la Repubblica, 31 luglio 2014
Tags : Il caso di Omar Khan, il medico eroe
E morto Omar Khan, il medico che curava i malati di Ebola
Da quando è morto anche lui, il medico che curava i malati di Ebola, l’allarme rosso è rimbalzato in tutto il mondo. Adesso la prima ad aver paura è l’Europa. Da mesi in Sierra Leone Omar Khan guidava il centro più importante per la lotta contro l’Ebola, il virus che dall’inizio dell’anno è riesploso in Africa Occidentale facendo quasi mille morti. A Kanema, 320 chilometri dalla capitale Freetown , soltanto una settimana fa il dottor Khan aveva avvertito i primi sintomi del male che provava a debellare. E’ stato trasferito in una clinica di Medici Senza Frontiere, non c’è stato nulla da fare, con l’Ebola si muore nel 90 per cento dei casi. Con lui sono scomparse altre 3 infermiere: i sanitari sono i primi ad essere colpiti perché il virus si trasmette con i liquidi dei malati (saliva, sangue, feci), e curando persone che in pochi giorni vengono devastate dalle febbri emorragiche è possibile che qualcosa passi a chi le assiste.
L’epidemia di Ebola in Africa occidentale ormai inizia a preoccupare il Vecchio Continente. Soprattutto Londra, che ha ancora un filo diretto con le ex colonie dell’Africa occidentale. L’altro giorno c’è stato il primo morto in Nigeria, e qui a Heathrow sbarcano ogni giorno centinaia e centinaia di nigeriani, la comunità è molto ampia. Ieri il premier David Cameron ha convocato una riunione del “Cobra”, l’unità di crisi che di solito si riuniva dopo gli attentati dell’Ira o di Al Qaeda. Per il ministro degli Esteri Philip Hammond «la minaccia che possa arrivare qui da noi è seria, dobbiamo prepararci, ma la possibilità che una volta arrivato qui il virus si propaghi è un’ipotesi molto remota».
In effetti è difficile che una vera e propria epidemia possa trasferirsi in Europa: da tempo il virus è conosciuto, e se qualche viaggiatore in arrivo dall’Africa avverte dei sintomi (i primi sono febbre persistente, dolori muscolari) viene subito messo sotto controllo in centri medici che lo isolano totalmente. In Africa l’epidemia è esplosa per le cattive condizioni igieniche, per le difficoltà del sistema sanitario, anche per la diffidenza nei confronti della medicina tradizionale rispetto a pratiche non ortodosse.
Anche l’Unione europea, che ha offerto fondi alla Sierra Leone per aiutare i suoi medici, ha avvertito tutti i ministeri della Sanità: «Non si può escludere la possibilità che arrivi in Europa, ma la Ue ha i mezzi per diagnosticare e contenere l’epidemia rapidamente», ha detto una fonte europea all’agenzia TM-News . Due casi sospetti sono stati segnalati in Gran Bretgana, uno a Valencia, in Spagna, ma sono risultati negativi.
In Sierra Leone Guinea e Liberia le cose invece sono molto più drammatiche, perchè l’epidemia si accompagna a una vera e propria ondata di terrore. Medici senza Frontiere ha detto ieri che «il virus è incontrollabile ». In Liberia e Sierra Leone i governi hanno chiuso le frontiere, ma anche scuole, ministeri,
uffici, teatri, cinema, bar. «La tensione comincia a sentirsi anche qui a Freetown», dice Nicola Orsini della Fondazione Avsi dalla capitale della Sierra Leone, «c’è paura fra le persone, non ci si tocca, non ci si stringe la mano, nei supermercati i gestori invitano tutti i clienti a lavarsi le mani con acqua e cloro, l’unica sostanza in grado di uccidere il virus».
L’Ebola è uno di quei virus che attaccano l’uomo derivando dagli animali: per la prima volta apparve nel 1976, in Sudan e nel Congo ex Zaire, nella valle del fiume Ebola. Arrivava da scimmie, scimpanzé, antilopi e anche pipistrelli che lo avevano contratto al loro livello, ma negli umani diventa quasi incurabile.
Ieri in Italia un sindacato di polizia ha protestato con i ministri Alfano e Lorenzin perché non starebbero lanciando un allarme adeguato: molti poliziotti continuamente vengono a contatto con migranti che dall’Africa attraversano il Sahara per arrivare a Lampedusa o in Sicilia. Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, spiega però che «un rischio potenziale c’è sempre, ma quei migranti trascorrono mesi prima di arrivare in Europa da zone di eventuale contagio, la malattia mostrerebbe i suoi sintomi e colpirebbe le vittime proprio durante questo lungo viaggio».
Il vero contagio potrebbe arrivare con i passeggeri degli aerei, e infatti molte compagnie aeree hanno già interrotto i voli con Sierra Leone e Liberia. Un nuovo tipo di embargo sembra circondare un’area fra le meno fortunate del mondo.