizzando un vaccino basato sul ChAd3, un adenovirus (negli uomini è responsabile di raffreddori e congiuntiviti)derivato dagli scimpanzé. E’ stato scelto proprio l’adenovirus degli scimpanzé e non quello degli umani, spiega Riccardo Cortese che da oltre cinque anni lavora a questo vaccino, «perché molti uomini sono già stati esposti all’adenovirus umano e quindi il loro sistema immunitario è in grado di neutralizzarlo». Il vaccino dovrebbe proteggere da due diversi ceppi dell’Ebola, sia lo Zaire che il Sudan.
Migliorano ma restano gravi le condizioni di Rick Sacra, il medico americano che si è infettato in Liberia ed è tornato a casa la scorsa settimana. «E’ molto malato e molto debole - racconta la moglie - ma sta un po’ meglio da quando è tornato negli Stati Uniti. E’ anche riuscito a mangiare un po’ di brodo di pollo». Quella di Sacra sembra una situazione più allarmante rispetto a quella dei due missionari statunitensi che si sono ammalati ma sono usciti dall’infezione.
Il medico non riceverà il siero sperimentale ZMapp perché le scorte sono esaurite e, con ogni probabilità, verrà messa a punto una strategia terapeutica a base del sangue di persone che sono guarite. Vere trasfusioni con anticorpi del virus. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dato il via libera a questo trattamento. L’urgenza è stata giustificata dall’aumento continuo dei casi: secondo l’ultimo bollettino ha superato quota duemila morti con quasi quattromila casi. «Il siero di convalescente - fa sapere Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma - è già stato utilizzato. Nel 1995 un’epidemia di Ebola a Kikwit, nella Repubblica Democratica del Congo, con buoni risultati». La terapia di sostegno seguita fino ad ora dai colleghi di Rick Sacra consiste nella prescrizione di farmaci contro la nausea, il vomito e degli antidolorifici. Viene idratato e controllato nella respirazione perché potrebbe aver bisogno di una macchina per aiutarlo.
A CASA
Stretta in Sierra Leone, uno dei paesi più colpiti dal virus per contenere la diffusione dell’epidemia. La popolazione, infatti, dovrà rimanere in casa per quattro giorni, dal 18 al 21 settembre. Una misura decisa dal governo africano per impedire il contagio e per consentire ai sanitari di identificare ed isolare nuovi casi. «È necessario un approccio aggressivo una volta per tutte - spiega il consigliere presidenziale della task force anti-Ebola in Sierra Leone Ibrahim Ben Kargbo - per far rispettare la quarantena saranno reclutate 21.000 persone». E già è scoppiata la polemica: l’obbligo di residenza rischia di sollevare questioni relative ai diritti umani, oltre ad innescare manifestazioni violente.